United colors of manganelli
Tutte le manganellate d’Italia, quando la reazione degli agenti non è dettata dal governo di turno
Non ci si può scandalizzare solo per le reazioni della Polizia contro i manifestanti pro-Palestina: anche in passato (con governi non di destra) ci sono state le manganellate nei cortei, solo che la sinistra lo ha dimenticato

In Italia c’è davvero una strategia di contrazione della libertà di espressione? Prima di rispondere alla domanda, da giorni al centro del dibattito politico, è necessario partire da una doverosa premessa: assistere a studenti manganellati rappresenta certamente una ferita che va curata e verso cui non si possono chiudere gli occhi. Altre considerazioni sono imprescindibili: no, la democrazia non è a rischio e sì, si può continuare a manifestare tranquillamente rispettando le basilari regole di civiltà. Non si tratta di un’opinione ma di una realtà dei fatti che trova solide basi su numeri ben precisi: nel corso del 2023 si sono tenute 11.219 manifestazioni di spiccato interesse per l’ordine pubblico (con 120 feriti tra gli operatori); dal primo gennaio di quest’anno se ne contano 2.538 e solo nell’1,5% dei casi si sono registrate criticità o turbative di ordine pubblico. Senza dimenticare che dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas ai danni di Israele, si sono svolte 1.076 iniziative connesse alla crisi in Medio Oriente e soltanto in 33 occasioni si sono verificate situazioni critiche. I recenti eventi di Pisa e Firenze hanno acceso di nuovo i riflettori sulle proteste a favore della Palestina che da mesi continuano a interessare le piazze del nostro Paese, accusando il governo guidato da Giorgia Meloni di fare da sponda agli agenti in divisa e di aver diffuso un pericoloso clima di repressione. Ma non passa inosservata la stonatura della narrazione del «manganello facile» contro i pro-Pal se si rivolge lo sguardo al passato e si ricordano gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che hanno trovato spazio anche sotto esecutivi di colore differente da quello attuale.
12 aprile 2014. Scene di guerriglia nel cuore di Roma, precisamente tra via Veneto e Piazza Barberini. I movimenti sociali scendono in strada contro la precarietà e l’austerity. Bottiglie e petardi all’indirizzo delle forze dell’ordine: un gruppo di manifestanti incappucciati si stacca dalla testa del corteo per lanciare oggetti e fumogeni contro i blindati; gli agenti rispondono con un lancio di lacrimogeni e caricano alcuni manifestanti.
29 aprile 2016. Momenti di alta tensione in prossimità della recinzione dell’area della ricerca del Cnr di Pisa dove si sta tenendo la celebrazione per i 30 anni della prima connessione a Internet in Italia. Il corteo è promosso da centri sociali, sindacati di base e collettivi universitari. I manifestanti si avvicinano minacciosamente al cordone di poliziotti, schierati con scudi e manganelli. Seguono cariche di alleggerimento e relativi scontri.
11 settembre 2016. Violenti scontri a Catania con colpi di manganello, fumogeni e lacrimogeni. Decine di giovani si lanciano contro il cordone delle forze dell’ordine piazzato alla fine di via Umberto, davanti Villa Bellini: fanno da cornice il lancio di una bottiglia di birra e l’esplosione assordante di una bomba carta. Gli uomini in divisa procedono con la carica.
29 settembre 2017. Attimi di alta tensione a Torino tra le forze dell’ordine e alcuni manifestanti che prendono parte al corteo degli studenti contro il G7. Lanci di uova, cassonetti capovolti e slogan contro le forze dell’ordine. La polizia, in assetto antisommossa, risponde con alcune manganellate e una carica di alleggerimento.
23 febbraio 2018. Disordini in pieno centro storico a Pisa, dove Matteo Salvini è arrivato per un evento elettorale. Gli antagonisti provano a sfondare il cordone della polizia verso cui vengono lanciati bastoni, pietre e bottiglie di vetro. Gli agenti fanno partire diverse cariche.
24 ottobre 2020. Alcuni manifestanti di estrema destra si radunano in piazza del Popolo a Roma per esprimere il proprio dissenso verso la «dittatura sanitaria», in particolar modo per il coprifuoco e le misure anti-Coronavirus previste dal governo. Vengono lanciati petardi e oggetti contro le forze dell’ordine; motorini e cassonetti vengono incendiati. Si rendono necessarie le cariche della polizia per far allontanare i partecipanti.
31 ottobre 2020. Notte di violenza a Firenze: lancio di molotov, bombe carta, cassonetti e assalto contro le forze dell’ordine. La manifestazione contro il Dpcm sul Covid, organizzata attraverso la rete dei social, degenera: la polizia provvede ad agire attraverso ripetute cariche.
1 maggio 2021. Torino diventa teatro di scontri in occasione della Festa dei lavoratori. Viene allestita una ghigliottina artigianale con il fantoccio di Mario Draghi. No Tav, militanti dei centri sociali e antagonisti cercano di raggiungere il palazzo del Municipio, protetto dagli agenti. Alcuni manifestanti vogliono sfondare il cordone di sicurezza: la polizia li fa indietreggiare con una rapida carica di alleggerimento.
18 ottobre 2021. Al centro della cronaca nazionale vi è il Varco 4 del porto di Trieste, luogo simbolo della protesta dei lavoratori contro l’obbligo del green pass. Un funzionario di polizia invita i manifestanti a disperdersi spontaneamente; poi si passa a idranti, manganelli e lacrimogeni per sgomberare il punto occupato.
L’esempio degli Usa. Ricordate l’omicidio di George Perry Floyd il 25 maggio 2020 nella città di Minneapolis, in Minnesota? L’afroamericano perde la vita in seguito a una manovra di immobilizzazione da parte di un agente. Donald Trump finisce al centro delle accuse di razzismo per aver inquinato il senso di umanità negli Stati Uniti. Peccato che la stessa eco per episodi simili non sia arrivata sotto la presidenza Barack Obama: ad aprile 2015 a Baltimora esplode la rabbia della comunità afroamericana in seguito alla morte di Freddie Gray, il ragazzo di colore deceduto dopo l’arresto e con lesioni alla spina dorsale. «Nessuna scusa per la violenza, si tratta di una violenza senza senso», è il commento di Obama dopo una notte di scontri e devastazioni. A gennaio 2023 Joe Biden interviene per prevenire feroci proteste per ricordare Tyre Nichols, l’ennesimo afroamericano ucciso dopo il pestaggio da parte di alcuni agenti a Memphis: «La violenza non è accettabile, è distruttiva e contro la legge. Non c’è spazio per la violenza».
L’elenco cronologico di alcuni esempi recenti non va letto come un esercizio per minimizzare situazioni di eventuale abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, su cui ovviamente vanno effettuate le indagini del caso per punire in maniera severa ed esemplare i responsabili. Il punto che non può sfuggire è eloquente: la reazione degli agenti non è dettata dal governo di turno, non è l’esecutivo a imporre agli uomini in divisa di manganellare i manifestanti. Il tutto, spesso, è frutto delle singole situazioni che si creano. Non è questione di destra e sinistra. Un ragionamento che, con estrema franchezza, sarebbe superficiale. «Non rispettano la regola d’ingaggio basilare delle manifestazioni che è: si concorda il percorso. A questo punto diventano incontrollabili. La polizia che deve fare? Può fare una sola cosa: caricarli», disse a ottobre 2021 il sindaco di Milano Giuseppe Sala (tutt’altro che accusabile di essere vicino all’attuale governo). Il primo passo verso un approccio serio sull’argomento? Evitare di scandalizzarsi solo in presenza di reazioni delle forze dell’ordine contro alcuni facinorosi manifestanti pro-Palestina. A meno che non ci sia un interesse (elettorale?) nel fare l’occhiolino a frange che si scaraventano contro lo Stato di Israele ma che non riescono a pronunciare parole di condanna totale per il massacro di Hamas.
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