Non che ci fossimo fatti grandi illusioni sul vertice di Parigi fra francesi e americani per stabilire una buona volta se la pace o almeno una tregua affidabile fosse realistica dopo tre anni di invasione della Russia in Ucraina. No, non c’è più da sperare. Resta un margine formale di una settimana durante la quale Donald Trump potrebbe, se ne avesse voglia, far qualcosa che convinca la Russia ai negoziati, ma è soltanto un modo di dire diplomatico, come ha spiegato partendo da Parigi il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Nel corso della giornata di colloqui avvenuti intorno ha un grande tavolo rettangolare con una lunga immacolata tovaglia, si era capito che La Russia ha scelto di dare forti segnali di irritazione e di sfida piuttosto che l’incoraggiamento alla trattativa. Mentre i commensali erano a tavola sono piovute le minacciose dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov contro la minaccia tedesca di trasferire in Ucraina i missili da crociera Taurus. La portavoce Marija Zacharova ha rincarato la dose delle minacce contro la Germania mentre Trump aveva trovato il modo di ripetere quanto poco gli piacesse Zelensky. Un’affermazione che va accompagna alla precondizione di Mosca secondo cui è inutile trattare prima che l’attuale presidente ucraino faccia le valigie. Zelensky passa le giornate interloquendo con i leader europei e lo ha fatto anche ieri parlando con Macron mentre gli ospiti erano già seduti.

Le posizioni di partenza

Marco Rubio ha pronunciato queste taglienti parole: “Se non è possibile porre termine la guerra in Ucraina, allora noi faremmo bene ad occuparci d’altro”, aggiungendo per dovere diplomatico che l’ultima parola tocca Trump, il quale la esprimerà “nel giro di pochi giorni e non di settimane”. Francesi e americani hanno dunque preso atto delle inconciliabili posizioni di partenza: Zelensky non accetta alcuna precondizione prima di iniziare a trattare con Putin e Putin non riconosce Zelensky come interlocutore. Ciò che interessa per ora alla Casa Bianca oggi di fatto coincide con ciò che interessa al Cremlino: usare come puro pretesto i dialoghi sulla tregua in Ucraina per gettare le basi alle nuove relazioni fra Stati Uniti e Russia logorate sotto Biden e tre anni di guerra. Marco Rubio era arrivato a Parigi già pessimista: “Trump ha già passato 87 giorni facendo ogni sforzo per porre fine a questa guerra e siamo arrivati al punto in cui dobbiamo stabilire ufficialmente se c’è o non c’è una possibilità di accordo. Si tratterà di giorni e non di settimane”. Certificata l’uscita degli americani, ha detto Rubio, “bisogna passare la mano agli europei”. Non che i colloqui fossero andati in male tra francesi e americani, tutt’altro: ma in estrema sintesi gli americani accusano gli ucraini di non volere la pace e i francesi accusano la Russia di volere la guerra.

Segni di crescente amicizia

Sia Marco Rubio che l’inviato speciale Steve Witkoff hanno detto che per tre anni l’America ce l’ha messa tutta per arrivare a una tregua e Steve Witkoff ha ricordato di aver incontrato Vladimir Putin più volte ma senza portare a casa altro che segni di crescente amicizia e buone relazioni con il leader russo. Fra le incognite sul campo di battaglia c’è quella, temutissima, che Elon Musk privi l’Ucraina del suo sistema satellitare senza il quale le truppe di Kiev non possono combattere. Non è detto che succeda e non è detto che succeda subito, ma Macron ha chiesto agli americani il tempo necessario per fare sviluppare le proprie aziende satellitari. Tuttavia, ciò che ha provocato in modo concreto il fallimento, è stata la serie di bombardamenti russi mentre erano in corso i colloqui di Parigi, mirati sulle aree civili come Suny e col pretesto di voler colpire riunioni dei militari ucraini che n casa loro userebbero i concittadini come scudi umani.

La prima riunione a Londra tra europei

La settimana prossima prima riunione a Londra fra europei, alla quale Rubio non promette di essere presente ma ha detto di augurarsi che gli europei facciano la loro parte per arrivare alla trattativa di pace dalla quale gli Stati Uniti si chiamano fuori. Le trattative non sono mai nate perché il punto di partenza fra aggrediti e aggressori era e resta inconciliabile. Secondo Putin la trattativa si può aprire solo se prima l’Ucraina riconosce le conquiste russe del suo territorio (poco meno del venti per cento). Governo e Parlamento ucraino hanno accusato Putin di cinismo perché le conquiste territoriali sono il primo tema della trattiva. Rincorso dai giornalisti all’aeroporto di Le Bourget, Rubio ha detto che i colloqui di Parigi erano stati “utili e costruttivi”, ma inservibili. Negli ultimi giorni i giornali economici russi hanno sostenuto che l’economia di guerra porta più vantaggi che svantaggi e che quando cadranno le sanzioni sul petrolio, l’economia arriverà ad un’era di splendore potendo pagare altissimi stipendi nell’industria bellica e che dunque è augurabile una guerra anche lunghissima fino a quando l’Ucraina sarò in ginocchio e non esisterà più. L’Europa si riunirà a Londra la prossima settimana e stavolta partendo dal fatto nuovo: gli americani non fanno più parte della partita ucraina. E dunque si apre un capitolo del tutto nuovo e che non promette nulla di buono.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.