“Uno studio di architetti dove oggi lavorano in dieci? Se non mettiamo regole all’intelligenza artificiale, tra tre anni potrebbero essere tre. Abbiamo gli strumenti per farlo. È ora di pensarci”. Uljan Sharka, 30 anni, fondatore di iGenius e pioniere dell’intelligenza artificiale generativa Made in Italy, 100 dipendenti, sede a Milano, ma presente anche in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti, siede davanti a me. Dopo un primo round di finanziamento da 35 milioni di dollari, col prossimo fundraising a breve e l’obiettivo di Ipo (quotazione in borsa) nel 2027, da ieri è in partnership con Microsoft per combinare l’offerta dell’AI generativa per le imprese, il ‘Chat Gpt dei numeri’. Microsoft ci mette la piattaforma, lui la sua app, Crystal, accessibile h24h, da qualsiasi luogo e dispositivo, che permette di interrogare i propri dati aziendali parlando normalmente, come con un collega che analizza ogni dato e suggerisce.

Uljan parla della sua storia e della nostra, su cui pende una spada di Damocle: la tecnologia in generale, l’intelligenza artificiale in particolare, che in Italia, ha già un mercato di oltre 500 milioni di euro, e nel 2022 ha registrato una crescita del 32%. E siamo solo all’inizio, perché ancora una minima parte delle imprese sta accelerando su questo fronte. Milano, dicevamo. Da qui, questo ragazzo italiano di origini albanesi, si appresta a lanciare una sfida globale ai giganti americani del tech, e predice il prossimo futuro figlio dell’intelligenza artificiale.

Sguardo rilassato, mente pulita, visione, molto diretto. “Sull’intelligenza artificiale non sono catastrofista, ma credo che cambierà moltissimo e che a resistere saranno anzitutto i lavori manuali e quelli artigianali. Abbiamo però i mezzi e le competenze per imparare a governarla e renderla uno strumento complementare all’uomo anziché’ una minaccia per posti di lavoro e reddito”. Albanese di nascita, italiano d’adozione, americano di mentalità, Uljan guida appunto iGenius, unica realtà al mondo nel campo della analisi e consulenza di dati fondata sul sistema conversazionale. Da qui cerca l’espansione sui mercati esteri.

Ha voluto e – con mia sorpresa – vuole assolutamente stare in Italia. Gratitudine? “Non c’entra nulla la gratitudine. È che qui in Italia si può dare vita a un vero e proprio Rinascimento digitale. Noi italiani abbiamo una sensibilità particolare: intelligenti, creativi, innovatori e culturalmente migliori di molti altri”. Oppongo che l’Italia non è capace di attrarre investimenti e che per questo siamo l’unico paese d’Occidente a non vantare una vera start up Unicorno (valore di 1 miliardo di euro) che nasce, cresce, riceve investimenti e sviluppa il suo mercato dall’Italia e con una forte identità italiana. Lui ribatte secco: “Il sistema italiano è uno dei migliori al mondo, da qualunque punto di vista: bancario, imprenditoriale, burocratico”. Ri-sgrano gli occhi. Scusa…? Stai scherzando? “Assolutamente no. Vai a chiedere un codice fiscale in America o a completare pratiche societarie: tantissima carta, moduli infiniti e ci vogliono vari tentativi e tanti mesi di attesa. L’Italia funziona. È un sistema ottimo, con meno concorrenza e maggiore fidelizzazione delle persone. Solo che gli imprenditori italiani del tech non ci credono. E vogliono imitare un modello che non è il loro”. Cioè…? “Cioè inseguono il modello americano, che va bene per gli Stati Uniti, dove si punta a 100 sapendo di poter realizzare 10 e lasciare sul campo 90, ma gli va bene perché lanciano una corsa che porterà comunque avanti di un metro il sistema”. Il problema dell’Italia secondo Uljan è solo legato alle dimensioni, piccole, del suo mercato. Ma in Italia, “se fai un buon prodotto, non ci sono scuse”. E qual è il prodotto di questo ragazzo così sereno e diretto? Uljan è un pioniere dell’intelligenza artificiale applicata ai dati aziendali.

La sua creatura, Crystal è un consulente virtuale con cui puoi conversare (a voce o per iscritto) per gestire, analizzare e interpretare l’enorme mole di dati aziendali. È l’unico al mondo nel suo genere di Generative AI applicata al data analytics (come sancisce Gartner), e dunque analizza in tempo reale tutti i dati possibili di un’azienda, a prescindere dalle sue dimensioni. Non solo. Offre continui suggerimenti a chi deve prendere decisioni. “Crystal, fammi vedere l’andamento dei punti vendita”. E quello ti sputa in un secondo risposta, diagrammi e suggerimenti proattivi: “Vuoi sapere quale capo si vende di più e perché? Chi è il miglior venditore? Quali sono le fasce orarie migliori? Ti interessa sapere come migliorare il prezzo di vendita?”. Un “consulente virtuale che aumenta la capacità dell’uomo, non la sostituisce”, chiarisce Sharka. Di una semplicità disarmante. Addio a ore e ore di analisi di bilanci e suggerimenti lenti. Qui c’è uno strumento che in tempo reale, in maniera talmente semplice da essere a prova di “boomer”, analizza qualunque dato, risponde a qualunque domanda e offre qualunque consiglio. “Il mondo rischia di polarizzare la ricchezza ulteriormente – considera Uljan -: da un lato pochi ricchissimi che hanno accesso alla tecnologia e la sanno usare. Dall’altro la maggioranza delle persone che non vi hanno accesso né sanno usarla. Crystal punta ad azzerare questo digital divide, rendendo democratica la tecnologia: tutti potranno averla, perché ha un costo accessibile e tutti sapranno usarla facilmente perché fondata su un modello semplice conversazionale”.

In effetti, a pensarci, oggi come oggi le piccole imprese non si possono permettere un consulente. Grazie a Uljan e al suo team, si. Potranno permetterselo tutti, e puntare tutti alla crescita. “La tecnologia può eliminare le diseguaglianze – dice lui, che ricorda di averla vissuta sulla sua pelle, la disuguaglianza – e rimettere tutti sulla linea delle pari opportunità, o farle esplodere definitivamente, mettendo il mondo nelle mani di pochissimi. La mia carriera di imprenditore l’ho dedicata al primo di questi scenari, per rendere la tecnologia umana e far sì che abbia un impatto positivo”.

Uljan fa il liceo classico poi, a 18 anni, rinuncia a iscriversi a Ingegneria informatica e va a lavorare. Tirocinio presso un’azienda, a Milano. Poi tenta la via dell’application in Apple: “Lavorato tanto, pagato poco, imparato molto”, riassume. Poi da Milano, dritto in America, due anni a formarsi alla Apple Academy, dove supera difficili esami di certificazione e viene inserito in un’unità consulenziale di massimo livello. “Lì – dice – capisco che i prodotti dedicati alle aziende sono focalizzati più sulla tecnologia necessaria a farli funzionare che sulle persone che devono usarli. Per l’utente rischia di essere difficile, e dunque escludere chi per anagrafe o inclinazione non sa usarli. Eccola, la disuguaglianza contro cui combatto”.

Disuguaglianza è un termine che, assieme a Rinascimento digitale, ripete spesso. “Servono freschezza e un Dna che mischi cultura e innovazione. Lo vedo anche nei miei collaboratori. Serve originalità, e loro la hanno”. Serve pensare una tecnologia funzionale, non come quella che in America ha un impatto negativo per 2 trilioni di dollari sulla produttività, a causa della scarsa pregevolezza di dati e software. Ma l’obiettivo, davvero dirompente, è uccidere il digital divide tra piccola e grande impresa con una app facile, per tutti ed economica. È la declinazione, in concreto, della massima fordiana che il progresso è tale solo se per tutti, osservo. “O quella praticata dal mio idolo, Steve Jobs”, mi dice Uljan: “Funzionalità disegnate per gli umani, talmente intuitiva e semplice, quindi per tutti. Questo è progresso inclusivo che non esclude nessuno”.

Una visione, questa, che è il criterio con cui seleziona i suoi collaboratori, di cui cerca di intuire anzitutto la chimica con lui e l’allineamento sulla visione. “Poi vengono creatività, passione e voglia condivisa di creare un market leader”.

Parlando con Uljan capisco che ha la semplicità dei grandi: “Da piccolo ero appassionato di videogiochi e a 13 anni ne ho programmato uno. Da lì è nata la mia passione per la tecnologia, che ho coltivato negli anni, e quando nel 2016 ho lanciato iGenius è stato facile trovare investitori privati in Italia che hanno creduto nell’idea. Nel tempo poi siamo cresciuti e oggi ci sono due fondi”. Ora però il gioco si fa serio: la consulenza aziendale è il drive di cambiamento epocale. È il momento della trasformazione delle imprese tramite il software enterprise, che consentirà a Davide di giocarsela con Golia alla pari, facendo contare solo chi è più bravo. Fino a ieri non era così. Per questo Microsoft ci punta. Henry Ford esulta. E anche Steve Jobs. Mica male per questo ragazzo allevato dall’Italia, e che in Italia, al contrario di molti, vuol rimanere.