Con la conquista dell’intero Paese che appare ormai impossibile, così come spingere al rovesciamento di Volodymyr Zelensky alla guida del governo di Kiev, gli analisti sono ormai concordi sulla decisione da parte del Cremlino di cambiare strategia in Ucraina.

Una prima ammissione era arrivata già venerdì scorso dal ministero della Difesa russo. Il capo della direzione operativa dello Stato maggiore della Difesa Serghei Rudskoy, rivendicando come i principali obiettivi della prima fase dell’operazione militare in Ucraina “sono stati completati”, aveva spiegato che le forze armate russe avrebbero concentrato “gli sforzi principali sul raggiungimento dell’obiettivo principale, la liberazione del Donbass”.

Uno scenario ben diverso da quello prospettato da Vladimir Putin nei primi giorni di conflitto in Ucraina, quando lo Zar del Cremlino invitava le forze armate ucraina a rovesciare il governo di Zelensky con un golpe militare.

Ora, con questa ipotesi ormai remota e le difficoltà evidenti nell’avanzata militare, l’obiettivo russo sarebbe quello di trasformare l’Ucraina in una nuova Corea, un territorio da dividere in due parti. L’ipotesi è stata rivelata dal capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov, secondo cui è in corso “un tentativo di creare una Corea del Nord e una Corea del Sud in Ucraina”.

Secondo Budanov “dopo i fallimenti vicino Kiev e l’impossibilità di rovesciare il governo centrale dell’Ucraina“, c’è “motivo di credere” che Putin stia “considerando uno scenario ‘coreano’ per l’Ucraina“, ovvero “cercherà di imporre una linea di divisione tra le regioni del nostro Paese occupate e quelle non occupate” perché “non è assolutamente in grado di assorbire l’intero Stato“.

Va letta in questa direzione l’annunciato referendum per unirsi alla ‘madrepatria’ russa da parte dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Leonid Pasechnik, il leader separatista filo-russo, è stato poi costretto a fare un parziale marcia indietro assicurando che per ora non sono stati fatti preparativi concreti in tal senso.

È proprio da Mosca che è arrivato un invito al passo indietro. A opporsi è stato in particolare Leonid Kalashnikov, presidente della commissione della Duma per gli affari delle ex repubbliche sovietiche, che ha parlato di una consultazione “sconsigliabile” perché “le due repubbliche erano parte dell’Ucraina fino a tempi recenti”.

Sul piano militare la divisione ‘coreana’ dell’Ucraina comporterebbe la conquista in particolare dell’Est del Paese, il Donbass già parzialmente in mano ai separatisti filo-russi, e la parte meridionale che da giorni è diventata lo scenario più importante dei combattimenti, in particolare la città di Mariupol. Dopo la conquista ‘militare’ si andrebbe a replicare quanto fatto nel secondo dopoguerra in Corea, quando i vincitori si accordarono per porre fine a 35 anni di dominio dell’impero giapponese nella penisola dividendola in due aree di influenza, il Nord comunista e il Sud ‘fedele’ agli Stati Uniti e al blocco occidentale.

Con ognuna delle due zone che reclamava la sovranità sull’intera penisola, ne scaturì un conflitto nel 1950 che si fermò soltanto nel 1953 con un armistizio che creò una una zona demilitarizzata e una “linea di demarcazione” tracciata seguendo il 38esimo parallelo.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia