365 giorni di conflitto
Un anno di guerra in Ucraina, l’Onu condanna Putin e Zelensky annuncia: “Nel 2023 la nostra vittoria”
“Il 24 febbraio milioni di noi hanno fatto una scelta. Non una bandiera bianca, ma quella blu e gialla. Non fuggire, ma affrontare. Resistere e combattere. È stato un anno di dolore, tristezza, fede e unità. E quest’anno siamo rimasti invincibili. Sappiamo che il 2023 sarà l’anno della nostra vittoria“.
È quanto scrive su Twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, pubblicando un video con le immagini del conflitto a un anno di distanza dal suo inizio, scoppiato il 24 febbraio del 2022 con l’invasione delle truppe e dei carri russi nel Paese.
On February 24, millions of us made a choice. Not a white flag, but the blue and yellow one. Not fleeing, but facing. Resisting & fighting.
It was a year of pain, sorrow, faith, and unity. And this year, we remained invincible. We know that 2023 will be the year of our victory! pic.twitter.com/oInWvssjOI— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 24, 2023
Nel primo anniversario del conflitto il presidente americano Joe Biden terrà un incontro virtuale con i leader del G7 e il presidente Volodymyr Zelensky alle ore 15 italiane.
La nuova condanna dell’Onu
Invasione condannata nella serata di giovedì con una risoluzione votata ad ampia maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sono stati 141 i voti dei Paesi (su 193) che invitano la Russia a ritirarsi “incondizionatamente e immediatamente” dall’Ucraina per il raggiungimento, il prima possibile, di una pace “complessiva, giusta e duratura” nel rispetto della Carta delle Nazioni.
Numero che sottolinea un dato di fatto eloquente: a condannare il comportamento della Russia di Vladimir Putin sono gli stessi 141 Paesi che lo scorso 2 marzo 2022 si schierarono già una prima volta contro l’offensiva russa contro Kiev.
Sette i voti contrari emersi nelle votazioni di giovedì sera: oltre a Russia e al suo alleato Bielorussia, il ‘no’ è arrivato da Siria, Nord Corea, Eritrea, Mali e Nicaragua.
Politicamente delicato l’astensione di giganti come Cina e India, che hanno deciso di non votare assieme ad altri 30 Paesi che rappresentano circa il 60% della popolazione mondiale.
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