Mancano poche ore alla scadenza dell’ultimatum imposto al Niger dalla Comunità Economica dell’Africa Occidentale (Ecowas). A mezzanotte, trascorsa una settimana di tempo, potrebbe scattare l’operazione militare per liberare il presidente nigerino Mohamed Bazoum. Ancora siamo nel regno delle possibilità perché questo attacco militare sarebbe il primo della storia dell’Ecowas e potrebbe essere deflagrante in una regione instabile come il Sahel.

Al momento sono quattro gli Stati che avrebbero messo a disposizione le proprie forze armate: la Nigeria, il Benin, la Costa d’Avorio ed il Senegal, mentre i restanti 7 membri, pur appoggiando la decisione, non saranno coinvolti. Ieri però il presidente nigeriano Bola Tinubu, grande promotore di questa decisione, ha visto il Senato nigeriano chiedere uh supplemento di trattativa fermando momentaneamente l’opzione militare.

Tinubu può tecnicamente scavalcare il Senato utilizzando il dispositivo dell’emergenza, ma resta un fatto politico rilevante. Anche il ministro degli Esteri del Benin, uno dei quattro eserciti pronti ad intervenire, spinge per una nuova azione diplomatica, mente in Senegal ci sono violente manifestazioni anti-francesi dopo l’arresto del capo dell’opposizione che indeboliscono le decisioni del presidente Macky Sall.

L’Ecowas ha incassato l’appoggio incondizionato di Stati Uniti ed Unione Europea, ma è soprattutto la Francia a fare pressioni sulla Nigeria e gli altri stati per intervenire in Niger. A livello regionale il Ciad e l’Algeria hanno dichiarato che non agiranno militarmente e non chiuderanno i confini, il presidente algerino Tebboune ha condannato l’uso della forza.

Di ritorno dal Mali il generale Mody, uno dei leader golpisti, sta già trattando l’arrivo del Wagner Group in Niger, un modo per rafforzare la presa della giunta militare sul paese. In Niger sono comparse le “brigate di vigilanza” milizie volontarie che si aggirano per le strade per reprimere ogni forma di dissenso, a riprova di una presa sempre più forte dei militari. Un attacco in grande stile dell’Ecowas potrebbe coinvolgere anche le truppe di Mali e Burkina Faso in difesa del Niger e gettare l’Africa occidentale nell’ennesimo sanguinoso conflitto che potrebbe durare anni.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi