Mentre il mondo della politica italiana è dentro la bolla quirinalizia, la crisi ucraina fa il suo ingresso nell’incontro degli imprenditori italiani con il presidente russo Vladimir Putin che oggi si tiene in videoconferenza: sul tavolo, la volontà di potenziare i rapporti commerciali bilaterali, in materia di energia, industria, finanza e tecnologia verde.

Il dialogo ha causato qualche mal di pancia a Palazzo Chigi, che aveva chiesto alla Camera di commercio di annullare l’incontro oppure di evitare la presenza degli amministratori delegati delle aziende partecipate dallo Stato. Al forfait di Descalzi di Eni e Alverà di Snam, è seguito invece la conferma di imprenditori italiani come Tronchetti Provera di Pirelli, Francesco Starace di Enel, Galateri di Genola di Generali, Orcel del gruppo bancario UniCredit e l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ma la lista è lunga e prevede la partecipazione di almeno 16 realtà imprenditoriali italiane.

Tra preoccupazioni e stato di allerta, il Cremlino rassicura: l’incontro odierno con gli imprenditori italiani “non ha a che fare con ciò che sta accadendo in Ucraina e le sanzioni contro la Russia”. Il meeting, sottolinea il portavoce del Cremlino Sergiei Peskov, fa parte di una serie di incontri di natura sistemica, a cui partecipano anche le grandi imprese provenienti da altri Paesi.

Soddisfatto il leader russo Putin, che sottolinea come, nonostante l’instabile situazione dell’economia globale a causa della pandemia, Russia e Italia siano riuscite a mantenere la cooperazione economica ad alto livello. Infatti, l’Italia e la Russia intrattengono legami commerciali da tempo, da quando l’ex premier italiano Silvio Berlusconi vantava nel 2020 un solido rapporto di amicizia con il leader russo Putin.
Un’amicizia che ha portato i suoi frutti: i volumi degli scambi tra Roma e Mosca sono cresciuti del 54% su base annua da gennaio a novembre 2021 per un valore di 27,5 miliardi di dollari.

Ma secondo il portavoce del Cremlino non sono arrivate da Roma raccomandazioni agli imprenditori italiani affinché disertassero l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Secondo quanto riporta il Financial Times, la data dell’evento, organizzato dalla Camera di Commercio Italia-Russia e dal Comitato Affari Italo-Russo, è stata concordata a novembre all’insaputa della Farnesina. Alla testata britannica, un funzionario del governo italiano ha affermato che l’evento fa parte di “un’iniziativa privata che non prevede la partecipazione di personalità legate alle istituzioni pubbliche”.

Molti analisti, tra cui il direttore di Limes Lucio Caracciolo, infatti ritengono che l’incontro sia finalizzato a mantenere i canali commerciali aperti anche in caso di sanzioni economiche, che avrebbero un impatto negativo sull’economia italiana e sulle imprese italiane che commerciano con la Russia.

Gli Usa, che paventano la minaccia di sanzioni personali al leader russo oltre allo stop del dollaro e alla valutazioni di un blocco delle esportazioni di beni tecnologici verso Mosca, osservano con attenzione i movimenti dell’Italia. Dalla Farnesina si alza il vento atlantista, per riscaldare i cuori statunitensi. “L’azione dell’Italia è fermamente volta a favorire una soluzione diplomatica e una de-escalation delle tensioni”, ribadisce il ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio, riprendendo il leit motiv della riunione dei 27 ministri degli Esteri a Bruxelles lunedì –  a cui ha partecipato anche in presenza video il segretario di Stato Usa Blinken – sull’adozione della via diplomatica.

La de-escalation delle tensioni è la via maestra che le diverse capitali Ue vogliono percorrere, consapevoli che le sanzioni alla Russia avranno conseguenze nei Paesi europei più che negli Usa. Su questa linea si muovono Parigi e Berlino, che ribadiscono l’importanza di un dialogo con Mosca. Tesi che sarà portata sul tavolo attorno a cui si riuniranno oggi gli sherpa del “Formato Normandia”: Russia, Ucraina, Germania e Francia.

Il presidente francese Emmanuel Macron è volato ieri a Berlino per incontrare il cancelliero tedesco Olaf Scholz: i due hanno ribadito che in caso di attacco all’Ucraina, la Russia pagherà gravi conseguenze. Ma senza precisare quali. A frenare un’azione tedesca è il gasdotto Nord Stream 2 che, nonostante l’opposizione in casa Cdu, Scholz continua a etichettarlo come un “affare privato”. La prudenza – o l’inazione – di Berlino è un problema per gli alleati americani ed europei. Washington, che continua a inviare armamenti a Kiev, è preoccupata per l’assenza di linea comune dei 27 paesi dell’Ue.

Parigi sembra quindi voler guidare e sedare la tensione attraverso la riunione del Formato Normandia. Macron cercherà di farlo durante una conversazione telefonica con il presidente russo Putin il prossimo venerdì.

Nel frattempo Kiev prova ad abbassare i toni. Gli stessi ucraini dubitano di un’imminente invasione russa. Il presidente Volodymyr Zelensky, ha invitato ieri i cittadini alla calma di fronte ai rapporti allarmanti della stampa straniera. Gli ha fatto eco il suo ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, che ha aggiunto in una intervista trasmessa in prima serata che “le forze armate russe non hanno creato unità di attacco tali da fare ritenere imminente un’offensiva“, e che quindi la minaccia non esiste. Almeno per il momento. Ma lo scenario rimane comunque pericoloso.