Mentre in Russia tiene banco la “normalizzazione” dopo l’affaire-Prigozhin – tra accuse di tradimento, arresti e presunti cambiamenti nel potere moscovita – la guerra in Ucraina continua. Il presidente Volodymir Zelensky, secondo i media locali, ha ordinato il rafforzamento del confine settentrionale del Paese dopo la notizia dello schieramento degli uomini della Wagner in Bielorussia come parte dell’accordo tra Vladimir Putin e il suo “chef”.

La situazione del fronte nord, secondo il governo ucraino, rimane sotto controllo. Tuttavia, la presenza di uomini che hanno già combattuto in Ucraina e di reparti altamente addestrati e soprattutto noti per la loro violenza, preoccupa i comandi di Kiev che rischiano di togliere alcune forze dalla linea della controffensiva per distribuirle in un’altra area. Le operazioni nel frattempo continuano. Il viceministro della Difesa Hanna Maliar ha detto che la spinta delle forze ucraine sarebbe visibile in tutte le direzioni.

Non mancano tuttavia preoccupazioni da parte degli alleati occidentali che, in particolare attraverso indiscrezioni dei media Usa o britannici, si interrogano sulle prospettive della campagna estiva del Paese invaso. In un recente articolo del Financial Times è apparso il riferimento alle dichiarazioni del generale Christopher Cavoli, comandante delle forze Nato in Europa, che in un incontro privato avrebbe detto che la controffensiva non aveva ancora ottenuto «risultati significativi», e che la Russia «ha ancora il vantaggio della massa». E del resto anche Maliar ha sostenuto in una dichiarazione che le forze ucraine procedono nell’avanzata presso Bakhmut, ma anche che «gli occupanti hanno portato un gran numero di forze nell’area» mantenendo quindi un vantaggio «per numero di persone e armi».

L’impressione, confermata anche da molti analisti ed esponenti ucraini, è che la guerra sarà ancora lunga e che la controffensiva, per forza di cose, non possa essere rapida né tantomeno indolore per entrambi gli schieramenti. Zelensky, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, ha espresso l’auspicio di approfittare del caos in Russia successivo alla “rivolta” della Wagner «per scacciare i nostri nemici dalla nostra terra». «Riteniamo che oggi non siano in grado di fare qualcosa di serio contro l’Ucraina, ma li terremo d’occhio sul confine settentrionale» ha continuato il presidente ucraino. A destare allarme, in questi giorni, è anche il nodo irrisolto della centrale nucleare di Zaporizhzhya. I servizi ucraini, sul proprio canale Telegram, hanno lanciato l’allarme sull’abbandono graduale dell’impianto da parte dei tecnici russi.

Un segnale che potrebbe essere il preludio alla fine di alcune garanzie di sicurezza dell’impianto. L’agenzia russa Tass ha invece riportato la versione opposta di Mosca con la notizia di una lettera con cui il governo russo ha chiesto all’Onu di prevenire attacchi ucraini sulla centrale. Il rappresentante di Mosca avrebbe invocato il Segretario generale per «costringere Kiev ad astenersi da provocazioni contro l’impianto». Su questo fronte, che preoccupa l’intera comunità internazionale, continua a lavorare senza sosta il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, che la corsa settimana si è recato nell’exclave russa di Kaliningrad per discutere con i vertici del colosso Rosatom dei rischi per la sicurezza della centrale occupata dalle forze di Mosca e al centro della guerra in Ucraina.

La diplomazia, tra la nebbia di guerra che avvolge tanto Mosca quanto la linea del fronte ucraino, continua intanto la sua difficile opera per tentare di trovare punti di contatto tra Russia e Ucraina. Finita la missione del cardinale Matteo Maria Zuppi, che ha parlato nuovamente con il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov, «per riassumere i risultati della missione», a parlare di una soluzione negoziale è stato anche il premier indiano Narendra Modi, che ha voluto chiamare personalmente lo “zar”.

Tommaso De Rossi

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