“Mando affetto, solidarietà e i migliori auguri a Elly. Temo che i suoi peggiori nemici siano all’interno del Pd. Il suo successo dipenderà dall’affrontare loro, prima di affrontare Meloni”. E’ l’ultimo avvertimento a riformisti del Pd, recapitato direttamente dalle pagine de “La Stampa” in una intervista da star da parte di Yanis Varoufakis che-evidentemente non pago dell’insuccesso elettorale in Grecia che lo ha visto fallire il quorum per entrare in Parlamento- si cimenta (definendosi un “caro amico” della nuova segretaria Dem) nella politica interna dello Stivale.

Varoufakis non è un nome qualunque, per Elly Schlein. Nel Pantheon politico della segretaria Pd l’ex ministro delle finanze greco, alfiere della guerra alla moneta unica e al capitalismo, ricopre un ruolo significativo. Quando Elly si impegnò nella sfida elettorale del 2020 in Emilia, lui la sostenne con foga con tanto di endorsement pubblico e di appello pubblico dei “collettivi emiliano-romagnoli di Diem25”, il “Fronte della Disobbedienza Realistica Europea” fondata sotto il Partenone con l’ambizione di dare vita al fronte alternativo europeo dopo il fallimento dei populismi di Syriza in Grecia, del Movimento 5 Stelle in Italia e di Podemos in Spagna.

Per Yannis, peraltro, Elly aveva già girato la Penisola in passato, quando tra sale messe a disposizione della Cgil e iniziative organizzate da movimenti di autoeducazione popolare si spendeva per la presentazione del libro del “guru” ellenico dedicato ad un “terzo spazio” che andasse oltre establishment e populismo. L’accertamento lanciato da Varoufakis, peraltro fatto non casualmente su un giornale come “La Stampa” che con la direzione di Massimo Giannini si è trasformato in un ambone della nuova linea politica del Pd (“finalmente con la Schlein abbiamo la sinistra in Italia” esultò sobriamente il direttore del quotidiano torinese da Fazio all’indomani dell’esito delle primarie), va quindi letto in filigrana.

Non sappiamo se ai piani alti del Nazareno si condividano oggi, come le condividevano nel recente passato, le tesi piuttosto paranoiche espresse nell’intervista di Yannis alla “Stampa” sull’Italia serva di Washington e Bruxelles, su Draghi responsabile dell’ impoverimento europeo e sul rimpianto per l’URSS la cui caduta segnerebbe l’inizio della crisi della sinistra mondiale. Su tutto questo è più che probabile che da quelle latitudini giungerà l’unica cosa in grado di essere prodotta di fronte alle cose imbarazzanti che vengono prodotte da propri alleati o riferimenti: il silenzio.

Ma ciò che più rileva, indubbiamente, è l’incredibile entrata in “tackle scivolato” che Varoufakis compie all’interno del Pd. Che meriterebbe, se il Nazareno fosse ancora guidato da un segretario dotato di nerbo, una immediata replica tesa a intimare all’ex ministro delle finanze di pensare al proprio di partito, che non ha nemmeno eletto un deputato nel parlamento ellenico. Replica che ovviamente non arriva, ne arriverà, per il grado di soggezione culturale esistente nei confronti dell’ispiratore greco.

Il “tackle scivolato” nel Pd dà voce a quanto pensano realmente a quelle latitudini: per consentire ad Elly Schlein di lanciare la sfida vincente a Meloni, bisogna abbandonare le zavorre che ne inquinano la purezza ideologica e ne pregiudicano lo smalto rivoluzionario.
Quando Varoufakis dice alla “carissima amica Elly” che prima di dedicarsi alla Meloni deve occuparsi di casa propria, con un lessico quasi stalinista (“i peggiori nemici sono all’interno del Pd” sembra rievocare le caratteristiche del socialfascismo di antica memoria…), espone un progetto politico preciso: prima di affrontare la Meloni, sbarazzati dei riformisti. Perchè solo così potrai essere te stessa per “affrontare Meloni”. Non si chiedano, gli amici riformisti rimasti nel Pd, per chi suona la campana. Perchè essa, con timbro greco, suona per loro.