Vincenzo Nibali riceve la laurea honoris causa. L’intervento del campione al Teatro Antico di Taormina

Eccellenza, Magnifico Rettore Illustrissimi Professori, desidero esprimere i miei più vivi ringraziamenti a tutti voi per l’altissimo onore che mi viene concesso, con il conferimento della Laurea Honoris Causa da parte dell’Università di Messina.
Un riconoscimento speciale perché premia il mio percorso sportivo, la passione che mi ha permesso di realizzare un sogno, il sogno di un bambino innamorato del ciclismo che immagina un giorno di diventare un campione.
Un riconoscimento conferitomi in questo Teatro Antico, un luogo magico ed inimitabile, costruito dal genio dell’uomo per eventi eccezionali e resistito allo scorrere del tempo. Con il vulcano alle mie spalle, sulle cui strade ho speso tanto sudore negli allenamenti, nella preparazione e qualche volta in gara.

Ma in questa serata incantata il mio ringraziamento va anche a tutti voi colleghi, se posso usare questo appellativo, che avete completato un ciclo di studi complesso ed impegnativo laureandovi oggi nella vostra materia preferita.
A voi, anche a voi, va il mio ringraziamento perché siete qui ad ascoltare le mie parole e soprattutto perché come me ed insieme a me avete realizzato il vostro sogno.

Ma ricordatevi: avete realizzato il vostro primo obiettivo perché ora dovrete porvi nuove mete che rappresenteranno il continuo stimolo della vostra esistenza e della vita delle persone che vi amano. Tornando a parlare di me posso dire con un po’ d’enfasi, ma non troppa che sono andato sulla luna in bicicletta. E poi sono anche ritornato. Quelli sono grossomodo i chilometri percorsi.

E per andarci ho dovuto scalare i passi più alti del mondo. L’ho fatto in gara e l’ho fatto in allenamento, con grande fatica e sacrificio. Ma tutte le cose necessitano di fatica e sacrificio ed è proprio la fatica ed il sacrificio che ho dovuto affrontare che oggi mi rendono orgoglioso delle mie vittorie.

Mi rendono però orgoglioso anche delle mie sconfitte, perché anche quelle fanno parte della vita; anche quando ho perso mi ero comunque allenato molto. E visto che siamo in una serata di conferimento di lauree sarebbe come dire che “avevo studiato molto”, con lo stesso impegno e sacrificio di quando invece ho vinto.

Pensate che nel 2016, in Brasile, ho partecipato alla terza delle mie quattro Olimpiadi. Avevo sperato di vincerla ed ero il favorito. Tutti i giornalisti e gli esperti ritenevano che fossi il concorrente che aveva maggiori possibilità di vittoria.
Mi sentivo benissimo, ho attaccato ed a dieci chilometri dall’arrivo ero in testa; virtualmente ero il campione olimpico.
Da quella strada, la strada che in quel momento mi portava alla vittoria delle Olimpiadi, si vedeva il mare, come da questo luogo straordinario si vede il mare, come si vede il mare dalla città che mi ha visto bambino.

Sembrava tutto perfetto e invece, per un imprevisto, sono caduto a terra. Nel ciclismo capita spesso di cadere a terra ma poi ci si rialza e talvolta si riesce a vincere lo stesso. In quella caduta però, mi sono fratturato la clavicola e sono stato costretto al ritiro. Ho lasciato sull’asfalto di Rio il mio sangue e le mie lacrime, il mio sogno di vittoria.

Ma non ho lasciato in quel posto l’orgoglio per quello che avevo fatto. Avevo studiato tanto ed avevo dato tutto, non avevo niente di cui rimproverarmi e di ciò vado ancora oggi fiero. Tornai ma non da solo; addirittura il Capo del Governo mi riaccompagnò con l’Aereo di Stato. Non avevo la medaglia al collo, portavo con me soltanto ferite e dolore, ma l’Italia mi riportò a casa come se fossi stato il vincitore.

Si vince anche senza i fiori se hai fatto tutto ciò che dovevi fare e se il risultato non è però arrivato per l’imprevedibilità che accompagna lo scorrere del tempo. Passione e Coraggio, queste sono le cose che mi sento di suggerirvi e che sono sicuro vi renderanno felici nella vita.
Con passione e coraggio sono partito dalla mia Messina molti anni fa quando ero ancora bambino. Lasciavo alle mie spalle la spensieratezza della mia infanzia; lasciavo le risate ed i giochi con i miei amici, il calore della mia famiglia. Con la mia bicicletta e una valigia di vestiti messi dentro alla rinfusa, inseguivo il sogno, con il magone dentro.

In tutti questi anni ho lottato contro grandi avversari, contro le avversità, talvolta contro me stesso. Ho perso sulla strada alcuni avversari, alcuni grandi amici. Ho provato gioie indescrivibili e sofferenze di cui non voglio parlare. Sono entrato nell’albo d’oro delle più importanti corse ciclistiche al mondo e, tra cento anni, quando io non ci sarò più, rimarrà comunque il mio nome, rimarranno le mie imprese ed io spero che rimanga soprattutto il mio esempio.

In questo Giro del Mondo che si chiama Vita, in cui ogni giorno c’è una tappa, dove gareggiamo tutti insieme e nel quale l’unico significato è l’amore, io credo di avere fatto fino ad ora la mia parte e lotterò in futuro per fare ancora qualcosa in più.

Oggi torno a casa, a ritirare la laurea conferitami dall’Università. Non sono stato un campione sui libri, sono stato un campione nello sport. Per questi motivi, per quello che ho detto, credo di meritare questa prestigiosissima laurea che mi onora e che mi impegno ad onorare.

Grazie, grazie di nuovo a tutti voi. E grazie a tutte quelle persone che mi hanno aiutato, in tutti i settori della mia vita, che non si citano su un palco, seppur bello come questo, ma che si portano per sempre dentro al cuore.