Il caso in Belgio
Velo islamico e neutralità ideologica e religiosa, per la Corte Ue possibile vietarlo negli uffici pubblici
Il divieto «di qualsiasi segno che riveli credenze filosofiche o religiose non è discriminatorio se viene applicato in modo generale e indiscriminato»
La questione del velo islamico, in un periodo di particolari tensioni internazionali specie nel mondo arabo, torna di nuovo all’ordine del giorno del dibattito in Europa. È di ieri, infatti, la decisione della Corte di Giustizia dell’UE su una vicenda che ha riguardato una dipendente del comune di Ans, in Belgio, cui era stato vietato di indossare il velo islamico sul luogo di lavoro. Il comune nel regolamento del personale vietava di indossare segni vistosi della propria appartenenza ideologica o religiosa e così la donna, che non lavora a contatto col pubblico, si era rivolta al tribunale della vicina città di Liegi per accertare l’eventuale violazione della sua libertà di religione e della discriminazione da lei subita.
La Corte ha stabilito che “la politica di rigorosa neutralità imposta da una pubblica amministrazione ai suoi dipendenti al fine di creare al suo interno un ambiente amministrativo totalmente neutro può essere considerata giustificata da una finalità legittima”, esattamente come è legittima l’opzione che preveda la possibilità opposta, cioè di indossare segni di appartenenza ideologica e religiosa: spetta infatti agli stati membri e alle singole pubbliche amministrazioni, secondo l’Alta Corte, stabilire come concretamente declinare la neutralità ideologica e religiosa. Il tribunale con sede a Lussemburgo ha infatti affermato che il divieto “di qualsiasi segno che riveli credenze filosofiche o religiose… non è discriminatorio se viene applicato in modo generale e indiscriminato a tutto il personale di tale amministrazione ed è limitato a ciò che è strettamente necessario”.
La sentenza, che farà sicuramente discutere, segue anni di dibattito sul tema e la questione riguarda sia i simboli religiosi che di altra natura. L’anno scolastico in Francia, ad esempio, si è inaugurato col divieto del nuovo ministro dell’Istruzione francese, Gabriel Attal, di indossare l’abaya, il velo lungo islamico: ma è dal 2004 che vige la cosiddetta “legge sulla laicità”, che vieta negli istituti scolastici pubblici i “segni o abbigliamenti attraverso i quali gli alunni manifestino ostensibilmente un’appartenenza religiosa”, divieto esteso anche ad insegnanti ed in generale ai funzionari pubblici. In Germania la normativa varia da Länder a Länder, mentre Belgio e Olanda erano finora più tolleranti, come lo è l’Italia: ma tra questa decisione dell’alta corte europea e il prossimo, probabile governo guidato dall’estrema destra dichiaratamente anti-Islam nei Paesi Bassi, è probabile che del velo islamico sentiremo parlare spesso nei prossimi mesi.
© Riproduzione riservata