L'orrore nel villaggio vicino Kiev
Un mese nel bunker tra i cadaveri: “Persone morivano d’infarto o asfissia, si dormiva legati per non calpestare gli altri”
Un mese vissuto nello stesso bunker, al riparo dai bombardamenti e dagli attacchi dell’esercito russo. Trenta giorni vissuti nel seminterrato di 60 metri quadri di una scuola dove su oltre 300 persone presenti, 11 sono morte per infarto o asfissia, altre, almeno 8 civili, sono state uccise dalle truppe di Mosca e tenute lì, insieme ai vivi. E’ da brividi il racconto, riferito all’inviato dell’Ansa, di diversi abitanti di Yagydne, uno dei villaggi vicino a Lukashivka e Chernihiv, a nord della regione di Kiev. Il villaggio è stato distrutto dall’esercito russo che “hanno ucciso otto civili”.
A morire, per infarto o asfissia, anche 11 persone che per oltre un mese sono state nel rifugio di una scuola che ospitava in totale 380 civili. “Siamo stati per oltre un mese in 380 nel rifugio di una scuola, ma undici persone sono morte per infarto o perché non riuscivano a respirare. I soldati russi, tenendoci il fucile puntato, ci hanno permesso mano mano di seppellirli. Erano loro a darci il cibo dalle loro scatolette, mentre nelle nostre case hanno fatto razzie delle nostre cose: indumenti e roba da mangiare” spiegano.
Sull’argomento arriva anche il commento dell’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk che nel suo videomessaggio quotidiano racconta l’orrore della guerra che in Ucraina è arrivata al 47esimo giorno. “Mi ha colpito molto la storia di Lukashivka della regione di Chernihiv, che descrive come gli invasori trattavano soprattutto gli anziani. L’anziano Mykola, che ha più di 70 anni, testimone oculare, dice che quando i russi sono arrivati nel villaggio, hanno portato 140 persone nel seminterrato della scuola, il seminterrato di 60 metri quadrati. Non era permesso loro di uscire in cortile, e i morti erano tenuti lì insieme ai vivi. C’erano 50 bambini con loro, e così lui si legava con una sciarpa alla spalliera svedese quando dormiva, sospeso, per non calpestare nessuno accanto”. “Questo tipo di comportamento – aggiunge l’arcivescovo – non ha un futuro, e coloro che non onorano il padre e la madre, che non si prendono cura degli anziani, non possono avere la benedizione di Dio e non vivono su questa terra a lungo”.
L’arcivescovo ricorda poi il bollettino dei morti tenuto dalle Nazioni Unite: “Secondo gli ultimi dati dell’Onu, solo ufficialmente in Ucraina sono state uccise 1800 persone, ma la cifra reale – dice Sviatoslav Shevchuk- potrebbe essere molte volte di più, forse 10 volte, o anche maggiore, perché stanno cominciando solo ora a trovare i morti nelle città e nei villaggi liberati. Quasi 1500 persone sono ufficialmente scomparse, e non abbiamo notizie di loro. Potrebbero essere morti anche loro”.
Secondo infatti i dati diffusi dall’Onu, ad oggi le vittime civili del conflitto in Ucraina sarebbero almeno 1.842, tra cui 148 bambini. Lo rende noto nel suo ultimo bollettino l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), aggiungendo che i feriti sono almeno 2.493, di cui 233 minori. Le cifre, sottolinea l’agenzia Onu, sono sottostimate, viste le difficoltà negli accertamenti sul terreno.
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