Alla fine Donald Tusk ce l’ha fatta. Dopo la debacle di ieri in parlamento di Morawiecki, il leader del PiS che il presidente della repubblica aveva tentato invano di nominare primo ministro e che ha subito per tre volte di fila il voto contrario dei deputati, Tusk è riuscito dopo una giornata di discussione nella Sejm a portare a casa la nomina a premier. A nulla sono valse le proteste e le parole dei deputati del PiS, a nulla è servito pure lo show immondo che il leader antisemita del partito di estrema destra, Grzegorz Braun, ha fatto spegnendo con un estintore in un’ala del parlamento le candele dell’Hannukiah ebraica, scatenando una ondata di indignazione in tutto il mondo, Israele in testa.

Il discorso che Tusk ha fatto in aula, seguitissimo in tutta la Polonia con picchi da record solo su YouTube di 250mila ascoltatori, è stato tutto pro-Europa e pro-occidente, con una discontinuità netta rispetto al governo uscente. Il premier ha promesso di ristabilire lo stato di diritto nel suo Paese, fonte di profonda discordia tra Varsavia e Bruxelles che, denunciando le carenze in questo settore, ha bloccato decine di miliardi di euro di fondi comunitari destinati alla Polonia. “Sì, riporterò questi miliardi tanto attesi da Bruxelles”, ha dichiarato Tusk, che l’altro ieri, alla notizia della sua nomina, aveva ricevuto gli auguri di buon lavoro dalle più alte istituzioni di Bruxelles, Ursula Von der Leyen in testa. Anche sul sostegno all’Ucraina, che sarà uno degli argomenti più caldi del prossimo consiglio europeo di domani e venerdì, Tusk ha espresso una linea molto netta e filo occidente.

“Chiederemo la piena mobilitazione dell’Occidente per aiutare l’Ucraina. Non posso più ascoltare i politici (anche italiani, verrebbe da dire, ndr) che dicono di essere stanchi della situazione in Ucraina. Chiederò aiuto per l’Ucraina fin da subito”, ha dichiarato. Nel suo discorso, Tusk ha poi rievocato anche le parole di papa Giovanni Paolo II il quale, del 1987 a Danzica, aveva dato un’interpretazione della solidarietà umana e sociale. “Mai l’uno contro l’altro… Mai un peso portato da uno solo senza l’aiuto altri”, ha detto Tusk citando il defunto pontefice e facendo esplicitamente riferimento al lavoro di ricucitura del tessuto istituzionale, politico e sociale polacco che il nuovo governo dovrà fare per risanare le ferite di 8 anni di governo da parte del PiS, con pesanti occupazioni del parastato, le ingerenze sulla libertà di stampa e le limitazioni all’indipendenza della magistratura.

Una patata bollente per il nuovo governo, nel frattempo, è arrivata da Strasburgo: con un tempismo che ha dell’incredibile, infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Polonia perché il Paese non ha alcuna forma di riconoscimento legale e protezione per le unioni tra persone dello stesso sesso. Nella sentenza i giudici di Strasburgo hanno stabilito che Varsavia stia infatti violando il diritto al rispetto della vita privata e familiare delle coppie dello stesso sesso che hanno una relazione stabile. L’argomento è spinoso anche per lo stesso Tusk, che ha all’interno della coalizione che lo sostiene posizioni diverse sui diritti LGBTQ+ e sull’aborto: ma un segnale di discontinuità anche su questi temi il governo dovrà darlo, fosse solo per ottemperare alla sentenza europea e per rispondere a una larga parte dell’elettorato, specie delle grandi città, che lo ha votato.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva