Uccide la compagna e si toglie la vita in carcere: aveva minacciato più volte di farla finita

Poche ore prima il gip aveva confermato il fermo per Giovanni Carbone, il 39enne di Matera che lunedì scorso a Miglianico (Chieti), dentro casa, ha ucciso con un colpo di pistola alla testa la sua compagna, Eliana Maiori Caratella di 41anni e poche ore dopo si è costituito ai Carabinieri confessando l’omicidio. Rimasto solo nella cella del carcere di Lanciano si è tolto la vita avvolgendosi intorno al collo un pantalone, per poi lasciarsi cadere inesorabilmente dalle sbarre della finestra della cella. Aveva minacciato più volte di farla finita dopo aver ucciso la compagna. Un dramma nel dramma. Quello di Giovanni Carbone è l’83esimo suicidio in carcere, un altro tassello terribile in una storia agghiacciante.

Al mattino il gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, aveva convalidato il fermo come arresto obbligatorio in flagranza di detenzione illecita di arma da guerra, ovvero la Beretta 9×21 utilizzata per commettere l’omicidio, ed ha applicato la custodia cautelare in carcere a Lanciano. L’uomo era accusato di omicidio volontario, detenzione illecita di arma da guerra e ricettazione dell’arma. Nell’interrogatorio l’uomo aveva sostenuto di aver sparato per porre fine alle loro sofferenze e che subito dopo era sua intenzione suicidarsi, senza aver trovato il coraggio di farlo.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, nell’interrogatorio l’uomo aveva spiegato che queste sofferenze erano dovute ostilità manifestata dal marito della vittima, dal quale la Caratella si stava separando, e dal fratello e dalla sorella della donna che non avevano mai accettato la scelta di separarsi della vittima. Una ostilità che si sarebbe manifestata fin dall’inizio della relazione, senza che sia stata possibile una composizione, una crisi sfociata anche in plurime e reciproche querele. Carbone dopo una ennesima crisi generata dall’ostilità dei figli della compagna, rientrati la domenica sera dal fine settimana trascorso con il padre e dopo una nottata quasi insonne, avrebbe dunque preso la decisione di uccidere la donna, nonostante la amasse, mettendo fine alla loro sofferenza con due colpi di pistola, il primo per lei, inconsapevole della scelta, il secondo per se stesso. Ma non aveva trovato il coraggio di farlo il 19 dicembre, nelle quattro ore intercorse fra l’omicidio e il momento in cui si è costituito nella caserma dei Carabinieri di Miglianico.

Poi giovedì 22 dicembre, dopo le 20, Carbone si è tolto la vita nel carcere di Lanciano dove era stato portato usando i pantaloni che indossava. Secondo quanto riportato da LaPresse, gli agenti si sono accorti di quanto accadeva in cella, grazie a una videocamera di sorveglianza. Sono subito intervenuti insieme al medico presente in carcere per curare un altro detenuto. Al detenuto è stato praticato il massaggio cardiaco, ma non c’è stato nulla da fare. Carbone era sotto stretta sorveglianza perché più volte aveva ripetuto il proposito di togliersi la vita, portando a compimento l’intenzione di suicidarsi già lunedì dopo avere ucciso la compagna in casa. Proposito che poi aveva ribadito per tre volte dal giorno del delitto sempre durante i colloqui con il suo legale.

Gianmarco Cifaldi, garante dei detenuti è intervenuto sul caso: “L’uomo era stato sistemato in una cella chiamata di ‘prima accoglienza’ videosorvegliata 24 ore vicina al medico di guardia h 24. Questo è l’80esimo suicidio dell’anno nelle carceri italiane e sappiamo che i momenti più difficili sono le prime due settimane, il cosiddetto ‘periodo crepuscolare’. Confermo che è stato fatto di tutto, ma è una sconfitta dello Stato”, ha detto il garante come riportato dal Mattino.

“Sono rattristato – ha continuato Cifaldi – ma non esiste una ricetta sicura per questi casi. Lui era considerato ad alto rischio e quindi destinato alla cella videosorvegliata, purtroppo è stato inutile. Prima del covid questi soggetti venivano inseriti nelle celle insieme con le persone detenute da più tempo, una forma di ‘tutoraggio’ dei più anziani, ma ora questa pratica non è più possibile per evitare contagi. Insomma una tragedia nella tragedia che rattrista i nostri cuori”. Nell’aprile 2021, nel carcere di Vasto (Chieti), c’era stato un altro suicidio eclatante: a togliersi la vita era stato Sabatino Trotta, lo psichiatra della Asl di Pescara arrestato per corruzione.