Non esclude il ritorno nell’esercito Roberto Vannacci, ma intanto spegne un’altra polemica. L’eurodeputato della Lega, ha risposto attraverso una lettera al Corriere della Sera al giornalista Carlo Verdelli, che aveva sollevato dubbi sulla compatibilità tra il ruolo di europarlamentare e la sua posizione nell’esercito italiano. “In merito al suo suggerimento di dimettermi dall’Esercito – scrive Vannacci – preciso che nessuna legge o normativa mi impone di farlo”.

L’attacco del generale prende in considerazione l’assenza di precedenti: “Non mi risulta, peraltro che, in passato, siano state richieste le dimissioni di altri militari o magistrati che hanno espresso pubblicamente le loro idee o che hanno partecipato attivamente alla vita politica del Paese.Il suo consiglio appare quindi privo di fondamento sia per normativa che per storia. L’ordinamento vigente, infatti, prevede che sia i militari che i magistrati possano partecipare alla vita politica e descrive le modalità e le procedure peculiari affinché ciò possa avvenire. Questa è l’essenza della democrazia che, per definizione, attinge la classe dirigente dal popolo, non dalle élite avulse dalla società e non preclude ad alcuno la partecipazione politica. Vorrei inoltre rassicurarla – continua Vannacci – che le mie dichiarazioni e, soprattutto, le mie azioni sono sempre state conformi ai miei doveri istituzionali e alle leggi dello Stato. Infatti, tutti i giudici richiesti di vagliare le mie condotte hanno finora sempre confermato la correttezza del mio operato”.

Servitore della Patria

Ponendo al centro il suo ruolo di ‘difensore della patria’, prima nell’esercito, ora in altro ruolo – contribuendo al suo benessere –  Vannacci ripete che ‘non è improbabile che un giorno possa tornare al servizio militare: “Seguiterò a promuovere e difendere i valori fondamentali della libertà, della democrazia, della giustizia, della libera espressione del pensiero (sempre messa in discussione da chi, a parole, si professa democratico — solo ultimamente, dal sindaco di Nichelino) e del rispetto della dignità umana. Non è improbabile che un giorno io possa tornare al servizio militare attivo — come fece Cincinnato tornando alle sue terre”.

“Pretendere che un politico debba essere esclusivamente un politico, privo di esperienze in altri campi e incapace di tornare a tali attività, imporrebbe forti limitazioni partecipative alla vita pubblica del Paese a chi ha scelto la professione di militare, di professore o di magistrato – tuona Vannacci -. Di sicuro, la mia attività attuale è ispirata dallo stesso desiderio che ha caratterizzato la mia carriera militare: la difesa dell’Italia, prima in armi e ora contribuendo al suo benessere, e la protezione dei suoi valori fondanti che tutelavo rischiando la vita sui campi di battaglia e ora difendo esprimendomi dallo scranno di Bruxelles”.

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