Kateryna aveva 11 anni. È morta sotto le macerie di Mariupol, come ha annunciato la sua allenatrice Anasatasia Mshchanenkova. Altra vittima giovanissima della guerra d’invasione lanciata lo scorso 24 febbraio come un’operazione di “smilitarizzazione” e “denazificazione” dal presidente russo Vladimir Putin. Kateryna Dyachenko è l’ennesima vittima dell’assedio “medievale” – com’è stato definito, con gente a bruciare la legna e a bere la neve, dalle autorità locali – di Mariupol, la città sul mar d’Azov da giorno sotto il fuoco di Mosca.
Continuano gli scontri nella città portuale. La notizia della tragedia è stata confermata dal consiglio comunale. Kateryna Dyachenko sognava di diventare una ginnasta della ritmica e di partecipare alle Olimpiadi per il suo Paese. “Non pensavo che queste cose potessero accadere nel XXI secolo. Questa meravigliosa, giovane ginnasta è morta a Mariupol. È ingiusto quando i bambini innocenti muoiono. Non ho parole, solo dolore”, ha scritto sui social la sua allenatrice postando una foto dello scorso dicembre scattata con la 11enne.
La ragazzina è morta, secondo il media Hromadske, a causa di un bombardamento martedì scorso. La sua casa è stata rasa al suolo, lei è rimasta sotto le macerie con il padre, morto anche lui, mentre la madre e il fratello si sono salvati miracolosamente pur riportando ferite gravi. Per entrambi al momento non sarebbero possibile uscire dalla città martoriata, sono intrappolati insieme ad altre migliaia di persone.
“Aveva molti sogni Katya e una vita fantastica davanti a lei — ha commentato un giudice di ginnastica ritmica, Lidia Vynogradna, che aveva visto l’11enne in una gara a Leopoli — Ma non potrà mai più esibirsi di nuovo. È morta. È morta solo perché era sulla strada dell’esercito russo che vuole ridurre in cenere questa eroica città di Mariupol. Non sarà nemmeno seppellita – ha aggiunto – Nessuno potrà visitarla al cimitero. Nella mia testa c’è solo l’immagine di una bambina chiusa in una busta di plastica e seppellita in giardino. Questo è l’unico modo in cui le persone possono essere seppellite ora. È davvero immaginabile tutto ciò nel ventunesimo secolo?”.
Stamattina è stata annunciata dalla vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, nel corso di un briefing con la stampa, l’apertura di sette corridoi umanitari in tutto il Paese. Assente Mariupol: la vera città-martire del conflitto. Dove sono morti anche Kirill, a soli 18 mesi; Iliya a 16 anni mentre giocava a pallone; Tanya a sei anni, morta di sete, disidratata. Dove ormai non ci sono giornalisti a poter raccontare la tragedia e la violenza della guerra. Secondo le autorità locali il 90% delle infrastrutture è ormai andato distrutto, oltre tremila i morti solo a Mariupol – dati comunque impossibili al momento da confermare, anche considerando che per le Nazioni Unite sono quasi mille.