Prima dell’estate saranno vaccinati tutti gli ultra 60enni. È la promessa che Domenico Arcuri, il supercommissario all’emergenza ha fatto: “Gli anziani che hanno da 80 anni in su sono circa 4 milioni e 400mila, dai 60 ai 79 sono circa 13 milioni. Le dosi di vaccino di cui noi disporremmo ci permetteranno già nel secondo trimestre del 2021, e cioè subito dopo la prima ondata, di concludere la vaccinazione per queste persone”, ha detto.

Intanto durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Dpcm con tutte le novità per il Natale anche Giuseppe Conte ha parlato di vaccini, sostenendo che non saranno obbligatori. “Siamo per la facoltatività della vaccinazione”, ha spiegato il premier a proposito della campagna di vaccinazione che il governo sta organizzando per le prossime settimane. “C’è un principio di autodeterminazione anche sul piano terapeutico e noi dobbiamo salvaguardarlo fino agli estremi limiti. Io sono per questo approccio. Se la curva dei contagi non lo richiederà non sarà necessario imporre un trattamento sanitario obbligatorio e cercheremo fino all’ultimo di preservare la facoltatività della vaccinazione”. Ma, alla vigilia dell’enorme campagna di vaccinazioni, volendo o no, chi può e chi non può fare il vaccino?

GIA’ CONTAGIATI – La comunità scientifica attualmente è divisa in due su questo. “Sono dell’idea – spiega al Mattino il professor Fabrizio Pregliasco, virologo – che possa fare il vaccino anche chi è stato contagiato, perché comunque rinforza la risposta immunitaria. Dovremo inoltre capire: l’immunità è sterilizzante? Se lo è, vale la pena vaccinare subito chi contagia di più, i giovani, altrimenti meglio proteggere in primis i più deboli”. Secondo Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, invece “chi ha avuto il Covid non deve vaccinarsi perché ha sviluppato anticorpi naturali, semmai dovrà controllarne il livello”. In ogni caso chi si vaccinasse pur avendo avuto l’infezione non correrebbe nessun rischio.

Ippolito è scettico sull’ipotesi di vaccinare prima i giovani per evitare che facciano circolare il virus: “Siamo in tempo di guerra ed è meglio evitare le morti vaccinando prima gli anziani”. Il professor Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive a Genova: “Dobbiamo vaccinare sia chi non ha mai fatto l’infezione da Sars-CoV-2 sia chi l’ha già fatta. Dunque anche chi ha già gli anticorpi perché non si sa per quanto tempo durino”.

GLI IMMUNODEPRESSI – Nei pazienti in cui il sistema immunitario è compromesso come per chi si sottopone a chemioterapia il vaccino potrebbe essere inutile perchè non hanno abbastanza anticorpi da attivare con il vaccino. Ma non è detto: “È possibile che questo tipo di paziente possa essere un po’ meno sensibile ai vaccini ma comunque è meglio che siano vaccinati perché si riduce il rischio di contrarre un’infezione, che, nel caso del Covid, potrebbe avrere effetti peggiori”, ha detto Francesco Merli, Direttore SC Ematologia, Arcispedale Santa Maria Nuova, Reggio Emilia e Presidente Fondazione Italiana Linfomi.

DONNE IN GRAVIDANZA – Il governo del Regno Unito, dove il vaccino di Pfizer-BioNTech è stato autorizzato in modalità emergenziale, ha pubblicato due documenti in cui raccomanda di non vaccinare le donne durante la gravidanza: i test effettuati ad oggi non coprono queste categorie di persone.

HANNO LO STESSO EFFETTO SU TUTTI? – “Se in un soggetto un certo tipo di vaccino non funziona, è verosimile che possa usarne uno differente”, ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma intervistato da Rai Radio 1.

QUANTI VACCINI CI SONO? – Attualmente sono vari i vaccini che hanno dimostrato una certa efficacia. I nomi più ricorrenti sono Moderna, Pfizer e AstraZeneca. L’Italia ha acquistato 30,2 milioni di dosi del vaccino di Curevac (7,4 milioni già nel primo semestre). Si tratta di una azienda tedesca, il cui vaccino (come Pfizer e Moderna) usa la tecnica innovativa dell’mRna. Rispetto a Pfizer è più indietro, perché l’esito della fase 2/3 è atteso per il primo trimestre del 2021. Poi c’è quello multinazionale Johnson&Johnson sono attesi in Italia 14 milioni di dosi nel secondo trimestre del 2021 e 32 nel terzo. La sperimentazione è in fase 3 (quindi la parte conclusiva), entro dicembre-gennaio è atteso l’esito, si basa sull’uso di un adenovirus. I test prevedevano la somministrazione di una sola dose, ora si sta provando con due.
Infine il colosso francese Sanofi con la britannica Gsk. Il piano guarda al secondo semestre 2021, quando, se la sperimentazione sarà soddisfacente, arriveranno 40 milioni di dosi. Si sta avviando la fase 3 della sperimentazione.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.