Ambulanze e 118
Uno spreco l’utilizzo del pronto intervento per i tamponi, ripensare l’assistenza
Tra le novità dell’emergenza Coronavirus c’è anche quella delle ambulanze usate per la consegna dei tamponi ai pazienti sintomatici. Iniziativa di “emergenza” avallata dalla Regione, su parere della task force. Ma non tutti sono d’accordo. “Noi come Cisl Funzione Pubblica lo consideriamo un uso improprio delle ambulanze e sarebbe utile – avverte il segretario regionale Lorenzo Medici – una puntuale verifica dei costi. Le ambulanze devono servire per i trasferimenti dei pazienti: quel personale non deve essere utilizzato per trasportare i tamponi che, fra l’altro, non sono neanche ingombranti. Con la pandemia c’è stato uno spreco di mezzi di soccorso perché per il trasporto del sangue e di organi da trapiantare vengono impiegate da tutte le aziende ospedaliere altri automezzi. Parlo di macchine mediche con lampeggiante e sirena.
Non vorrei che quest’uso improprio delle ambulanze sia stato determinato da problemi di fatturato e di opportunità. Fra l’altro, quando un’ambulanza trasportava un paziente Covid in ospedale, dopo veniva fermata per la sanificazione dell’automezzo”. A quarant’anni da quella che la Regione definì “guerra delle Croci”, portando avanti una battaglia tecnica e legale per chiudere la conflittualità esistente fra le tante associazioni e cooperative che si occupavano del trasporto infermi – spesso senza tariffe e senza controlli sulla propria organizzazione – la situazione è cambiata poco. Il numero unico del 118 in provincia funziona male: quando si chiede assistenza con un cellulare l’operatore telefonico mette l’utente automaticamente in contatto con la centrale napoletana dell’Ospedale del Mare provocando dannose perdite di tempo.
“Ogni Regione ha organizzato il servizio a macchia di leopardo. Invece il trasporto degli infermi va gestito inserendo l’organizzazione del 118 in un’agenzia regionale con un suo direttore – suggerisce Lorenzo Medici – come quella attiva in Sicilia dove ambulanze, elicotteri, motociclette e idroambulanze sono tutte pubbliche. Lì il personale che aveva i requisiti necessari e lavorava in convenzione è stato assorbito dal servizio sanitario regionale”. Mezzi di trasporto delle singole aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie e oltre 3mila posti di lavoro per autisti, medici e infermieri. Una proposta economicamente impegnativa per la Regione che potrebbe far sparire croci, associazioni e onlus che si occupano del trasporto infermi. La Cisl ha idee chiare e invita il governatore De Luca che in più occasioni si è ispirato a misure forti a intervenire. “I politici devono avere coraggio andando a toccare interessi che tutti vogliono combattere. Ma finora nessuno ha preso il toro per le corna”, chiosa il segretario Lorenzo Medici. Salerno nel suo territorio ha 72 ambulanze, tutte di proprietà del così detto volontariato. Circa 860 i dipendenti.
“È questa l’organizzazione da modificare perché non ha senso tenere in attività un sistema promiscuo di trasporto infermi con un volontariato mascherato – incalza Medici – che spesso nasconde un volontariato sottopagato. I titolari della convenzione per i dipendenti hanno un obbligo assicurativo che viene coperto con polizze da massimali minimi. Inoltre c’è un problema di qualità e di formazione del personale che deve garantire sicurezza. Oggi non regge il discorso del 118 promiscuo spiegando che i mezzi di soccorso costano tanto. Oggi per moto, ambulanze e barche esistono leasing che permetterebbero di avere mezzi di trasporto nuovi e sicuri. Non è vero che il privato è sempre più efficiente e costa meno: in Campania il trasporto-infermi è assicurato al 90 per cento in convenzione: anche questo ha messo in ginocchio il servizio sanitario pubblico”.
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