È passata più di una settimana dalla nomina da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Mario Draghi come Presidente del Consiglio incaricato. Due tornate di consultazioni, la seconda finita ieri, oggi il turno dei presidenti dell’Anci, della Conferenza Stato Regioni, delle parti sociali. E per nemmeno un minuto si è fermato il toto-ministri: nella rosa dei papabili e o degli improbabili sono entrati molti nomi. Soprattutto di “alto profilo”.
I partiti spingono per un esecutivo più politico, il 61% degli italiani preferirebbero un governo di tecnici e politici insieme secondo un sondaggio Demos, la soluzione potrebbe essere proprio un esecutivo misto. Tra oggi e domani dovrebbe capirsi se Draghi scioglierà positivamente la riserva. A quel punto dovrà presentare un programma e una lista di ministri. Il premier incaricato potrebbe parlare oggi.
La settimana scorsa Nomos, Centro Studi Parlamentari, aveva fatto un punto sulla squadra. Sette, in quel caso, i dicasteri blindati. Cinque in mano ad attuali ministri, come Dario Franceschini alla Cultura, Luciana Lamorgese dell’Interno, Lorenzo Guerini alla Difesa, Sergio Costa all’Ambiente. Spiccavano poi i nomi di Vittorio Colao per i Trasporti; Marta Cartabia, Raffaele Cantone, Paola Severino e Andrea Orlando alla Giustizia; Sabino Cassese agli Affari Regionali. Ipotesi più o meno credibili.
Sedie calde, secondo le indiscrezioni di inizio settimana, per il sotto-segretariato alla Presidenza del Consiglio e i ministeri dell’Economia. Il Corriere della Sera riporta oggi indiscrezioni e retroscena dietro le carte coperte di Draghi. “Nessuno ha ancora ricevuto una sola telefonata, si sa solo che Salvini e Di Maio vorrebbero entrare al governo ma non si sa cosa ne pensi Draghi”, dice al Corriere un ex ministro del Partito Democratico. Comunque ingombranti le probabili partecipazioni all’esecutivo da parte dei leader di partito.
Il quotidiano di via Solferino scrive di due certezze: Daniele Franco, che potrebbe essere il sottosegretario o il ministero dell’economia; Marta Cartabia, l’ex e prima donna della storia alla guida della Corte Costituzionale.
Il ministero dell’Economia potrebbe comunque essere spacchettato. In questo senso non tramontano i nomi di Ernesto Mara Ruffini, Alessandra Dal Verme, ispettore generale per gli affari economici del Mef, e dell’attuale titolare di via XX Settembre Roberto Gualtieri. Ancora larghissime quotazioni per la continuità, con Luciana Lamorgese, al ministero dell’Interno; un po’ meno agli Esteri: in lizza alla Farnesina, a tallonare il leader 5 Stelle de facto Luigi Di Maio, sono Elisabetta Belloni e Marta Dassù. Alle Pari Opportunità spunta il nome di Linda Laura Sabbadini, oggi all’Istat.
Continuità, a quanto sembrerebbe, potrebbe vigere anche al ministero della Salute, titolare Roberto Speranza. Per il dicastero si era fatto anche il nome della virologa Ilaria Capua, una pista che si è andata raffreddandosi. La bagarre nella maggioranza ancora non definita e ancora ballerina, per via soprattutto delle indecisioni del Movimento 5 Stelle, potrebbe esplodere intorno a ministeri di spesa come Difesa, Sanità, Ambiente, Istruzione. I nomi dei big che potrebbero essere della partita sono Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini del Partito Democratico; Stefano Buffagni e Stefano Patuanelli per il M5s; Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini e Antonio Tajani per Forza Italia; Giancarlo Giorgetti, Riccardo Molinari, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani per la Lega. Beppe Grillo, il comico e Garante dei 5s spinge per la creazione di un ministero per la Transizione Ecologica-Sostenibile. È tutto aperto.