Parte il gruppo istituito da Cartabia
Una vita migliore per i detenuti, la Cartabia al lavoro per riformare le carceri
Al via i lavori della quinta commissione istituita presso il Ministero della Giustizia per la riforma complessiva della giustizia: dopo quella sul penale, sul civile, sul Csm e sulla magistratura onoraria, adesso è la volta di quella per “l’innovazione del sistema penitenziario”.
L’obiettivo della Commissione, come leggiamo dal decreto che la istituisce, sarà la «rilevazione delle principali criticità relative all’esecuzione della pena detentiva e l’individuazione di possibili interventi per migliorare la qualità della vita delle persone recluse e di coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari, nella prospettiva del compiuto rafforzamento dei principi costituzionali e degli standard internazionali». La Commissione si occuperà altresì dei «bisogni formativi che interessano le diverse professionalità dell’amministrazione penitenziaria», compresa quella minorile e di comunità. Come per le altre commissioni, al termine dei lavori, previsto per il 31 dicembre, fornirà alla Ministra Cartabia delle proposte di modifiche sulla normativa primaria e secondaria e anche «nella prospettiva di formulazione di direttive da tradurre in circolari amministrative».
A presiedere il gruppo di lavoro ci sarà il professor Marco Ruotolo, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Roma tre. Con lui: i provveditori regionali Pietro Buffa e Carmelo Cantone, l’avvocato Antonella Calcaterra, la componente del Garante dei Detenuti Daniela de Robert, la comandante di polizia penitenziaria Manuela Federico, i magistrati di sorveglianza Fabio Gianfilippi e Antonella Fiorillo, il direttore dell’istituto minorile di Nisida Gianluca Guida, il consigliere di Cassazione Raffaello Magi, lo psichiatra Giuseppe Nese, la responsabile ufficio detenuti Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, Catia Taraschi, Elisabetta Zito, direttrice del carcere di Catania.
La Ministra aveva annunciato la commissione il 9 settembre scorso in collegamento con la Mostra del Cinema di Venezia: «oggi firmerò la costituzione di un gruppo di lavoro per iniziare ad affrontare specifici problemi sul carcere, a legislazione invariata». Il decreto sembrerebbe fare però un passo avanti rispetto alla prospettiva di lavorare “a legislazione invariata” perché si prevedono appunto interventi sulla normativa primaria. In cosa si concretizzeranno questi interventi è ancora da capire: una fonte interna alla Commissione, che ancora non si è riunita per la prima volta, ha ipotizzato che si lavorerà più sulla modifica dell’ordinamento penitenziario, come prospettato dalla stessa Ministra Cartabia nella sua visita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: «Ritengo che sia anche giunta l’ora di intervenire sull’ordinamento penitenziario e sull’organizzazione del carcere».
Dunque, stante anche l’attuale maggioranza che appoggia il Governo Draghi, non si andranno a discutere molto probabilmente questioni delicate e divisive che andrebbero a toccare ad esempio l’ergastolo o la liberazione condizionale o persino l’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario. Si cercherà di rendere dignitosa la vivibilità quotidiana della vita in carcere: puntando sulla formazione del personale per evitare, tra l’altro, un’altra Santa Maria Capua Vetere, ma anche semplicemente (!) garantendo docce e acqua corrente in tutte le carceri o potenziando le attività trattamentali. Un’altra fonte, giustamente, ci spiega, che è inutile illudere i detenuti facendo loro sperare in grandi riforme. La loro mancata attuazione creerebbe un malcontento maggiore di quello che stanno già vivendo adesso. La Guardasigilli lo aveva fatto intendere nella stessa occasione di Venezia: «Non potremo fare miracoli, ma è in atto un cammino».
Intanto l’associazione Antigone, il prossimo 20 settembre, con una conferenza stampa nel carcere di Rebibbia Penale, presenterà la propria proposta per un nuovo regolamento penitenziario: «più contatti telefonici e visivi, un maggiore uso delle tecnologie, un sistema disciplinare orientato al rispetto della dignità della persona, una riduzione dell’uso dell’isolamento, forme di prevenzione degli abusi, sorveglianza dinamica e molto altro. Un regolamento efficace e in linea con l’attualità dei tempi per garantire diritti alle persone detenute: dal diritto alla salute al diritto ai contatti con i propri affetti, ai diritti delle minoranze (stranieri, donne), ai diritti lavorativi, educativi, religiosi».
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