La situazione in Iran è in continua escalation. Continuano le violenze, gli arresti e i tentativi di placare le rivolte con ogni mezzo, anche in modo sanguinario. Ma le rivolte, partite dalla barbara uccisione da parte della polizia di Teheran di Masha Amini lo scorso 6 settembre, non vogliono essere silenziate, con sempre più donne e uomini che chiedono il riconoscimento dei loro diritti. Tanto che il Parlamento iraniano e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale hanno annunciato di voler esaminare la “questione dell’hijab”, il velo islamico, obbligatorio per le donne e l’esistenza stessa della, cosiddetta, polizia della morale.

Le due notizie sono state diffuse domenica scorsa dal procuratore generale Montazeri, che sull’hijab, non ha dato chiare indicazioni, evidenziando quanto sia difficile far accettare una riforma alle autorità religiose, seppur sia chiaro da tempo come la maggioranza del Paese consideri l’obbligo dell’hijab superato. Sull’altra questione, sollevata da Montazeri nel suo discorso al clero nella città santa di Qom, lui stesso ha chiarito come la polizia della morale non abbia “niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”. La polizia della morale, riconosciuta dal regime iraniano come una sorta di polizia della sicurezza sociale, era stata introdotta da una legge vecchia di decenni – che tra l’altro prevede, l’obbligo per le donne di coprirsi la testa per rispetto ai precetti dell’Islam – e, nel corso delle proteste era stata usata come una “soluzione” al crescere del malcontento e delle rivolte.

Se, effettivamente, verrà abolita, insieme all’obbligo per le donne di indossare l’hijab, credo sia un enorme passo avanti, nel riconoscimento delle istanze delle cittadine e cittadini iraniani, che chiedono il rispetto dei diritti umani. Infatti tanto l’istituto della polizia della morale, cosiddetta Pattuglia Irshad, quanto l’obbligo di indossare l’hijab per le donne, sono state oggetto di sanzioni internazionali per la repressione della popolazione durante le proteste, in particolare del suo leader a Teheran, Ahmad Mirzaei. Proprio le pressioni e le sanzioni internazionali possono essere per l’Iran – oltre che per tutti gli altri Paesi dove continuano ad essere perpetrate violazioni dei diritti umani, o, come in Ucraina, crimini di guerra e crimini contro l’umanità mondiali – il punto cardine per determinare l’affermazione di principi democratici laddove questi vengono disattesi e violati ogni giorno.

Tuttavia non sono una marziana e so bene che la dichiarazione del Procuratore Montazeri possa essere più un tentativo di distensione verso la comunità internazionale, che non un reale intento di riconoscimento delle istanze dei cittadini iraniani. A farmi pensare questo è sicuramente l’annuncio successivo del Consiglio di sicurezza iraniano che segue il discorso di Montazeri sull’uso e il dispiegamento di tutte le forze di sicurezza per “fronteggiare ogni nuova rivolta con tutta la forza e senza tolleranza”, alla vigilia delle nuove mobilitazioni annunciate in questi giorni. E, proprio con questa consapevolezza, credo non si debba indietreggiare, sostenendo le iraniane e gli iraniani, al di là di ogni annuncio che possa essere fatto dal regime.

Con l’esperienza maturata nel corso degli anni, ho consapevolezza occorra continuare a sostenere quelle persone che vedono violati i loro diritti ogni giorno, in Iran, come in Ucraina, in Afghanistan, Kurdistan, e via dicendo. E sono convinta, che, per quanto le istanze specifiche siano diverse, non sia utile né a noi né a loro occuparci un giorno di Ucraina, il successivo di Iran o quello dopo ancora della prossima crisi che si determina, dimenticando, in un soffio, anche a livello giornalistico e di opinione pubblica, quello che continua ad accadere a milioni di persone, vessate, represse, violate. E proprio con questo spirito, anche al fine di riaccendere i riflettori su tutte le crisi oramai passate nell’oblio, ho fortemente voluto l’organizzazione di un evento, a ridosso della Giornata Mondiale dei Diritti Umani del prossimo 10 di dicembre.

Insieme a Non c’è Pace Senza Giustizia e Le Contemporanee, con il supporto di +Europa, si terrà oggi la conferenza dal titolo “La Forza delle Donne”, presso lo Spazio Europa, della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, per sostenere, le lotte, il coraggio e la determinazione delle donne che scendono in piazza e si battono per i loro diritti, per quelli delle future generazioni e per i diritti umani di tutti. L’evento vedrà le testimonianze di tante protagoniste delle lotte delle donne sul campo ucraine, bielorusse, russe, rohingya, afgane, iraniane e molte altre con l’obiettivo di riconoscere, esaltare e incoraggiare le loro richieste, perché solo in questo modo la società nel suo insieme può beneficiare di una forza collettiva, ben maggiore rispetto alla somma delle sue parti. Occorre continuare a stare al loro fianco, sostenerle e sostenerli perché si possa determinare l’affermazione dello stato di diritto ovunque come precondizione per il riconoscimento dei diritti umani.