Sulle manifestazioni violente è bufera sul centrosinistra. A Roma, Bologna, Torino, e in misura minore a Milano e a Firenze sono andate in scena le peggiori intenzioni dei manifestanti. Migliaia di giovani dai volti coperti – emuli dei black block del G7 di Genova – hanno messo a dura prova le forze dell’ordine, scatenando incidenti violenti nei diversi cortei non autorizzati.
Nell’occhio del ciclone finiscono le timide reazioni del Pd, dei 5 Stelle e di Avs (con l’eccezione di Ilaria Cucchi) che faticano a prendere seriamente le distanze dai violenti. Sul momento si condanna, sì.

Il Pd lo fa sistematicamente, comunicando subito la sua presa di distanze. Sembra però più un cartellino timbrato che una convinzione. Perché poi quelle condanne non si tramutano mai in impegno costante, in campagne autentiche, in indignazioni di lungo termine per andare alla radice. I centri sociali violenti (che non sono affatto tutti, ma un certo numero, e sono ben noti) non diventano mai oggetto di vera attenzione, a sinistra. Quando i manifestanti incappucciati arrivano alla sinagoga di Bologna, Matteo Lepore si affretta a condannare e invia Hera e la sua polizia municipale a constatare i danni e ripristinare il decoro, sì. Ma non esiste alcuna pressione sugli organi di competenza per mettere mano a fondo nei luoghi dove si programmano le azioni violente. Lo stesso avviene a Milano e a Roma, dove non risultano le richieste di convocazioni dei Tavoli per la sicurezza che i sindaci possono chiedere ai Prefetti. C’è già chi parla, ricordando Oriana Fallaci e Michel Houellebecq, di islamo-gauchismo.

Cucchi senza ambiguità

«Si può arrivare a individuare una saldatura tra centri sociali e migranti anche di seconda generazione – che come è stato detto proprio da loro a Milano – ci odiano. L’espressione che descrive questa saldatura, studiata da anni in Francia, è islamo-gauchismo. La sinistra radicale e gli elementi radicalizzati delle periferie che si mettono insieme sotto le insegne dell’odio verso l’Occidente», Giovanni Sallusti, direttore di Radio Libertà. Non può essere tacciata di ambiguità Ilaria Cucchi: «I responsabili dei gravi atti di violenza contro gli agenti di polizia durante le manifestazioni di protesta per la morte di Ramy mi ricordano quanto fecero i black block a Genova durante le manifestazioni pacifiche per il G8. Ritengo sciacalli e criminali coloro che usano la violenza, di qualsiasi tipo sia, approfittando della immane tragedia che ha distrutto quella famiglia».

L’incertezza culturale del Pd

La senatrice di Alleanza Verdi-Sinistra è risoluta: «A quei violenti – sottolinea Cucchi – non interessa nulla del dolore e della morte di quel ragazzo di 19 anni. Provo tanto dolore di fronte alle immagini di Bologna e Roma e di tutta la mia solidarietà agli agenti feriti». Quella del Pd è una incertezza culturale, fenomenica. «Davanti alle scelte di campo, tra il Sud del mondo (qualsiasi cosa questo voglia dire) e ordine e sicurezza, il Pd finirà sempre per stare con il Sud del mondo », sintetizza per il Riformista l’editorialista del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Eppure Walter Veltroni lo aveva scritto, qualche giorno fa proprio sul Corriere: «Su migranti e sicurezza la sinistra sbaglia, non riesce a interpretare un bisogno diffuso». Ieri è stata la volta di Paolo Gentiloni, con un richiamo all’Europa: «Serve un impegno immediato per la difesa comune», e il dibattito questa settimana sarà all’insegna degli incontri di Orvieto, con Libertà Eguale, e di Milano, con i cattolici di «Comunità Democratica». Presenti lo stesso Gentiloni ma anche Romano Prodi e Ernesto Maria Ruffini, i volti di un mondo riformista che non si arrende all’idea di essere ostaggio della sinistra-sinistra, sempre più incapace di uscire dalle sue vecchie e arrugginite gabbie.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.