Arriva dagli Stati Uniti l’ultima follia tech
Veebs, l’app che ti indirizza agli acquisti: dimmi che valori hai e ti dirò cosa comprare

In quello che ormai può essere definito tranquillamente come il delirio collettivo conseguente alla polarizzazione della cultura e della politica statunitense, mancava all’appello una applicazione per smartphone che desse l’opportunità di scegliere al supermercato i prodotti più confacenti al tuo sistema valoriale. Ci ha pensato una startup del North Carolina a lanciare “Veebs” attraverso una testimonial d’eccezione, una influencer conservatrice con 1 milione di follower su Twitter, Bri Teresi, nota alle cronache per essersi scagliata mesi fa contro alcuni brand accusati di essere “woke”, progressisti.
Come funziona l’app? È abbastanza semplice. Occorre innanzitutto settare il proprio “mondo valoriale”: devi quindi dichiarare se sei conservatore, liberal, ambientalista, se supporti i veterani o i temi di giustizia sociale, se sei trumpiano (“America First”, si chiama il profilo) o LGBT+. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, quindi: basta avere chiari i propri valori e non fare confusione. Una volta settata l’app, basta recarsi in un supermercato e scannerizzare i codici a barre del prodotto che si intende acquistare. Poco importa se quel prodotto è caro o economico, se è salutare o meno, se contiene pesticidi o è realmente biologico: sarà l’algoritmo dell’applicazione a dirti, sulla base di una serie di informazioni acquisite sulla rete, se quel prodotto è realizzato da una azienda in linea coi tuoi valori, attraverso un punteggio da 1 a 100. Se il prodotto non è in linea, ti verranno proposti prodotti alternativi. Un esempio? Se sei conservatore mica vorrai divorare il gelato di Ben & Jerry’s, considerato negli USA uno degli emblemi della cultura woke! Veebs ti proporrà ottime alternative: magari un gelato meno gustoso, ma realizzato da una azienda che supporta finanziariamente politici conservatori e avversa, chessò, pratiche di inclusione sul luogo di lavoro. E così, al contrario, se sei un fervente liberal.
Veebs in fondo è l’ultimo esempio della polarizzazione della cultura americana, alimentata dal dibattito sui social media, dalle loro bolle di prossimità in cui trovi solo conferme alle tue idee, dalla impraticabilità dell’ascolto e della comprensione dei punti di vista degli altri e da una politica che conseguentemente sempre di più vede l’altro da sé come nemico da distruggere, non come un concorrente da battere alle elezioni. Gli esempi si moltiplicano: mentre il delirio della fiorente cultura “woke” propone di abbattere le statue di personaggi storici perché collusi con lo schiavismo, riscrive libri o cambia i nomi a strade e biblioteche universitarie, è in crescita – già prima dell’arrivo di Trump – una fortissima cultura teocon, radicalmente conservatrice, che vieta gli studi legati alla razza nelle università o licenzia una insegnante rea di aver fatto vedere le immagini del David di Michelangelo ai suoi alunni senza aver avuto un precedente consenso dei genitori. Per non parlare della vera e propria guerra in atto nelle biblioteche pubbliche americane, dove i comitati di genitori si fronteggiano per togliere dagli scaffali il libro progressista (perché femminista, a tematica gay o su questioni legate alla razza) e, d’altro canto, quello conservatore. Con la conseguenza che su quei poveri scaffali rimarranno solo i libri neutri, che in realtà sarebbe meglio definire insipidi. Allarmismo? Macché: nell’ultimo anno scolastico sono state registrate quasi duemila richieste di rimozione di libri negli USA, con un aumento vertiginoso rispetto agli anni passati e una coda di infinite cause legali.
Basterebbe un po’ di sano buon senso, un po’ di ragionevolezza per evitare quella che ha indotto l’intero comitato editoriale del New York Times a pubblicare l’anno scorso un vero e proprio grido d’allarme: nell’assai polarizzata società statunitense, si leggeva, i rischi alla libertà di espressione sono dovuti al fatto che “la sinistra e la destra sono intrappolate in un ciclo distruttivo di condanna e recriminazione intorno alla cancel culture”.
Ma non preoccupatevi: ora c’è anche l’app a guidare i vostri acquisti.
© Riproduzione riservata