Il romanzo da regalare a Natale? È una parola… Siamo inondati da tutte le parti di narrativa di tutti i tipi, e dunque è difficilissimo scegliere. Diciamo che i romanzi da regalare a un amico sono uno a scelta tra quelli di Han Kang, la scrittrice sudcoreana insignita quest’anno dal premio Nobel: in particolare, “La vegetariana” e “Non dico addio” (entrambi Adelphi). Han Kang è davvero una scrittrice fantastica, capace di esplorare gli abissi dell’umano e della Storia nello stesso momento. Leggerla è un’esperienza. Subito dopo si può dire “Amici di una vita” di Hisham Matar (Einaudi), scrittore nato negli Stati Uniti di origine libica che – con grande sensibilità – racconta le amicizie di giovani libici a Londra mentre nel loro paese divampa la rivolta contro Gheddafi: è un romanzo bellissimo, da considerare già un classico.

Tre regaloni sono i costosi Meridiani Mondadori: il primo dedicato ad Agatha Christie,Fiabe gialle“, molti racconti e due importanti romanzi della regina del giallo; l’altro è “Drammi borghesi” di Henrik Ibsen, il grande drammaturgo norvegese (qui c’è tutto, da “Casa di bambola” agli “Spettri” più tanto altro); il terzo è “Tutti i racconti” di Raymond Carver, gigantesco scrittore americano considerato il padre del minimalismo (peraltro una categoria che non significa molto).

E se al vostro amico piace la letteratura americana potete regalare “Il cavallo” di Willy Vlautin (Jimenez): siamo in Nevada, profondissima e solitaria America; poi Joyce Carol Oates con “Il macellaio” (La Nave di Teseo) dove si va al centro della psiche; ancora il bellissimo “Per sempre” di Richard Ford (Feltrinelli); le dure riflessioni sull’America del grande Paul Auster, “Una Nazione bagnata di sangue”. E – sempre a proposito di Auster – si può anche regalare la sua ultima opera, “Baumgartner ” (Einaudi), mentre molto gradevole è “A New York con Paul Auster” di Giorgio Biferali (Giulio Perrone Editore), «un labirinto di passi senza fine», come lo scrittore da poco scomparso definiva la “sua” Nyc. Ancora, Shirley Jackson con “La strada dietro il muro” (Adelphi), ordinary people abbastanza mostruosa. Mentre c’è qualche dubbio sui vari best seller di Sally Rooney, che però piacciono molto: l’ultimo è “Intermezzo” (Einaudi).

Se invece al vostro amico piace la letteratura francese bisogna considerare – per andare sul facile – Valérie Perrin con il suo ultimo “Tatà” (Edizioni E/O), gran romanzo scritto con la consueta maestria, una ricerca su una zia morta nella quale emergono tanti fili sconnessi della memoria. Oppure lo struggente “Non piangere” di Lydie Salvayre (Prehistorica Editore) sulla guerra di Spagna del ’36. E naturalmente non si sbaglia mai regalando i vari ultimi Simenon, il grande scrittore belga che si associa alla migliore tradizione naturalistica francese: i titoli sono “Malempin”, “La prigione” e “La porta” (tutti Adelphi). Infine va citato anche “Triste tigre” di Neige Sinno (Neri Pozza), molto bello, molto intimo, molto forte.

Sul versante italiano, c’è sempre chi è un po’ così: freddino. Con i gialli Sellerio si va sul sicuro (Antonio Manzini, “Il passato è un morto senza cadavere”; Gaetano Savatteri, “La magna via”) e anche con Gianrico Carofiglio,L’orizzonte della notte” (Einaudi), dove affiorano i dubbi e le angosce in una Camera di consiglio. Melania Mazzucco è in uscita con “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi), sulle orme di una misteriosa attrice nei primi anni del Novecento: intrigante. Già da un po’ di tempo è uscito quello che per molti è il migliore scrittore italiano, Alessandro Piperno, con “Aria di famiglia” (Mondadori), magnifico romanzo che gira attorno alla figura del professore Sacerdoti e ai suoi fallimenti; va poi ricordata la vincitrice del premo Strega Donatella Di Pietrantonio,L’età fragile”, che trae spunti da un orribile episodio di cronaca che risale agli anni Novanta nel cuore dell’Abruzzo. Bello anche il romanzo di Marco Ferrante con l’affresco della sua terra, “Ritorno in Puglia” (Bompiani). Grande letteratura sulla più grande tragedia italiana è il quarto volume di “M” di Antonio Scurati,L’ora del destino” (Bompiani). Infine si segnala “Piedi freddi” di Francesca Melandri (Bompiani), dialogo immaginario tra una figlia e un padre con riflessioni profonde sulla guerra in Ucraina.

Ecco due raccolte di racconti di autori anche geograficamente lontanissimi: “Legami” dell’israeliano Eshkol Nevo (Gramma Feltrinelli) e “Corpi idrici” di Gerald Murnane, australiano (La Nave di Teseo). Andando in Russia emergono due libri poco noti: uno è di Kristina Gorcheva-Newberry, nata nell’allora Unione sovietica e poi emigrata negli Usa, “Una vita per noi” (Lindau), romanzone con echi čechoviani; e l’altro fu veramente un amico di Čechov, un grande scritture dimenticato, Ivan Bunin, con “La vita di Arsen’ev” (Medhelan). Ottimo il romanzo visionario dello svizzero Friedrich Dürrenmatt, “Greco cerca greca” (Adelphi), nel quale uno strano personaggio ai margini della società viene improvvisamente beneficiato da una fortuna inspiegabile.

È piaciuto – passando in Sudamerica – “Le dedico il mio silenzio” di Mario Vargas Llosa, alla ricerca di un misterioso chitarrista, sublime interprete delle radici musicali del Perù, viste come arma di un possibile riscatto di quel paese. Delicatissimo – andando in Giappone“Le ballate di Narayama” di Fukazawa Shichirō (Adelphi), mirabile esempio di poetica narrativa giapponese. Restando in Giappone, non può sfuggire “La città e le sue mura incerte” di Haruki Murakami (Einaudi): è un famosissimo scrittore che magari non piace a tutti, ma è in cima alle classifiche. Per un regalo di Natale va benissimo.