Facciamo chiarezza
Uranio impoverito: cos’è, cosa provoca e dove si trova. Il metallo pesante usato in guerra che terrorizza l’Europa
La giornata di oggi è stata caratterizzata dalla notizia di un presunto allarme per l’arrivo di una nube tossica e radioattiva verso l’Europa. Conseguenza secondo Mosca di un pesante bombardamento che ha colpito un deposito di munizioni all’uranio impoverito. Una notizia che ha fatto il giro del web corredata da immagini di un attacco russo avvenuto il 13 maggio nella regione di Khmelnitsky, ad ovest di Kiev, che ha provocato una gigantesca nuvola nera a forma di fungo atomico.
A supporto della tesi allarmistica, il Cremlino ha citato la Polonia dove, a suoi dire, si sarebbe già registrato un aumento dei livelli di radioattività nel Paese. Non è tardata però ad arrivare la smentita dell’Agenzia atomica polacca: “i picchi osservati negli ultimi giorni in Polonia, ma anche nel resto d’Europa, non sono insoliti” e si “verificano regolarmente” con le piogge.
Emergenza rientrata. Ma sta di fatto che il pericolo eventuale esiste perché effettivamente di proiettili perforanti con punte di uranio impoverito ne esistono eccome. Ma facciamo un po’ di chiarezza.
Uranio impoverito. Di cosa parliamo?
Esistono due tipi di uranio radioattivo: l’uranio 235 e l’uranio 238.
L’uranio 235 – è fortemente radioattivo e per tali ragioni viene utilizzato dalle industrie del combustibile nucleare e delle armi che cercano di estrarlo dal metallo naturale. Appena estratto, esso prende il nome di “uranio arricchito” e viene impiegato nelle barre di combustibile e nelle armi nucleari.
L’uranio 238 – dagli scarti del processo estrattivo, composto principalmente da uranio 238. L’industria bellica americana ed inglese ha utilizzato l’uranio impoverito durante le missioni, inclusa la Guerra del Golfo e nei Balcani.
Per via dell’alta densità riesce a penetrare l’armatura massiccia di un carro armato. Una volta esploso, la punta dell’uranio si disintegra per via del calore creato e le particelle di uranio impoverito iniziano a bruciare. L’uso del sottoprodotto derivato dall’arricchimento dell’uranio come rinforzo per i proiettili anticarro è una pratica comune in uso in molti paesi, compresa la Russia.
L’utilizzo dell’uranio in guerra, viola le convenzioni internazionali?
Questo genere di munizioni è classificato tra le armi convenzionali, la cui applicazione in guerra non è vietata da alcuna convenzione internazionale. Data la sua densità pari al doppio rispetto a quella del piombo, che rende le punte particolarmente resistenti, è in grado di perforare le corazze.
Il loro uso è quindi completamente legittimo. Al contrario di molte altre armi già usate da Mosca in Ucraina, come le bombe a grappolo, vietate dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo del 2010, o quelle incendiarie contro obiettivi non militari, non esplicitamente vietate ma il cui uso contro le infrastrutture civili è considerato un crimine di guerra.
Cosa succede all’organismo a contatto con l’uranio?
Gli effetti sull’essere umano sono devastanti. A cominciare dall’equipaggio che si trova all’interno dei carri armati. Oltre al rischio derivante dalle schegge di metallo, la possibilità di morire per soffocamento è molto alta. Anche a lungo termine le conseguenze sull’ambiente e sugli esseri umani sono terribili, sia per la sua radioattività sia per la tossicità del metallo. La conseguenza più probabile a lungo termine è che il metallo radioattivo si depositi all’interno dei polmoni provocando varie forme di cancro.
Per rilevare la presenza o meno di uranio impoverito, basta prelevare un campione di urina. Se il test è positivo si dovranno effettuare controlli sui reni, poiché il metallo tende a concentrarsi lì e potrebbe influenzarne la funzione.
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