Sì, è vero, è campagna elettorale. Sabato e domenica si vota. Ma può anche accadere che in campagna elettorale si presentino provvedimenti che possano risultare intelligenti ed efficaci. In fondo siamo vittime di una distorsione linguistico-concettuale per cui tutto ciò che viene detto o annunciato a ridosso del voto equivale a menzogna o a fumo negli occhi. Prima di rifugiarci nel classico battistiano “lo scopriremo solo vivendo”, annotiamo che il governo Meloni martedì ha portato in consiglio dei ministri due temi particolarmente sentiti: l’immigrazione e la sanità.
La regolamentazione dei flussi di migranti, con un esposto all’Antimafia della presidente del Consiglio e l’implicita bocciatura della ormai obsoleta Bossi-Fini; oltre a un disegno di legge e un decreto legge per imporre lo stop ai tetti di spesa per l’assunzione del personale medico e un piano per tagliare le liste d’attesa negli ospedali e nelle Asl.

Sul fronte immigrazione Meloni ha presentato i dati del rapporto dei flussi 2024.
Rapporto le cui criticità e anomalie erano state evidenziate poco tempo fa da associazioni e da siti dedicati al tema, come ad esempio “ero straniero” e “redattore sociale”.
Per capirci, questa è una dichiarazione della settimana scorsa di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, a commento del dossier “I veri numeri del decreto flussi: un sistema che continua a creare irregolarità”, presentato al Senato il 30 maggio dalla campagna “ero straniero”. «Se complessivamente, nel 2023, le domande di ingresso legate al decreto flussi risultano essere 6 volte maggiori rispetto alle quote fissate dal governo, per il settore domestico questo è ancora più evidente: su 9.500 posti disponibili, sono state acquisite oltre 76 mila istanze, un numero otto volte superiore. Un trend confermato anche dall’ultimo Click Day, quello del 21 marzo 2024, in cui sempre a fronte di 9.500 quote sono pervenute oltre 112mila domande. Dati alla mano appare sempre più evidente come non solo il sistema sia una totale “lotteria”, ma soprattutto, come questo non riesca neanche lontanamente a soddisfare il fabbisogno, per tempi e modalità». Sarà anche campagna elettorale ma il problema esiste.

Meloni ha spiegato i numeri. «Secondo noi significa che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare.
Significa che, ragionevolmente, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i “decreti flussi” sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti, fino a 15mila euro per “pratica”).
L’ipotesi di infiltrazioni criminali sembra avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del “decreto flussi” proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro. I bengalesi, ricordo, sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale nei primi cinque mesi di quest’anno, e questo presuppone un collegamento forte tra organizzazioni criminali che operano nel paese di partenza e organizzazioni criminali che operano nel paese di arrivo».
Non c’è bisogno – ma non guasterebbe – la visione di “Io capitano” il film di Garrone che è un pugno nello stomaco e racconta perfettamente questa dinamica e quanto la criminalità lucri sulla disperazione di chi cerca di fuggire dal proprio Paese.

Sul fronte sanità il tema è più controverso.
Qui siamo nella classica dinamica della contrapposizione frontale. Non a caso i giornali governativi puntano di più sul tema immigrazione perché è lì che l’impianto è più solido. Anche per quel che riguarda il secondo tema, l’obiettivo (la riduzione delle liste d’attesa) è luminoso e inattaccabile. Come lo era anche il milione di posti di lavoro. Più controverso è il reperimento delle risorse.
Il piano è definito dalle Regioni “astratto e privo di coperture”. Analizzandolo, è arduo non condividerlo. Il ministro della Salute Schillaci ne sintetizza alcuni punti: «Ambulatori aperti il fine settimana, volendo anche con orario prolungato».
Gli straordinari degli operatori sanitari avranno compensi tassati al 15% e «i cittadini potranno ottenere visite e esami diagnostici entro i tempi previsti in base all’urgenza. Se la prestazione non sarà disponibile in un centro pubblico, la riceveranno in una struttura convenzionata o giovandosi, col solo pagamento di ticket, della libera professione del medico in regime di intra moenia».
E Giorgia Meloni sottolinea un punto nodale dell’impianto: «Rendiamo obbligatorio per legge il meccanismo per cui il medico che fa la prescrizione deve anche indicare la priorità e il tempo massimo di attesa possibile per quella prescrizione». Come disse quel tale: vaste programme.