Prima la denuncia per maltrattamenti nei confronti del suo ex compagno Enrico Varriale sporta il 9 agosto scorso, poi il provvedimento emesso a fine settembre che impone un divieto di avvicinamento alla vittima. Sono stati due mesi difficili e colmi di ansia per la ex compagna del giornalista napoletano, accusato di stalking e per cui è stato fissato per il prossimo 18 gennaio il processo immediato.

“Mi tornava in mente la sua mano sul mio collo”

In attesa di un provvedimento cautelare, “Lui continuava a cercarmi, ho ricevuto più di cento tra messaggi e chiamate, e mi citofonava”, ha raccontato l’ex fidanza di Varriale in un’intervista apparsa su Repubblica, rivelando l’iter che ha dovuto affrontare per ricominciare a vivere dopo mesi di ansie e paure.

“Solo adesso ho ricominciato a dormire. Tra la denuncia e il divieto di avvicinamento sono trascorsi due mesi. Intanto io avevo paura anche quando ero chiusa dentro casa, ho capito cosa significa avere attacchi di panico”.

“Ogni giorno era una tortura – aggiunge – ho perso cinque chili, sbirciavo dalle tende e mi sentivo spiata. Ha provato a chiamarmi fino al giorno stesso del provvedimento. Mi era stata assicurata protezione, ma ero sola, con il rischio di cedere alle richieste di incontro. Ho ricominciato a dormire solo due giorni dopo”.

E una delle immagini ricorrenti di Giulia, nome di fantasia, va a quando lui provava a contattarla per parlare, chiarire. “Mi tornava in mente la sua mano sul mio collo, il suo pollice sul lato della mia gola, la sensazione di essere strozzata”.

L’ex compagna del giornalista televisivo, volto noto di Rai Sport, ha raccontato il momento decisivo in cui si è fatta coraggio: “Mi hanno consigliato di andare in ospedale ed è partita la procedura. Mi ha contattata un ispettore di polizia molto preparato e mi ha elencato le opzioni. La sera stessa Enrico mi ha citofonato insistentemente”.

Tre giorni per denunciare

Dall’ultima violenza subita, Giulia ha presentato querela solo tre giorni dopo, il 9 agosto. Il desiderio di porre fine a un incubo è scattato dopo l’ennesimo attacco di panico. “Ho iniziato a rileggere gli eventi, a metterli in fila. Tutti gli scatti di ira, le pretese che aveva nei miei confronti. Erano solo l’inizio della spirale di violenza. La violenza fisica è l’ultimo atto, prima ci sono i soprusi psicologici”, racconta Giulia, che ha trovato riparo e conforto negli affetti familiari e negli amici, in attesa che la giustizia facesse il suo corso.

Dopo la violenza, la donna è andata in giro in piena estate con le maniche lunghe per non mostrare i segni che Varriale le avrebbe lasciato sulle braccia. “Il 6 agosto, quando mi ha aggredita, urlavo ma Roma era deserta, c’era solo il portiere che è arrivato incontrando Enrico mentre scendeva le scale”, ricorda.

Da quel momento, secondo quanto previsto dal codice rosso, la polizia l’ha ascoltata nel giro di tre giorni. “È una situazione difficile da affrontare. La notizia è apparsa sui giornali, poi le indagini, la testimonianza in procura. La ferita si riapre ogni volta, sono ancora fragile, tremo ogni volta che suona il citofono”.

Il processo immediato

Enrico Varriale andrà direttamente a processo senza passare per l’udienza preliminare. Sull’ex vice direttore di Rai Sport ci sono “prove schiaccianti”: Varriale, per i magistrati romani, ha molestato, minacciato e picchiato la sua ex compagna.

“Molestava e minacciava la compagna”, si legge negli atti che dispongono il giudizio immediato. Il giornalista napoletano deve quindi difendersi dalle accuse di “stalking” e “lesioni” nate in seguito alla denuncia della vittima.

Redazione

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