“Pagare o morire”. Concedevano prestiti a tassi usurari impressionanti e per ‘invogliare’ le vittime a pagare spesso riportavano l’esempio di un imprenditore che negli anni passati (luglio 2018), vessato dalle continue richieste usurarie ed estorsive, era arrivato a togliersi la vita.
Due donne, sorella e nipote di Francesco Maglione, 60enne ras del clan Ferrara di Villaricca (Napoli) deceduto nei giorni scorsi a causa di problemi di salute mentre era agli arresti domiciliari, sono finite in carcere, destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nord al termine delle indagini coordinate dalla Procura competente, guidata dal facente funzioni Carmine Renzulli, e condotte dalla Squadra Investigativa del commissariato di polizia di Giugliano-Villaricca. Indagini partite in seguito alla denuncia di una delle vittime di usura.
Le due donne risultano indagate per il reato di usura in concorso con Maglione, già indagato in passato per fatti analoghi. Nella loro abitazione sono stati trovati oltre 160mila euro, nascosti in più punti della casa. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, attraverso anche attività di intercettazione, è emerso che le due donne concedevano prestiti ad amici, parenti e conoscenti dietro il pagamento di interessi altissimi, obbligando spesso le vittime a versare periodicamente rate a solo titolo di interessi sul debito.
Nel caso in questione, ovvero relativo all’imprenditore che ha poi denunciato tutto, a fronte di un prestito di 10mila euro la vittima era obbligata a restituire nel giro di appena due anni ben 26mila euro oltre a grossi quantitativi di beni alimentari, recapitati gratuitamente e con cadenza settimanale. E quando la vittima tentennava e mostrava difficoltà nel pagamento, madre e figlia ricordavano l’esempio di un imprenditore che pochi anni prima, nel luglio 2018, era arrivato a togliersi la vita. “Pagare o morire” in sintesi.