Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Giovanni de Angelis scrive la parola fine al processo che aveva per oggetto la manifestazione sportiva delle Universiadi, svoltesi a Napoli nell’estate del 2019. Archiviazione. Fine della gogna mediatica, fine delle inchieste show contro il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola. L’uomo più vicino al presidente Vincenzo De Luca era stato indagato per corruzione in uno dei filoni dell’indagine, quello sull’accoglienza degli atleti che hanno partecipato alla manifestazione sportiva. Come al solito anche in questa vicenda giudiziaria durata tre anni non sono mancate le classiche intercettazioni a strascico, tempi lunghissimi e una reputazione quasi distrutta. Uno dei titolari del fascicolo? Sempre lui, il pm Henry John Woodcock.

Insieme con lui anche il pm Francesco Raffaele. L’accusa è che l’hotel sia stato scelto come uno dei luoghi di accoglienza dell’Universiadi in virtù del rapporto privilegiato, fra Bonavitacola e Rocco Chechile, l’amministratore unico della società proprietaria dell’albergo, anche lui indagato per corruzione. Non solo, i fatti in esame riguardano le attività illecite poste in essere da Vincenzo Smeraglia e Rosaria De Bernardo (quest’ultima segretaria particolare del Vice Presidente Bonavitacola) e finalizzate ad assicurare al primo (figlio della De Bernardo, attualmente impiegato presso la società Alpitour) lo svolgimento di un incarico in occasione delle Universiadi. In particolare, veniva dapprima intercettata una conversazione tra Smeraglia e la madre nel corso della quale la seconda invitava il figlio, dopo aver discorso di come ‘rispam1iare’ oneri erariali, ad aprire una partita Iva in vista dell’incarico. Trascorsi pochi minuti, Smeraglia contattava Fabrizio Manduca, dirigente di Invitalia (struttura anch’essa coinvolta nella organizzazione delle Universiadi), con il quale discorreva di un incarico che avrebbe dovuto avere presso la Regione Campania in occasione della manifestazione sportiva.

Intercettazioni non utilizzabili, come si legge nel decreto di archiviazione: “Le sezioni Unite hanno fornito un’applicazione rigorosa del divieto ritenendo che il divieto di utilizzazione dei risultati di intercettazioni di conversazioni in procedimenti diversi da quelli per i quali siano state autorizzate le intercettazioni, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento dei delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”. Quindi, l’utilizzo di intercettazioni espletate in un distinto procedimento risulta dunque subordinato alla sussistenza di due insuperabili presupposti: primo dei quali è l’esistenza di una connessione rilevante tra l’ipotesi di reato per il quale le intercettazioni sono state in origine disposte e il reato diverso in ordine al quale le intercettazioni si intendono utilizzare.

«Il decreto di archiviazione fa seguito alla richiesta analoga avanzata dai pm circa sei mesi fa e chiude definitivamente la vicenda “Universiadi” – spiega l’avvocato del vicepresidente Bonavitacola, Andrea Castaldo – Per quanto riguarda la posizione di Bonavitacola, la motivazione conferma l’insussistenza di elementi anche indiziari relativi alla commissione dei reati. Le intercettazioni telefoniche, correttamente ritenute inutilizzabili, e l’attività investigativa, peraltro, non avevano fatto emergere nello specifico comportamenti illeciti”. E infatti il decreto dice: deve dunque pervenirsi a giudizio di insussistenza di elementi, anche indiziari, qui quali fondare nuove attività di indagine ovvero di sussistenza di estremi per procedere a impugnazione coatta. Si dispone quindi l’archiviazione del procedimento. “Restano sullo sfondo i consueti nodi irrisolti di tempi lunghi – conclude Castaldo – del discredito reputazionale, dei rilevanti costi di indagine per captazioni “a strascico”, ma questo è un altro discorso».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.