Artico Fondi europei per le cantine, vini dealcolati, estirpazione dei vigneti. Sono i temi che infiammano la 56 edizione del Vinitaly, la storica fiera del vino italiano in corso a Verona. Nel mirino delle associazioni di settore c’è Francesco Lollobrigida. Sembra che il ministro non ne azzecchi una.
Prima questione: gli Ocm, le ‘organizzazioni comuni dei mercati’ previste dalla politica agricola comune, un fiume di risorse europee che aiuterebbero a piazzare il vino italiano all’estero. Ma il Masaf, che sarebbe il ministero della sovranità alimentare, fiore all’occhiello del sovranismo del governo Meloni, ha toppato di brutto.
Nel 2023 su 21 milioni di fondi europei dedicati ai progetti nazionali, il ministero dell’Agricoltura ne ha assegnati 14, lasciando fuori 7 milioni e tagliando oltre 100 cantine, spesso prestigiose come Terre Moretti e Frescobaldi. Sotto accusa le complicazioni burocratiche surreali, tra le quali, per esempio, l’obbligo di presentare tre preventivi da richiedere a imprese che si trovano all’altro capo del mondo. Così, molte imprese hanno fatto ricorso al Tar contro il ministero. All’inizio, Lollobrigida ha promesso di punire i suoi tecnici: “Se qualcuno ha sbagliato, pagherà”. Poi ha vantato il “rispetto della trasparenza”. Quindi ha attaccato i progettisti “poco attenti” delle aziende, scaricando la colpa sulle cantine. Oggi cerca di metterci una pezza, accettando di rivedere i bandi di partecipazione.
“Serve ancora tempo per liberarsi dai gravami burocratici e dalle pratiche anacronistiche: bisognerà aspettare almeno il 2025 per avere un decreto all’altezza”, assicura Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto Grandi Marchi. Poi spiega: “Bisogna ragionare in una logica di mercato. Mentre altri paesi concorrenti corrono, noi siamo costretti ad affrontare un labirinto di regole. L’ottica delle imprese è sempre più liberale, ma la burocrazia le uccide. Servono decisioni tempestive, efficienti ed efficaci”.
L’altra querelle riguarda i vini dealcolati. Come riporta l’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab, i volumi di vino dealcolato continuano a crescere in Usa (+16%) e in Germania (+6%). E in Italia? Lollobrigida fa muro: “Qualcuno sostiene che il dealcolato ci permetterà di aprire ad una nuova fetta di mercato: io guardo a questa affermazione con un certo sospetto. Da parte mia non ci sarà nessuna incentivazione alla promozione del dealcolato”, dice in un’intervista al Gambero Rosso. Insomma, il ministro dice ai produttori cosa devono produrre, ma le imprese guardano alle nuove opportunità di business. “Non possiamo ignorare questi segnali che giungono dal mercato. Con l’impasse normativa l’Italia viene svantaggiata: è importante mettere le aziende nelle condizioni di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia questi nuovi prodotti così da mantenere nel nostro Paese tutto il valore aggiunto creato. Francia e Spagna, ma anche Germania e Austria già stanno avanti”, accusa Micaela Pallini, presidente di Federvini. Poi sottolinea: “Se non puoi fare il prodotto non ti puoi nemmeno sedere al tavolo di chi fa le regole. Inoltre, non possiamo apportare al prodotto i miglioramenti che verrebbero dalla ricerca”.
Ma non finisce qui. L’ultima trovata di Lollobrigida per rispondere alla sovrapproduzione di vino italiano, proprio mentre si assiste a una crisi dei consumi, è l’estirpazione dei vigneti. Ma l’Unione Italiana Vini insorge, preoccupata che una misura del genere possa incentivare l’abbandono del settore. Il presidente Lamberto Frescobaldi attacca: “Negli ultimi 20 anni l’Italia ha speso più di ogni altro paese in ristrutturazioni di vigneti: 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici per la metà delle superfici totali. Produciamo vino migliore rispetto a 20 anni fa: sarebbe davvero un controsenso oggi dare dei soldi per rottamare vigneti appena rifatti e poi magari ridarne altri per rimettere su vigne nuove dopo che la buriana sarà passata”. Insomma, non c’è pace per le imprese vitivinicole italiane se a tutelarle è Francesco Lollobrigida.