“Dobbiamo spingere Big Pharma a onorare gli impegni”, ma allo stesso tempo “non deve accadere che arrivino le dosi e non abbiamo chi le somministra” perché “tra due settimane staremo a 300 mila dosi al giorno. Ad aprile si incrocia un consistente arrivo di vaccini con la verifica delle capacità dei vaccinatori e dei punti di vaccinazione. Se il sistema regge, e mi porta ad avere 500 mila vaccinazioni al giorno a fine mese, a fine settembre chiudo la campagna“. 

Sono le parole del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza Covid scelto dal premier Mario Draghi, che in una intervista al Corriere della Sera racconta come ha trovato “un’Italia che vuole uscire in fretta dalla pandemia” ma “ora è chiaro che bisogna mettere al sicuro le nostre radici: gli anziani; e poi i più vulnerabili”.

Per l’erede di Domenico Arcuri la svolta arriva “nel piano strategico del ministero della Salute condiviso con la struttura commissariale: abbiamo messo un punto fermo su chi deve essere vaccinato in priorità. Adesso è stato recepito dai presidenti di Regione e dai loro responsabili sul territorio per le vaccinazioni”. 

Quanto a quelle che definisce “sollecitazioni, ai limiti della pressione” che lo stesso Figliuolo ha subìto da parte di ordini professionali per cambiare il piano vaccinale, il generale ha sottolineato che “non ci sono più margini: se abusi ci sono, sono voluti. Che poi ci sia qualche nepotismo… io non so come uno possa dormire la notte sapendo che avrebbe potuto salvare una vita e invece ha dato il vaccino all’amico. Lo trovo inqualificabile”.

Quanto alla possibilità di produrre in Italia le dosi di vaccino, il commissario spiega che il governo e la struttura commissariale hanno censito “420 siti produttivi che possono entrare in campagna vaccinale” mentre sul fronte dei vaccini in azienda ribadisce che “si farà quando avremo messo in sicurezza chi ha più probabilità di esito negativo per questa malattia. Quando arriveremo a quel punto, vaccineremo in parallelo”.

Redazione

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