Perché l'ex presidente ha scelto l'amico del figlio...
Vance è l’erede di Trump: dall’odio per l”‘Hitler americano” a quello per Cina, Ucraina e migranti
In passato detestava The Donald, mentre ora è candidato come vice. È favorevole alle armi, ma ignora il supporto militare a Kiev. La coppia repubblicana insidia anche la Cina
Lo aveva definito l’Hitler americano, un uomo disgustoso la cui cultura avvelena come l’eroina e ora è in ticket con lui come candidato vicepresidente. Si chiama J.D. Vance e ha la barba. Trump – come in Italia il primo Berlusconi – ha una diffidenza istintiva per i barbuti, gente disordinata e di sinistra. Ma Vance non è di sinistra. È un conservatore. Però ci si chiede: come ha fatto a cambiare così radicalmente opinione? Prima di tutto è stato per anni molto amico di Donald Jr, figlio di Trump. Poi ha conosciuto il tycoon e sembra che i due si siano annusati con curiosità crescente. Vance è un giovanotto non ancora quarantenne e, se eletto come numero due di Trump, diventerebbe il più giovane inquilino della Casa Bianca nella storia.
Il leader che ama sparigliare
Si sa che da poco più d’un anno si era integrato politicamente con The Donald, come lo chiama Melania, e che Trump dia molto ascolto a suo figlio e omonimo. E poi a lui – come sanno fare soltanto i veri leader – piace sparigliare: avere in simpatia chi lo odiava e silurare qualcuno di cui non si fida. Sa giocare a biliardo e a scacchi. Coltiva il senso della sorpresa e della precisione. Ma andiamo con ordine.
Donald Trump si è presentato lunedì alla Convention repubblicana di Milwaukee – sala fastosa, con azzurro dominante come la cravatta di J.D. Vance e bandiere a volontà – con un orecchio impecettato da un cerotto quadrato bianco per coprire la ferita all’orecchio provocata da una delle prime pallottole sparate sabato sera dall’attentatore, un ragazzo di appena 20 anni che ha lasciato un video in cui diceva: “Odio i repubblicani, odio Trump”. Sapeva di morire ed è morto. Al liceo era stato un genio in matematica e aveva un’aria dimessa.
Anche Vance odiava Trump
In fondo anche Vance era uno che odiava Trump e oggi è candidato alla vicepresidenza ed essendo giovanissimo ha tutto il diritto ai sogni proibiti: essere il successore di Donald Trump per due mandati.
Un interessante sondaggio avverte che, se fino a pochi anni fa tutti i ragazzi americani sognavano di diventare presidente, oggi il sogno sembra infranto. Essere l’abitante della bianca magione di Pennsylvania Avenue è visto dalla maggior parte degli adolescenti come un’aspirazione ridicola. L’istituzione non fa più sognare e l’America si regge sempre per un sogno. Chi aspira alla leadership – si chiami John Fitzgerald Kennedy o Martin Luther King, o Ronald Reagan o Barak Obama – deve ispirare sogni. E pallottole. Essere presidente significa chiamare il dito sul grilletto perché l’America è e resta un paese col fucile in mano e mai la gente civile di New York, San Francisco o Los Angeles riuscirà a convincere il Midwest, o il West, a discarnare. Ma questo è un altro discorso. Trump è favorevole alle armi, Vance pure e questo è il comune sentire. Due anni fa il senatore repubblicano (e figlio di emigrati cubani in fuga da Fidel) Ted Cruz provocò uno scandalo con il video in cui lui abbrustoliva il bacon sulla canna della sua mitragliatrice Browning da giardino. Trump e mister Vance sono a favore di tutti i pezzi forti dell’identità americana rurale.
L’odio in comune per Cina e Ucraina
Vance ha sempre avuto un forte punto di contatto con Trump in politica estera: odia sia la Cina che l’Ucraina. Mentre tutta la politica di Biden è stata e resta una politica alla ricerca disperata di un accordo con la Cina, i due sono per la linea dura. Trump accolse Xi Jinping nel suo castello incantato di Mar-a-lago, a pacche sulla schiena e mostrandogli la sua imponenza imperiale (ad armi pari col leader cinese), cercò di impressionarlo autorizzando l’unico ricorso alle armi della prima presidenza Trump, sparando una salva di missili su un campo d’aviazione siriano senza ammazzare nessuno. Doveva essere un messaggio destinato a Putin, che colonizzava la Siria, e un colpo di teatro per il presidente cinese che non battè ciglio. Trump si portò a casa a Mar-a-Lago anche il piccolo tiratore di razzi Kim Jong-un, leader supremo del regime ereditario e comunista della Corea del Nord. Ora Kim è diventato fornitore di armi a Putin, come lo è il leader cinese. E si può essere certi che una vittoria della coppia Trump-Vance metterebbe sotto stress l’alleanza economico militare cino-russo-coreana.
L’Europa e la sicurezza gratuita
Ma Vance, come Trump, detesta l’Ucraina e più ancora il costo del sostegno americano che pesa sul Bilancio americano. A Vance non importa, come a Trump, un fico secco dell’Europa considerata un nido di sfaccendati miliardari che pretendono sicurezza gratuita dagli Stati Uniti. Vance ha scritto che “la Cina ha costituito la più grave minaccia straniera agli Stati Uniti” provocando immediatamente la reazione infastidita di Pechino. “Ci siamo sempre opposti all’uso della Cina come argomento da giocarsi nelle elezioni americane”, ha detto ieri il portavoce del ministero degli esteri cinese Line Jian. Vance in Cina è ben noto per il suo libro di successo “Hillbilly Elegy” tradotto dopo l’elezione di Trump nel 2016: diventò un best seller nella Repubblica popolare cinese scalando il settimo posto tra le biografie nel 2017, un rango stabilito attraverso un complesso algoritmo capace di calcolare la graduatoria di tutti i libri del mondo in ogni giorno. Il libro di Vance è stato letto voracemente e citato quasi ossessivamente in Cina perché considerato il testo-chiave per spiegare sia la popolarità di Trump che il problema della povertà negli Stati Uniti.
Il libro di Vance e la Cina vulnerabile
In una delle recensioni cinesi tornate alla ribalta in queste ore si legge che “la perdurante divisione di classi sociali ha cambiato la direzione della politica americana usando la Cina come problema, come minaccia, come conto aperto da regolare”. Questo è il primo effetto Vance: la Cina si sente vulnerabile e sa che la nuova coppia repubblicana potrebbe lasciare andare in malora l’Ucraina invasa e potrebbe minacciare il cuore pulsante di Pechino. Il New York Times scrive che la scelta di Vance come vicepresidente è dovuta proprio alla fama di questo libro, che è andato esaurito in Cina, il cui prezzo in copertina nella versione online è salito di sette volte.
Perché Trump ha scelto Vance
Vance inabissava una cravatta celeste-madonna su una camicia candida, con un volto raggiante incorniciato da una barba impeccabile. C’è un accanimento di interpretazioni e ipotesi sul significato politico della scelta del possibile vicepresidente. E la risposta valutata anche dai giornali inglesi è che con la scelta di Vance, il partito repubblicano ha definitivamente chiuso l’epoca dell’old establishment radicato nel reaganismo conservatore. Il che significa che il Grand Old Party immaginato e ristrutturato da Trump è un partito rivoluzionario e non conservatore. È un partito fortemente aperto ai neri ma che ha le sue radici nell’americano bianco e povero. Difficilissimo per noi ricondurre questi parametri ai nostri, peraltro decrepiti, secondo cui sei tanto di destra quanto sei fascista e tanto di sinistra quanto sei comunista. Nulla di tutto ciò.
Il nuovo GOP: la strenua difesa del ceto medio
L’ideologia dei Trump (padre, figlio e ora anche il circolo dell’Ohio guidato da Vance) è di strenua difesa del ceto medio, chiuso drasticamente all’emigrazione clandestina, benché il GOP sia oggi popolato dagli emigrati messicani regolari, che vedono come il fumo negli occhi e un’aggressione al salario la pressione di coloro che passano la frontiera. Su questo terreno Vance rappresenta la versione americana del nuovo primo ministro inglese laburista Keir Starmer che, benché socialista, è totalmente ostile all’emigrazione clandestina. Ed è un fenomeno su cui riflettere, questo della collocazione a destra o a sinistra di tutti coloro che – pur dichiarandosi socialisti o laburisti – non vogliono concedere nulla agli arrivi clandestini.
Gli ultimi sondaggi
Per ora, malgrado il gigantesco spot dell’attentato, la forbice tra Biden e Trump non si è allargata: il repubblicano dopo l’attentato guida le intenzioni di voto con il 46% e il democratico Biden (senile e pasticcione) lo segue solo di tre punti. Dunque, i giochi non sono ancora fatti e tutto è da vedere in tempi di continui shock nazionali e internazionali.
© Riproduzione riservata