L'ipotesi dell'obbligo vaccinale
Vaccini ai ragazzi, meglio puntare su bus più sicuri
I princìpi della ragionevolezza e della proporzionalità non sono solo raccomandati dalla Costituzione e dal diritto sovranazionale, ma sono elementi che caratterizzano il buonsenso e forse andrebbero usati da chi, in queste ore, sta avanzando ipotesi estreme come l’obbligo vaccinale per riaprire a settembre le scuole in presenza. Sgombriamo subito il campo dal possibile pregiudizio, chi scrive si è vaccinato e dunque non ha il profilo adatto per essere scambiato per un “no-vax”. Però, a 46 anni, ho fatto una scelta consapevole soppesando rischi e benefici. Sostengo insomma che occorra usare lo stesso metro per i nostri bambini e adolescenti.
Lo studio di Pfizer che ha coinvolto 2260 volontari dando il via libera alla profilassi per gli adolescenti, ha sì certificato l’efficacia del farmaco al 100% con effetti collaterali simili a quelli degli adulti, ma ha anche evidenziato che il 99% dei ragazzi a cui è stato somministrato il placebo, non ha sviluppato la malattia. Dunque, almeno ad oggi, stiamo parlando di una vaccinazione di massa su 9 milioni di studenti di cui l’1% potrebbe essere contagiato dal virus con effetti sintomatici. Ci sono però altri due argomenti forti tra i sostenitori della vaccinazione obbligatoria per gli adolescenti. Il primo è lo stesso con cui si sono chiuse le scuole durante i lockdown per un periodo così lungo che non ha eguali in Europa: i ragazzi che contraggono il virus, pur non sviluppando conseguenze gravi nel 99% dei casi, possono contagiare i più fragili ovvero i più anziani. Argomento un tantino contraddittorio dato che un po’ tutti i media ogni giorno ci rassicurano sulla efficacia dei vaccini in circolazione anche contro le varianti. Per quanto vi sia comunque la possibilità di contagio, la campagna vaccinale mette al riparo (almeno così dicono gli esperti) dalle patologie più gravi. Quindi da cosa dobbiamo ancora proteggerci? Da un raffreddore? E domani? Da un’infezione da graffio di unghia? Più che un’isteria sembra che siamo affetti da un’ipocondria di massa.
L’altra questione è che “non conosciamo gli effetti a lungo termine della malattia, nemmeno sugli asintomatici”. Questo è vero, ma nemmeno conosciamo gli effetti a lungo termine dei vaccini. Per cui su quali basi abbiamo deciso che il primo rischio è più grave del secondo? Ferma restando la libertà individuale di ogni singola famiglia e soprattutto di ogni singolo ragazzo di valutare il proprio rapporto rischi/benefici, in applicazione dei princìpi di ragionevolezza e proporzionalità ci sono alcuni interventi molto meno invasivi che non si sono attuati fin qui, preferendosi soluzioni improbabili come quella dei banchi a rotelle. Negli istituti è abbastanza semplice garantire il distanziamento, così non è e non sarà mai nel trasporto pubblico. Per questo non solo le Associazioni che si occupano di Ncc e Bus Turistici, ma anche, ad esempio l’Associazione Presidi e alcune organizzazioni genitoriali, da mesi, propongono progetti di “door to school”. Con la collaborazione degli istituti, è possibile organizzare un trasporto dedicato di gruppi da casa a scuola e viceversa. In questo modo si evitano gli assembramenti, si opera un tracciamento, si può misurare la temperatura e se necessario, anche controllare e/o eseguire tamponi rapidi, specie se arrivassero i salivari.
Certo che vaccinare tutti è più semplice, ma francamente, quando si tratta della salute delle prossime tre generazioni, la semplicità rischia di trasformarsi in superficialità e questa non dovrebbe essere un elemento significativo nel prendere decisioni così importanti specialmente se sei un medico e non solo una star tv. A proposito di medici, Il prof. Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani ha esortato ad intervenire sui trasporti, «perché se facciamo in modo che lo strumento di mobilità sia insicuro saremo sempre punto e accapo». Gli ha fatto eco il noto infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli ha così risposto alla domanda diretta: «Professore, a settembre a scuola solo se vaccinati?» «No, a scuola con controlli più frequenti, speriamo di sdoganare i tamponi salivari». Ecco, se lo dice lui che è considerato uno dei più “prudenti” se non tra i più tenaci “chiusuristi”, credo non ci sia altro da aggiungere.
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