La sindaca e la nomina di Renato Marra
Virginia Raggi assolta anche in Appello, doppia mazzata per Procura e 5Stelle: “Facile ora salire sul carro”
Assoluzione per Virginia Raggi, sindaca di Roma, perché “il fatto non costituisce reato”. E’ quanto deciso dai giudici della Corte d’Appello di Roma in merito al processo in cui la prima cittadina era accusata di falso per la vicenda legata alla nomina di Renato Marra a capo del direzione Turismo del Comune. Confermata la sentenza di primo grado dopo la quale la Procura di Roma aveva fatto ricorso in Appello.
Un lungo applauso alla fine della lettura del dispositivo con la sindaca che ha abbracciato il marito e poi si è congratulata con i suoi avvocati, i legali Pierfrancesco Bruno, Emiliano Fasulo e Alessandro Mancori.
LE PAROLE E L’ATTACCO AI 5 STELLE – “Questa è una mia vittoria e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all’interno del MoVimento 5 Stelle”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, subito dopo la sentenza d’Appello che ha confermato la sua assoluzione.
“Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio . Chi ha la coscienza a posto non si offenderà per queste parole ma tanti altri almeno oggi abbiano la decenza di tacere” ha aggiunto la sindaca che attacca quella parte del M5S per “4 lunghi anni di solitudine politica”.
LA RICHIESTA DELLA PROCURA – Dieci mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali era la richiesta arrivata dalla procuratore generale Emma D’Ortona. “Ha errato il primo giudice nel voler trasformare un’indagine documentale in un processo fondato su prove dichiarative”, sosteneva la pg che ha sottolineato alcune mancanze del giudizio di primo grado nel quale la sindaca è stata assolta.
Raggi è imputata per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina a capo della direzione Turismo di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato (Raffaele). La circostanza secondo le accuse è smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera proprio l’ex capo del personale per l’aumento di stipendio al fratello vigile.
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