Noi e l'America
Election day -10
Tutti i guai di Kamala Harris, dal tradimento dei neri al dispetto di Elon Musk a XI Jinping
Non si mette bene per il candidato democratico: l’elettorato nero va verso il Gop, e le risorse del Ceo di Tesla sembrano davvero infinite
C’è sempre qualcosa che non era mai accaduta prima. Stavolta è il legame che stringe l’uno e l’altra, Donald Trump e Kamala Harris, su un filo che sta fra il 49 e il 48%. Seguitiamo a ripetere che in America non è detto che vinca chi prende più voti sul piano nazionale e che si possono creare illusioni e delusioni drammatiche. È tutto un altro calcolo nato dai tempi in cui i voti arrivavano a cavallo in carrozza o in treno, con tempi lunghissimi, agli antipodi della società in transito verso Marte concepita da Elon Musk – che intanto salta, danza e piroetta offrendo ai paparazzi il suo ventre nudo sullo stesso palco su cui si esibisce Donald Trump.
Le opinioni cambiano, Trump avanti
L’istituto di previsione “Times/Siena National Poll Fields” è considerato uno dei primi al mondo per l’accuratezza nella raccolta dei mutamenti d’opinione. E ieri ha certificato che i due concorrenti sono alla pari: 48 per Donald e altrettanti per Kamala che non solo non avanza, ma perde briciole. Alla periferia dell’elettorato che quattro anni fa la elesse insieme a Biden, oggi vive nervosamente la sinistra radicale che si sente orfana, tradita e abbandonata dopo aver conosciuto l’ebbrezza della quasi rivoluzione guidata dagli slogan di “Black Lives Matter”. A oggi si vede senza bisogno di occhiali il progressivo allontanamento della sinistra che sostiene il socialista ebreo di origine ucraina Bernie Sanders, ed è una sinistra abituata alle emozioni forti e che rivorrebbe nelle news la sua Broadway emotiva.
La povertà e la famiglia
Perché succede questo? Prima di tutto si tratta di un lungo processo che ora è molto vistoso ma che dura da un ventennio: i neri rifiutano la versione aggiornata della “Capanna dello Zio Tom” (il famoso romanzo “Uncle Tom’s Cabin or Life among the Lowly” di Harriet Beecher Stowe che la Disney tentò di realizzare come film ma dovette ritirarlo in fretta e furia): quelli di una società che vive di sussidi e voti di scambio. Tutto stava già accadendo prima delle scorse elezioni, quando avevamo visto crescere nelle fila repubblicane donne giovani ed energiche come Winsome Earle Sears che nel 2021 fu eletta governatore della Virginia per il Gop. Del resto, è nero il 19,2% delle donne che hanno votato nel Congresso repubblicano di Chicago ed è in pieno sviluppo una generazione guidata dall’intrepida Candace Owens detta “la Voce delle donne nere” che è radicale, coltissima, eloquente e che parla apertamente dei fratelli e delle sorelle in galera o rovinati dalla droga per le condizioni che il partito democratico ha imposto ai neri.
Alla scuola pubblica di West Palm Beach, mia figlia mi mostrava le compagne nere che a 14 anni avevano messo al mondo il primo figlio, senza la presenza di un padre per incassare il vitalizio offerto dalla contea. Bambini figli di mare, sole e adolescenti. Forse la piaga della società nera americana non è la povertà, ma la famiglia: gli schiavi non avevano vere famiglie e le donne nere sono cresciute da sole dovendosela vedere con il padrone bianco. La famiglia nera è nata – vedi l’irresistibile serie “Blackish”, cioè nerastri, quasi neri – verso i primi del Novecento ad imitazione della famiglia bianca, ma è rimasta prigioniera del retroterra ambientale dei ghetti fra alcolismo, droghe e difficoltà di addestrare gli adolescenti. Questa evoluzione bloccata è stata registrata sotto le amministrazioni democratiche sostenute da una élite di leader neri fondata sugli scambi di voti e mance, con una microsocietà minacciata dagli scontri a fuoco fra adolescenti neri fra loro e con la polizia, composta di agenti in prevalenza neri.
Nikki Haley, mai black
Ciò spiega in parte perché – politicamente parlando – Trump abbia ferocemente attaccato la Harris dandole della falsa nera, una millantatrice, visto che il colore olivastro della sua pelle viene dalla madre emigrata indiana e da un padre giamaicano. La repubblicana Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, prima fan e poi nemica di Trump, ha lo stesso colore della Harris, essendo anche lei figlia di una madre indiana. Ma non si è mai sognata di spacciarsi per nera: per “black” si intende chi discende dagli schiavi africani e ad esser pignoli neanche Barack Obama è in regola, discendendo da un funzionario dell’impero britannico kenyota, fidanzato con una bionda americana alle Hawaii.
Ciò che stiamo tentando di rendere compressibile è il fenomeno politico più catastrofico per i Dem: perché il venti per cento dei neri che hanno fatto vincere Joe Biden, a due settimane dal voto voltano le spalle a Kamala. Harris, nella sua inaspettata metamorfosi di destra, ha abbandonato le posizioni abortiste più radicali, avvicinandosi alle repubblicane che vedono nell’aborto uno strumento genocidario dei bianchi con cui fissare il tetto dei neri autorizzati a venire al mondo. Sia lo Stato che le amministrazioni metropolitane provvedono le aree abitate da neri e latinos con abbondante offerta di strutture per abortire. Un nero su cinque di quelli che nel 2019 avevano votato per Joe Biden (e Kamala Harris). Kamala senza apparenti sofferenze è diventata quasi di destra o almeno perbenista e brava borghese, tant’è che vuole il pugno duro con gli emigrati, legge e ordine, e cerca di scimmiottare il convitato di pietra che Donald Trump; il convitato di pietra col suo ciuffone rosso sta giocando una partita che non si era mai vista né in America, non parliamo dell’Europa. Esibisce la sua spudoratezza, la sua mancanza di dubbi, la sua pretesa di esprimere sentenze e battute su chi tenta di intervistarlo. Sta nel rally, nel comizio, come si sta in corrida di fronte al toro.
Elon Musk balla sul palco di Trump
Quanto a Elon Musk che balla sul palco di Trump, il giornale conservatore Wall Street Journal lo dà ormai come amico stretto di Vladimir Putin e tutti si chiedono che ruolo potrebbe avere se entrasse nel governo americano. Il Ceo diTesla è in contatto quotidiano col presidente russo, che avrebbe chiesto a Musk di fare un dispetto a XI Jinping, non attivando il satellite Starlink sopra Taiwan che Pechino voleva utilizzare. Secondo il Wall Street Journal, Musk controllerebbe la Nasa attraverso la sua fabbrica di razzi SpaceX e già disporrebbe di una supremazia politica e militare planetaria. I problemi di Kamala sono veramente troppi.
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