Fresco del nuovo incarico, non senza polemiche, a Capo di Stato Maggiore del comando delle forze operative terrestri, il Generale Roberto Vannacci in una intervista a La Stampa dimostra di avere le idee confuse sia sul patriarcato che sul femminicidio e le presunte condanne maggiori che vengono inflitte a chi uccide una donna. “Se l’omicidio di una donna diventa più grave di quello di un uomo, si vìola il principio di applicazione universale della legge” commenta Vannacci. La giornalista, Simonetta Sciandivasci precisa che “il femminicidio non è punito in maniera più grave di un omicidio”. Ma Vannacci insiste (“Sì che lo è”) salvo poi arretrare (“Mi sembra che sia così”) e infine ammettere (“Mi sono sbagliato”).
Per il generale autore del bestseller “Il mondo al contrario“, che ha venduto 230 mila copie “ufficiali, perché poi c’è il Pdf piratato, e lì siamo intorno alle 800 mila copie”, si sbaglia a chiamarlo femminicidio “perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso? Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? La matrice di chi vuole punire chi fa commercio non la vede? C’è in qualsiasi omicidio una matrice precisa”.
Vannacci contro il femminicidio: “Cultura patriarcale? Uccidono mollaccioni, uomini deboli”
“Si parla da anni di femminicidi, eppure le donne continuano a venire uccise – aggiunge – Mi sembra più importante evidenziare che siamo tutti uguali davanti alla violenza”. “Il paradosso – sostiene il generale – è che pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti. Quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che maschi patriarcali: sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi”. Poi offre la sua ricetta per recuperare i “mollaccioni“: “Abolendo le punizioni. Se un ragazzo non studia, lo mandi a lavorare invece di fare ricorso al Tar contro i professori che gli mettono 4”.
“Uomini e donne – sostiene ancora Vannacci – si ammazzano perché perdono il lavoro; ragazze e ragazzi si suicidano perché vengono bocciati. Il punto non è che i maschi vogliono possedere una donna: è che dipendono da lei. Se perdi una compagna, non ne cerchi un’altra ma ti ammazzi. Se perdi un lavoro, non t’industri per cercarne uno: aspetti il reddito di cittadinanza”. Scenderebbe in piazza con le sue figlie contro la violenza sulle donne? “No, ma possono andarci da sole, se vogliono”.
Alla domanda su come siano gli uomini forti, risponde: “Come mio nonno, classe 1898, orfano a 11 anni, in marina a 16, caduto decine di volte e si è sempre rimesso in piedi. Non ha mai alzato un dito su mia nonna e l’ha sempre rispettata. Sul nuovo incarico, che il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto ha tenuto a precisare non essere una promozione, Vannacci lo definisce “prestigiosissimo”, dicendosi contento di “continuare a fare il soldato”, cosa che non ha temuto di dover smettere di fare neanche quando, ad agosto scorso, era stato rimosso dalla guida dell’Istituto geografico militare, con l’accusa di aver veicolato contenuti omofobi e xenofobi nel suo libro ‘Il mondo al contrario’.
Vannacci e l’esempio della Cina: “Meritocrazia e competitività. Bimbe ammazzate? Lasci perdere”
La chicca finale la offre prendendo a modello la Cina., esempio di “meritocrazia e competitività”. Il riferimento è al futuro delle due figlie, che oggi hanno 11 e 9 anni. “Le sprono a fare tanto sport, perché lì con i risultati non si può bluffare. Ora fanno triathlon”. Figlie che da grandi vogliono fare “le youtuber. E io dico: ok, ma sappiate che dovrete essere le migliori, altrimenti fallirete” perché “qualsiasi cosa facciano, le mie figlie devono emergere: meritocrazia e competitività mandano avanti una società. Guardi la Cina”. In Cina ammazzano le bambine replica la giornalista. “Lasci perdere questo aspetto” minimizza Vannacci.