Il Presidente turco Erdogan ha ricevuto i rappresentanti dell’Europa ed ha deciso di non dare una sedia a Ursula Van der Leyen. Certamente non si tratta di “ignoranza” di protocollo o delle istituzioni europee, che invece il Presidente turco ha frequentato per anni e che, quindi, conosce molto bene. Dal ruolo della Commissione europea, a quello del Consiglio, e via dicendo. Si tratta in effetti di uno sgarbo diplomatico e politico, che segue un po’ un trend diventato di moda. Trend cominciato da Putin, che ha espulso dei funzionari europei proprio mentre l’Alto Rappresentante Josep Borrell era in visita a Mosca o dal Premier inglese, Boris Johnson, che a fine gennaio rifiutava di dare lo status di diplomatico al Rappresentante dell’Unione Europea, che, peraltro ne ha diritto come in ogni altra parte del mondo. C’è chi sullo sgarbo alla Presidente Ursula Von der Leyen suggerisce che avrebbe dovuto lasciare l’incontro e uscire dalla stanza.

La mia opinione che agli sgarbi politici non si risponde con altri sgarbi politici, soprattutto nell’immediato. Certo è che anche il Presidente Michel non esce benissimo dalla vicenda; banalmente avrebbe potuto e non per galanteria, cedere la sua sedia alla presidente Von der Leyen, tanto per dare un netto segno di cosa sono le istituzioni in Europa. Oltre a questa vicenda, sarebbe a mio parere, però, più interessante ancora sapere quale fosse il tema dell’incontro e quali ne siano stati i risultati, cosa che ad oggi a me non è chiara. Restando intanto su quanto accaduto, è indiscusso che si sia trattato di uno sgarbo diplomatico forte e non so valutare adesso bene come le istituzioni europee vogliano o possano reagire. I rapporti tra la Turchia e l’Unione Europea hanno una lunga storia, con avanzamenti e battute d’arresto per responsabilità reciproche e sono molto tesi a partire almeno dal 2005, ma in Unione Europea si continua a ribadire che la Turchia ed Erdogan siano partner strategici. Ma l’Unione Europea non afferma il proprio ruolo se lascia che le proprie istituzioni vengano trattate in questo modo.

Che poi quando fa gioco ad esempio sul problema dei migranti, l’Unione Europea, “senza colpo ferire” ovviamente sostiene finanziariamente la Turchia, ma per altri versi neanche l’ultima dichiarazione del Vertice dei Capi di Stato fa notare alla Turchia che l’uscita dalla convenzione di Istanbul è un passo negativo e importante per gravità. È però certo qualcosa andrà pure fatto, cominciando per esempio a preparare un po’ meglio e nei dettagli le visite in Paesi ostili, ossia in quei paesi che, da Putin ad Erdogan, ci vogliono significare che l’Europa in quanto tale da loro non è riconosciuta, in una sorta di crociata populista contro il potere federale europeo, e che l’unica cosa che conoscono sono i rapporti con gli stati nazionali e gli Stati membri, impersonati dal Presidente Michel.