Vaccino e eutanasia, il mio corpo è mio: fermiamoci a riflettere

La battaglia sul, o meglio, per il Green pass potrebbe essere solo agli inizi. Gli assalti e gli scontri, le prese di posizione più o meno violente e strampalate in fondo rappresentano un piccolo microcosmo che si potrebbe anche ignorare, se non fosse che dietro le linee dei renitenti al vaccino sono asserragliati qualche milione di cittadini. Qualche milione, non le poche migliaia che strepitano, urlano, fanno a botte con la polizia. Occuparsi di questi è, tutto sommato, un gioco da ragazzi. Non appena la scure giudiziaria sarà piombata sui più violenti ed esagitati, tutto si placherà. Già l’operazione di polizia condotta alcune settimane or sono sulle reti social e il tintinnare di un’imputazione per terrorismo aveva sopito tanti bollori barricaderi; qualche arresto renderà più esplicito il messaggio.

Però non ci sono solo facinorosi e violenti tra quei 5 milioni scarsi di italiani. Ci sono lavoratori, casalinghe, madri di famiglia, cittadini onesti e persone perbene, tutte racchiuse insieme in quella gigantesca bolla che si vorrebbe far esplodere con lo spillo del Green pass. Un’astuzia che sarà certo servita a convincere tanti ragazzi a vaccinarsi, tanti lavoratori a cedere, ma che da oggi inizia a mostrare tutti i segni della propria debolezza. Era uno stratagemma senza una strategia e oggi se ne coglie tutta la fragilità di fronte al ricatto che proviene dalle frange più agguerrite di un corporativismo che scavalca qualunque sindacato, e si fa beffe di ogni proclama o rassicurazione e pretende tamponi gratis per tutti.  Si inizia a cedere e sarà così nei prossimi giorni, sino a quando il fronte della fermezza dovrà fare i conti con l’impossibilità di privarsi di centinaia di migliaia di lavoratori in un sistema economico interconnesso che da un battito di ali nel porto di Trieste vede una tempesta abbattersi sulle industrie del Nord-est.

Perché tutto questo abbia un senso bisognerebbe tenere distinte le pseudo ragioni scientifiche che alimentano i no vax, i loro discorsi, le loro chat, i loro ambigui canali social da quello che è, invece, il fondamento ultimo del loro dissenso. Finora è stato semplice irridere la protesta prendendo a pretesto le sciocchezze che vengono diffuse contro i vaccini o l’inconsistenza dei personaggi che dovrebbero alimentarne il retroterra scientifico. Ma di fronte a una solida e compatta falange di cittadini che non sono disponibili a mettere a disposizione il loro corpo per poter continuare a lavorare, che sono pronti a subire la sospensione dello stipendio per non ricevere il vaccino, sarebbe bene fermarsi a riflettere prima di passare alle maniere forti o di arrischiarsi in una disonorevole marcia indietro. Il corpo umano è intangibile. La fisicità di ciascun essere è al centro di complesse e tormentate discussioni; un crocevia denso di implicazione.

A esempio, eutanasia e vaccino hanno un comune, non così labile, comune denominatore; in tutti e due i casi si discute del diritto che ciascun uomo ha di disporre del proprio corpo, della vita stessa che lo attraversa. Persino la donazione d’organi tra viventi è soggetta a regole rigidissime per evitare il mercimonio di pezzi dell’essere nella sua inarrivabile perfezione. Certamente ragioni sanitarie possono consentire di comprimere questo diritto, di agire sul corpo. All’infermo di mente che mette in pericolo se stesso o gli altri si possono applicare coercizioni (il Tso); così legittimamente si può imporre una vaccinazione di massa con una legge approvata dal Parlamento. Non si è scelto questa strada, si dice, per ragioni tutte politiche, ma la verità è che nessun vaccino ha veramente superato la fase sperimentale e può dirsi conosciuto in tutti i suoi effetti collaterali e, quindi, neppure per legge può imporsi a un’intera nazione di sottoporsi a un trattamento sanitario non interamente sotto controllo.

Tutti quanti abbiamo optato per il vaccino lo abbiamo fatto consapevolmente, firmando un complicato e minuto modulo di consenso informato con cui siamo (anche) entrati formalmente in una gigantesca operazione di sperimentazione su larga scala; la più grande che si sia mai vista. In Israele la Pfizer ha negoziato con quel governo, addirittura, l’acquisizione di tutti i dati sanitari della propria popolazione. È tutto legittimo ed è tutto, purtroppo, necessario. Sicuramente i vaccini sono innocui e non ci saranno conseguenze su larga scala e nel medio periodo.

Ma questo è un auspicio e non una certezza scientifica; una speranza non una rassicurazione che nessuno, infatti, ha finora esplicitamente dato; tant’è che si continuano a compilare i moduli di consenso informato che una vaccinazione obbligatoria, ovviamente, esclude per definizione.  In questo scenario non si tratta di irridere le idee dei no vax , non si tratta di garantire a costoro un’ovvia libertà di opinione, ma di comprendere che  la macchina statale si deve arrestare quando si arriva alle soglie del corpo di ciascun essere umano e della sua volontà di conservarlo intangibile, fosse pure da un ago.