La sentenza
Alex Pompa condannato a sei anni in appello, uccise il padre a coltellate per difendere la madre: in primo grado era stato assolto
Il caso è avvenuto nel 2020, con il ragazzo che per difendere la madre in un’ennesima lite in famiglia, ha ucciso il padre Giuseppe
Alex Pompa condannato a sei anni e due mesi di reclusione. Il giovane nel 2020 ha ucciso a coltellate il padre, Giuseppe, per difendere la madre nel corso un’ennesima lite in famiglia. È la sentenza della corte di assise di Appello di Torino che ha stravolto l’assoluzione decisa per il ragazzo in primo grado.
Alex Pompa, la sentenza di appello
I giudici della corte hanno disposto la trasmissione degli atti in procura perché si valutino le testimonianze rese dal fratello e dalla mamma dell’imputato. Il verdetto era deciso, con una sentenza in cui era stabilita la colpevolezza di Alex Pompa, che nel frattempo ha deciso di rifiutare il cognome del padre per diventare Alex Cotoia. Per i giudici non c’era dubbio che si trattasse di omicidio volontario, anche perché il padre è stato ucciso con 34 fendenti con sei coltelli diversi. Il pubblico ministero Alessandro Aghemo aveva affermato che il ragazzo “merita le attenuanti generiche e della provocazione nella loro massima estensione, chiedo una condanna a sei anni, due mesi e venti giorni”.
Ma il giovane rischiava fino a 14 anni di carcere, la pena minima di condanna per via della riforma del codice rosso che imponeva di non poter applicare attenuanti a chi avesse ucciso un proprio congiunto. Il processo si era fermato per permettere alla Corte Costituzionale di stabilire che la norma dovesse essere modificata. A quel punto la possibilità di rimodulare la pena per Alex.
Al ragazzo è stata riconosciuta l’attenuante della seminfermità. Con la condanna, con tutti gli sconti di pena previsti per il caso, andrà in carcere per meno di un anno. Prima però ci sarà bisogno della sentenza definitiva e della Cassazione.
La reazione della madre e del fratello
Il primo commento di Maria Cotoia, la mamma di Alex, dopo la condanna del figlio che l’ha difesa: “Sarei stata l’ennesima donna ammazzata, io non sarei qua. Importa a qualcuno? Mio figlio quella sera mi ha salvato la vita”. Anche il fratello, Loris, ha parlato dopo la sentenza: “Le donne continueranno a morire e questa oggi è una sconfitta per tutti: senza di lui noi non saremmo qua, Alex ha agito per legittima difesa, e noi andremo avanti fino alla fine. Se vogliamo che qualcosa cambi, come nel caso di Giulia e di tutte le donne che muoiono, bisogna che qualcosa cambi davvero. Alex deve essere assolto”.
Il legale di Alex Pompa: “Scelta incomprensibile”
“Siamo passati da un’assoluzione in primo grado a una condanna per Alex con ordine di trasmissione alla procura per valutare le dichiarazioni della madre e del fratello. Riteniamo incomprensibile questa scelta, leggeremo le motivazioni. Loro sono stati sentiti la notte stessa del 30 aprile e tenuti separati, il Tribunale della Libertà aveva ordinato al pm di risentirli subito, cosa che non è stata fatta, quando non potevano incontrarsi e avere contatti” ha detto il legale del giovane, Claudio Strata.
“Per il giudice di primo grado la madre e il fratello erano testimoni affidabili mentre per questa Corte sono falsi, e questo è molto difficile da accettare. Quando è stata chiesta la rinnovazione delle testimonianze, ho detto che mi pareva complessa questa scelta perché anche le scienze dicono che dopo anni, nei ricordi dei testimoni, possono esserci contaminazioni volontarie e involontarie, fisiologiche, in assoluta buona fede, in conseguenza anche solo del fatto che loro hanno partecipato sempre a tutte le udienze: la memoria si modifica” ha commentato l’avvocato.
Il caso di Alex Pompa, l’uccisione del padre e la difesa della madre
Il giorno dell’omicidio, è stato lo stesso Alex a chiamare ai carabinieri e a dire “Ho ucciso mio padre”. Aveva da poco colpito Giuseppe Pompa con 34 coltellate. Lo stesso giorno, l’uomo – secondo le ricostruzioni – aveva spiato la moglie al lavoro, infuriandosi perché un collega le aveva appoggiato una mano sulla spalla. “Dopo averla chiamata 101 volte al telefono, non appena mia madre era rientrata a casa lui l’aveva aggredita, sembrava indemoniato. Pensavamo che ci avrebbe ammazzato tutti” hanno raccontato i due fratelli, Alex e Loris.
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