L'ira del leader di Azione
Vicepresidenze delle Camere, Calenda contro Pd e M5S: “Hanno un patto per dividersi le nomine”
Poco prima di cena, è arrivata l’ufficialità: i vicepresidenti della Camera sono Fabio Rampelli (Fdi), Giorgio Mulè (Fi), Anna Ascani (Pd) e Sergio Costa (M5S). Al Senato, secondo quanto si apprende passano invece Maurizio Gasparri (FI), Gianmarco Centinaio (Lega), Anna Rossomando (Pd) e Mariolina Castellone (M5s). Nomine che segnano forti tensioni tra Pd e M5s da un parte, e il Terzo polo che denuncia di essere stato escluso.
Le tre opposizioni – Pd, M5s e Terzo polo – sono finora il sogno di qualunque premier: rissose, deboli, divise. Incapaci di fare fronte comune. Carlo Calenda e Matteo Renzi, con i loro gruppi, hanno disertato le votazioni di Montecitorio e Palazzo Madama per protestare contro quella che considerano una conventio ad excludendum. Protestano e chiamano in causa Mattarella: «Andremo dal presidente della Repubblica per far valere i nostri diritti, M5s e Pd hanno fatto un accordo per votarsi i loro candidati», spiega ai cronisti il leader di Azione, Carlo Calenda. «Oggi si parlava di quattro vicepresidenze», ribattono dal Nazareno, «il Terzo polo è il sesto gruppo parlamentare. Si confrontino con i numeri e la realtà. Il tema non sono gli accordi».
Parole che la capogruppo di Azione-Iv al Senato considera “gravissime” in quanto rappresentano “una offesa per gli elettori”. Matteo Renzi sarebbe anche andato a vedere le carte del Pd, (“Per svelarne il bluff”, ci viene detto) ma Matteo Richetti, capogruppo alla Camera, ha spinto per evitare le perdite di tempo: «Non ci si può sedere al tavolo con chi esclude categoricamente di aprire un discorso sulle vicepresidenze». Lo conferma anche al Riformista la capogruppo di Az-Iv al Senato, Raffaella Paita: «L’arroganza di Pd e Cinque Stelle non ci ha lasciato altra alternativa che non partecipare al voto: è stato leso un diritto dell’opposizione. Lo rappresenteremo al presidente della Repubblica. Ormai Pd e M5S sono una cosa sola, ne prendiamo atto ma faremo valere i nostri diritti».
Stando a quanto viene riferito, Renzi punterebbe in via prioritaria alla Vigilanza per Maria Elena Boschi e, in seconda battuta, al Copasir, per il quale ci sarebbe in ballo il nome dello stesso Renzi. Sarà Teresa Bellanova a salire al Quirinale per Iv, insieme con Carlo Calenda, Richetti e Paita. Ma anche dal Nazareno si osserva che “certamente il Partito Democratico ha esponenti autorevoli per l’una o l’altra commissione”. Tra i dem in corsa per il Copasir è in prima fila Enrico Borghi, ma potrebbe rientrare nella partita anche il ministro uscente della Difesa, Lorenzo Guerini. L’accordo tra Conte e Letta potrebbe aver visto assegnare la Vigilanza Rai a un Cinque Stelle e il Copasir al Pd. “Il Terzo polo chiede o l’una o l’altra presidenza”, torna a dire Matteo Richetti. Ma ha davanti un muro.
Fonti parlamentari dem osservano che da parte di Azione-Iv si tiene “un atteggiamento corsaro, giocando a creare confusione su tutto. Quella del Copasir è una vicenda che non si chiarirà prima di un mese, in ogni caso il punto è politico: se Azione-Iv accettano l’idea del coordinamento delle opposizioni, ci si può sedere e trovare un accordo con tutti. In caso contrario, se si sottraggono per fare i corsari, ci si conta su tutto”. Quindi, anche le Commissioni di garanzia come gli uffici di presidenza delle Camere, “o le componi con un passaggio politico o le componi con un passaggio tecnico per mezzo dei numeri che una forza ha in Parlamento”. Ipotesi che fonti di Italia Viva accolgono con freddezza: “Dopo quello che ci hanno fatto, non è che ci mettiamo al tavolo per raccogliere le briciole, con qualche vice presidenza di commissione”.
«Se non è possibile una moratoria sulle polemiche col Terzo polo, almeno chiediamo una moratoria sulle invenzioni. A decidere sulle vicepresidenze non son stati fantomatici accordi per escluderli, ma sono stati gli elettori, perché l’unico criterio utilizzato è il peso parlamentare. È la logica della democrazia e della rappresentanza. Noi siamo impegnati a fare l’opposizione alla peggiore destra di sempre», dice Peppe Provenzano, vicesegretario del Partito Democratico. Il suo nome è tra quelli che potrebbero prendere quota in vista del congresso dem. Le opposizioni marciano divise anche sulle manifestazioni del 5 novembre per la pace in Ucraina. Enrico Letta ha fatto sapere, già in occasione della manifestazione di Roma del 13 ottobre, che parteciperà alla mobilitazione lanciata da Acli e Arci. Alla stessa manifestazione parteciperà Giuseppe Conte con i Cinque Stelle. «Sabato 5 novembre scenderemo in piazza a Roma insieme a tante associazioni e a tantissimi cittadini. Tacciano le armi, è ora di farci sentire con una sola voce per la pace», scrive Conte sui social network. Carlo Calenda risponde con una “contromanifestazione” a Milano alla quale invita anche il sindaco Beppe Sala e tutto il Pd.
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