La crisi di governo
Veti incrociati al tavolo di Fico, Conte ter più lontano: scontro su patto scritto e nomi
Questa mattina inizia il secondo giorno del tavolo di confronto sul programma dell’eventuale prossimo govenrno a maggioranza Pd-M5S-Leu-IV, ma i presupposti per la riuscita dell’operazione in mano a Roberto Fico scendono col passare delle ore.
A chiarirlo ieri sera era stato uno che di trattative politiche ne ha viste decine, Bruno Tabacci. Il leader di Centro democratico, che da settimane è in campo per tessere le fila di un possibile Conte Ter, esce stremato dalla riunione: “Qui ognuno picchia duro sulle proprie bandiere, ma non è così che si ragiona in una coalizione”.
Già, tutte le parti politiche in campo stanno rallentando la trattativa con veti incrociati e ‘no’ ideologici che stanno paralizzando il lavoro di Fico, incaricato da Mattarella di un mandato esplorativo per rimettere assieme i ‘cocci’ della vecchia maggioranza del Conte bis.
CONTE TER O CONTE BIS – È un gioco di veti incrociati quello avvenuto ieri nella Sala della Lupa di Montecitorio: da una parte quelli di Italia Viva, che punta ad un maxi rimpasto, chiedendo un cambio di rotta che possa partire dai titolari dei ministeri, dall’altra Pd e Movimento 5 Stelle che tentano di blindare più ministri. “Sembra che vogliano fare il Conte bis bis, nemmeno il Conte ter”, spiegano i renziani.
I VETI SUI NOMI – Tra le teste che devono ‘saltare’ Italia Viva, rappresentata da Maria Elena Boschi e Davide Faraone, fa i nomi dei presidenti di Inps e Anpal (piazzati da Luigi Di Maio) oltre a chiedere di separare il reddito di cittadinanza dalle politiche attive per il lavoro. “Completiamo” il sussidio “con il rafforzamento delle politiche attive e dei controlli, così come del resto era previsto fin dall’inizio”, è la replica dei pentastellati, che blindano Pasquale Tridico e Domenico Parisi. Al duo si aggiunge poi il nome più pesante, quello del supercommissario Domenico Arcuri, criticato da Renzi per la gestione di troppi dossier scottanti.
IL DOCUMENTO SCRITTO – Anche sul programma, allora, passi avanti non se ne fanno. Il primo nodo del contendere riguarda l’esito finale del confronto. I renziani insistono perché si arrivi ad un “documento scritto” in cui i punti chiave “vengano messi nero su bianco“, come chiesto dall’ex premier dopo l’incontro con Fico. Secondo le altre forze, però, la stesura di un programma completo spetta piuttosto al presidente incaricato e, nel caso specifico, a Giuseppe Conte, se alla fine si raggiungesse un accordo intorno al suo nome. In quest’ottica non è un caso, viene sottolineato, che l’esploratore, dopo aver aperto i lavori, non partecipi direttamente al tavolo.
IL MES – Il pomeriggio si apre con il confronto/scontro sul Mes. Boschi e Faraone, in questo caso, si dicono disponibili a ‘mediare’ rispetto alle posizioni iniziali, prendendo solo una parte dei 36 miliardi previsti dalla linea di credito Ue sulla sanità. La stessa proposta viene avanzata da Tabacci. Il no del M5S, però, è categorico. Il capogruppo alla Camera Davide Crippa ribadisce la “pregiudiziale politica” da parte dei pentastellati: “Non lo voteremo mai. Noi siamo il gruppo parlamentare più grande, i numeri non ci sono”. Il clima si accende. Il dem Graziano Delrio e lo stesso Tabacci provano a stemperare i toni, ma l’accordo non c’è. I temi sul tavolo sono parecchi, pagine e pagine che i capigruppo esaminano e inoltrano alle war room dei rispettivi partiti.
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