Bujar Osmani, ministro degli affari esteri della Macedonia del Nord, ha un nome che pesa. Non solo ha lo stesso cognome della presidente del Kosovo, Vjosa Osmani (un’altra politica forte), ma ha anche creato e lavorato nel tempo per rafforzare l’immagine della Macedonia del Nord in Europa. È quindi uno dei protagonisti attuali nei Balcani; che sia amato o meno in questo articolo non è di rilevanza, qui si cerca di mettere in evidenza ciò che egli ha effettivamente compiuto. Bujar Osmani è nato l’11 settembre 1979 a Skopje, la capitale della Macedonia che allora era ancora una delle sei Repubbliche della Jugoslavia socialista e federale. Si è laureato nel 2004 alla Facoltà di Medicina, alla SS. Cyril and Methodius University, sempre a Skopje, dove ha subito iniziato la sua attività professionale come medico, presso la clinica universitaria. Ha potuto applicare la sua conoscenza diretta della prassi del sistema di sanità nel periodo 2008-2011 come ministro della salute. Dal 2011, ha nuovamente lavorato come chirurgo specialista. A differenza di tanti altri politici, Osmani ha quindi una conoscenza approfondita del settore sanitario.

Nel giugno 2017, Osmani è stato nominato vice primo ministro incaricato degli affari europei. Nel corso del suo mandato in questa carica, la Repubblica di Macedonia ha compiuto seri progressi verso la sua adesione all’Unione europea, come ad esempio il passaggio alla seconda fase del processo di stabilizzazione e associazione, diventando poi membro dell’iniziativa adriatica e ionica. Ma tutto ciò non è sempre stato semplice: la Macedonia del Nord è paese candidato dal 2005, però l’apertura dei negoziati è stata condizionata prima dalla Grecia per il cambio del nome (avvenuto nel 2018 grazie a Zoran Zaev – premier macedone che ha poi perso il supporto politico per questo, e Alexis Tsipras, premier greco), poi la Macedonia del Nord ha dovuto accettare il blocco francese, che rigettava la politica di allargamento. Ed infine è stata bloccata dal blocco bulgaro, dovuto alla necessità della Bulgaria di far inserire nella Costituzione macedone il gruppo etnico bulgaro come minoranza ufficiale.

Nonostante le difficoltà descritte, la Repubblica della Macedonia del Nord ha ottenuto il risultato fondamentale, cioè l’avvio dei negoziati di adesione con l’Unione europea. Nel luglio 2018, Osmani è stato nominato capo della delegazione nazionale e capo negoziatore con l’Unione europea, sotto la cui guida è stato avviato e completato con successo il processo di screening esplicativo con l’Unione europea, cioè la fase in cui la Commissione europea chiede al paese candidato tutte le informazioni dettagliate per il suo studio di fattibilità (di una futura adesione) su cui si baserà poi il negoziato, strutturato in capitoli tematici e con dei benchmark da raggiungere per ogni singolo settore.

Il 30 agosto 2020 Bujar Osmani è stato nominato ministro degli affari esteri. Dopo l’avvio formale dei negoziati di adesione all’UE, avvenuto finalmente nel settembre 2022, Osmani è stato ancora una volta nominato capo della delegazione nazionale. Osmani è quindi profondamente dedito alla causa dell’integrazione europea per la Macedonia del Nord, ma in quanto ministro degli affari esteri si è espresso molte volte anche sulle tensioni fra Kosovo e Serbia nonché in Bosnia-Erzegovina. A differenza delle controversie politiche nei paesi vicini, ha delle idee molto chiare rispetto all’ambito europeo, avendo dichiarato più volte che la migliore garanzia per l’identità macedone è l’adesione del paese all’UE dopo il suo ingresso nella NATO. Il problema? Che sia lui, albanese-macedone, a dichiararlo. La questione identitaria nei Balcani è sempre molto delicata perché troppo spesso ancora contestata e legata al controllo del territorio.

Riguardo le richieste dell’inserimento in costituzione delle minoranze etniche da parte della Bulgaria, e soprattutto alla domanda se ci sono garanzie che quest’ultima non avanzerà ulteriori richieste dopo l’eventuale adozione di tali modifiche costituzionali, Osmani ha risposto che nessuno può sapere cosa ci riserverà il giorno dopo. Tuttavia, Osmani ha una visione molto ottimista e tende a non specificare che garanzie per la minoranza bulgara già esistono, e sono tante. Vale anche per la popolazione albanese e per altri gruppi. Ovviamente la Bulgaria argomenta che queste garanzie non bastano, e insiste su questo punto.

Per Osmani, infatti, includere la minoranza bulgara in costituzione è fondamentale, poiché la Macedonia del Nord ha costruito un modello unico di democrazia multietnica funzionale. Egli interpreta i sondaggi che mostrano una grande maggioranza di cittadini contraria alle modifiche costituzionali come un rifiuto dell’incorporazione di conflitti politici identitari nel processo di allargamento dell’UE. In realtà anche questa opinione si potrebbe dibattere, considerato che i cittadini sono principalmente stanchi delle richieste di stati vicini nei confronti della Macedonia del Nord e non capiscono la politica “del veto” dell’Unione europea. Le modifiche costituzionali a favore di un altro gruppo non rappresentano invece una tale minaccia, ma rafforzano e ampliano la democrazia multietnica macedone. Nel frattempo, i cittadini hanno la sensazione che il processo di adesione all’UE sia diventato un bersaglio mobile e che si debba continuare a fare concessioni ai vicini mentre non ci vedono risultati positivi per la stessa Macedonia. La stanchezza della lunga attesa senza ottenere benefici importanti oltre all’assistenza è una sensazione condivisa in tutta la regione balcanica e nota come “stanchezza di pre-adesione”.

Nonostante la sua stanchezza, la Macedonia del Nord sta lavorando sui negoziati d’adesione e procede abbastanza spedita. Nel luglio 2022 si è tenuta la Conferenza intergovernativa sui negoziati di adesione con la Macedonia del Nord. La Commissione ha avviato il processo di screening. Nel dicembre 2022 si è svolta la riunione bilaterale finale di screening relativa al capitolo sui fondamentali. Nel marzo 2023 si è svolta la riunione di screening finale sul mercato interno. È notizia recente che Osmani si è espresso per un blocco temporaneo del patto Open Balkan, (una zona economica e politica tra Serbia, Albania e Macedonia del Nord fondata nel 2021, con l’obiettivo di aumentare commercio e cooperazione) se ci saranno prove definitive e inconfutabili del coinvolgimento della Serbia nell’attacco terroristico in Kosovo. La Macedonia del Nord si impegna dunque a supportare il vicino Kosovo, con cui condivide anche una parte sostanziale della sua popolazione.

Avrà la Macedonia del Nord veramente la possibilità di diventare membro dell’Unione europea? E se sì, quando? Questo rimane il nocciolo della questione. Osmani ha contribuito ad avvicinare il paese al suo obiettivo, in parte però, con il cambio della costituzione, si può dire che ha preso una posizione spiacevole per chi è stanco di cedere “ai ricatti” dei paesi vicini.

 

 

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.