Dio mio, stavolta interverrà qualcuno? E quando dico qualcuno penso all’unica persona che ha ancora la credibilità e l’autorevolezza per intervenire. Mattarella. Vi faccio il riassunto della giornata di ieri sul fronte giustizia. Di prima mattina un articolo del Foglio ci informa che è uscito un libro firmato da un importante magistrato in attività (Angelo Giorgianni, che in passato è stato persino sottosegretario nel governo Prodi) oltre che da un medico ex Casapound, nel quale si sostengono tutte le tesi negazioniste possibili sul Covid e sui vaccini, e poi si mettono sul banco degli accusati Big Pharma, Bill Gates, Soros, Rockefeller e soprattutto gli ebrei. Sì: gli ebrei. Si legge nel libro: «Vogliamo dire chi comanda nel mondo? Comandano gli ebrei! Sta tutto in mano a loro! Tutte le lobby economiche e le lobby farmaceutiche, hanno tutto in mano loro… la grande finanza».

Ancora sbigottiti dalla notizia che esistono in giro per le Procure italiane magistrati così ferocemente antisemiti, e per di più così suggestionabili dalle ipotesi più strampalate e infondate (è con questo rigore scientifico che eseguono le indagini e chiedono i mandati di cattura?) cerchiamo di scoprire cosa ha chiesto il Csm a Palamara e cosa Palamara ha risposto. E veniamo a sapere che il Csm ha chiesto a Palamara di parlare della procura di Milano e della procura di Roma, e Palamara ha spiegato per filo e per segno come gli stati maggiori di quelle procure siano stati perfettamente lottizzati dalle correnti. Non con criteri meritocratici o di cultura giuridica, o di esperienza, ma con puri criteri di camarilla. Palamara ha parlato di Milano e Roma, cioè delle casematte del nostro sistema giustizia, ma perché solo di quelle due procure gli hanno chiesto. Probabilmente se gli avessero chiesto di parlare di qualunque altra procura avrebbe detto le stesse cose. Cioè, Palamara ci ha informato che quando finiamo nella mani di una Procura, noi magari pensiamo di finire nelle mani di un credibile e oggettivo sistema giudiziario, invece andiamo alla mercé di una macchina di partito, che però – a differenza della vera macchina di partito – non ha neppure nessuna investitura popolare. e le inchieste, e le sentenze, saranno largamente influenzate non dalla legge ma da questi orientamenti e rapporti di potere.

Ecco, vi abbiamo fatto un riassunto breve breve della mattinata. Se dobbiamo mettere un titolo al riassunto non possiamo che tornare a ripetere: al vertice della magistratura c’è una loggia segreta molto più potente, più arrogante, più pericolosa, più sovversiva della famosa Loggia P2 di Licio Gelli. Nel libro di Palamara abbiamo scoperto che però esistono, anche ai vertici della magistratura, frange che sono fuori dal sistema. Per esempio? Per esempio, appunto, c’è Gratteri che è fuori dai giochi. ma Gratteri è il Procuratore che avalla le follie di un libro antisemita e terrapiattista. Siamo proprio messi bene. Alla fin fine dobbiamo arrenderci a Di Matteo. Capite? Sì, a Di Matteo (col quale siamo in polemica furiosa, e anche in causa, da anni): lui è l’unico che ieri ha bersagliato di domande Palamara, come giorni fa era stato l’unico a incazzarsi per il modo nel quale la procura e il Csm avevano rinviato per anni l’esame della chat di Palamara. E Di Matteo, grazie a Dio, non va nemmeno appresso alle vecchie teorie naziste…

Capite che non siamo messi bene se a cercare una lucina piccola piccola nel buio di un sistema giudiziario ormai andato a male, dobbiamo rivolgerci all’uomo del fantasiosissimo processo Stato-Mafia, dove il principale imputato è l’uomo che ha catturato Riina e mezza cupola. Vabbé. Però torniamo un momento a Gratteri, che nel pomeriggio ha rilasciato a Repubblica un’intervista da fare rizzare i capelli in testa a chiunque. Cosa ha detto, per giustificarsi della colpa di aver avallato il libro dei suoi due amici antisemiti e no vax? Ha detto che in Procura, a Catanzaro, lui ha fatto vaccinare tutti.

Cioè, capiamoci bene: ha rilasciato una intervista senza dire una parola di pentimento per le tesi negazioniste e antisemite, non ha emesso neppure un fiato di condanna per quel libro vergogna, e per di più ha detto che lui fa il no vax in libreria e poi vaccina tutti i giovani virgulti della Procura. E perché li vaccina? E chi gli ha dato i vaccini? E come ha potuto passare davanti a migliaia e migliaia di ottantenni e di settantenni, e forse persino a qualche novantenne che ancora aspettano il vaccino? E con che diritto? E in nome di quale principio e di quale legge? E con quale carica di sfida al discorso tenuto appena il giorno prima dal presidente Draghi, furioso per l’assalto della corporazioni che danneggiano i deboli e gli anziani?

Adesso io faccio un ragionamento semplice semplice. Ci sono consiglieri comunali della Lega o di FdI costretti a dimettersi per avere messo un cuoricino, su Twitter, a un messaggio un pochino antisemita, o nostalgico del duce o cose così. Non posso nemmeno immaginare cosa succederebbe se qualcosa del genere la facesse un deputato nazionale. È possibile che un Procuratore della Repubblica non senta la responsabilità, di fronte a uno scandalo morale così grande, di lasciare l’incarico? Ma se non succede questo, dico, cosa parlate a fare di questione morale? C’è una questione morale più grande di quella aperta dall’ammiccamento a vecchie tesi naziste?

Poi c’è un altro problema. Più tecnico. Qualche Gip, se onesto, può dar retta a un Pm che gli porta una richiesta di arresto sulla base di congetture che – a occhio – possono essere basate sullo stesso rigore con il quale questo Pm avalla tesi folli sul Covid e sugli ebrei? Il Csm non è in grado di intervenire? E il ministro? Presidente Mattarella, metta da parte ogni ragionamento sull’opportunità politica. L’Italia ha bisogno di qualche gesto che almeno in minima parte riabiliti una magistratura la cui credibilità, ormai, è allo stremo. Intervenga in qualche modo, Mattarella. Intervenga. Almeno dica a voce alta di non dar retta ai Pm. Dica che il mondo non è in mano ai congiurati di Sion.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.