“Fortitudo” è il termine con cui in latino si indica la virtù cardinale della forza. E ce ne vuole di forza, tanta, per i gestori di palestre e di strutture per lo sport, ora che hanno visto svanire la possibilità di continuare a lavorare, a seguito delle restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm.“Questa chiusura attuale ci fa veramente molta rabbia”, ci dice Luca Pugliese, direttore tecnico del Fortitudo Sport Center di Bacoli, in ansia per le sorti dell’intero settore, e deluso da provvedimenti contraddittori e improvvisi che hanno finito per vanificare mesi di adeguamento ai protocolli e di investimenti di messa a norma e di sicurezza. La notizia dello stanziamento imminente di bonus per gli sportivi non basta a tranquillizzarlo: “Ad oggi sono stati stanziati 800 euro a collaboratore sportivo e il doppio di quello che è stato percepito a fondo perduto nel periodo di marzo-maggio, ma neanche questa volta basteranno questi soldi. Le difficoltà sono troppe, a fronte di ingenti spese già affrontate”.

Francesco Malvano, Direttore tencnico Nazionale ENDAS per il Ju-Jitsu, si chiede “a cosa è servito imporre regole così stringenti e dare tempi così stretti,dopo gli ingenti investimenti degli operatori di palestra, per poi arrivare comunque a chiudere tutto?”. “Non ci sono evidenze scientifiche”, continua Malvano , “per ritenere le palestre focolai o fonti di contagio. Negli ultimi 10 giorni, i Nas, tramite analisi a campione, hanno rilevato piuttosto che oltre l’80 % dei centri sportivi avesse perfettamente rispettato i protocolli”. Un altro difetto del decreto, secondo Malvano, concerne la totale mancanza di discrezionalità tra gli sport, suddivisi in maniera farraginosa, con gravi danni per molti sportivi: “un karateka, un judoka o un calciatore non può effettuare gli allenamenti a contatto, d’accordo, ma perché negargli anche gli allenamenti in palestra?” Mantenere la forma fisica per un atleta è fondamentale, ed è fondamentale mantenere la continuità degli allenamenti nonostante le limitazioni, ci ricorda Malvano.

Luca ci mostra cosa hanno fatto concretamente per mettere in sicurezza e a norma l’associazione. Tappetini sanificanti, misurazione della temperatura con termo-scanner all’ingresso, gel antibatterico, mascherine, un dettagliato registro per eventuali tracciamenti. Le regole sono affisse ovunque, su ogni porta. In una sala che potrebbe contenere 60 persone, per via del contingentamento, ne entrano 15. “Abbiamo anche acquistato un’App che ci permettesse di far prenotare i nostri utenti , in modo da ottenere uno scaglionamento razionalizzato e di permettere ai soci di scegliere fasce orarie meno frequentate. Così facendo abbiamo cercato di garantire a tutti un allenamento con degli standard di sicurezza e distanziamento che è difficile trovare altrove”. In ogni stanza c’è un espositore con gel, sanificante a norma per gli attrezzi, salviette. “Anche questi dispositivi hanno costi elevati se si considera la loro natura monouso”, continua Luca, “ma noi abbiamo rispettato tutte le regole trovando comunque la forza di andare avanti.Ma a cosa è servito, se poi hanno chiuso tutto?Noi nasciamo per offrire dei servizi legati al benessere, alla salute. Lo sport è salute. Dateci la possibilità di poterlo fare!”