C’è un Georges Simenon in ogni Paese, persino nel lontano Giappone. Il “Simenon giapponese” è stato Matsumoto Seichō, grande giallista scomparso ormai molti anni fa di cui Adelphi, che ha già pubblicato suoi altri lavori, rimanda in libreria “Un posto tranquillo” (trad. di Gala Maria Follaco) che non è solo un bel noir ma anche uno scandaglio nel profondo della società giapponese.

Ci sono tanti classici ingredienti del giallo: il mistero di una donna morta improvvisamente, in un quadro in cui tutto è troppo fuori posto, con il marito che si mette indagare, forse la moglie aveva un’altra vita, molto diversa da quella a lui conosciuta. In realtà il loro era un matrimonio tra persone fondamentalmente estranee, basato sulle apparenze, senza condivisione né intimità: «Per sette anni il loro matrimonio non era stato dei più appassionati, ma adesso che era morta si rendeva conto di quanto fosse importante per lui».

Alla fine, come si dice in questi casi, solo all’ultima pagina, dopo un lungo giro d’azione molto drammatica, verrà fuori una soluzione dell’enigma sorprendente. In questo romanzo ritroviamo i temi cari a Matsumoto Seichō: la vendetta, l’ossessione per un dettaglio inspiegabile, il timore di essere scoperti. Ma è il clima così rarefatto, dunque molto giapponese, che fa di questo romanzo un piccolo gioiello, quell’aria sospesa, umidiccia, che avvolge il mistero, cosa che, a pensarci bene, somiglia alle storie di Maigret quando si muove nella sua Parigi piovigginosa e inquietante.
Un bel noir cucito nella grande scuola letteraria giapponese.