Negativo al coronavirus
Vittime collaterali del Covid: “In attesa del tampone è morto per emorragia. Non vedrà mia sorella sposarsi”
Le storie che riguardano il coronavirus sembrano ormai riempire le nostre giornate. Attraverso i media, la rete, i social possiamo trovare racconti di ogni tipo che spaziano dal dramma dei parenti di chi non ce l’ha fatta alla gioia di chi ne è uscito e ha superato la battaglia covid-19. Ma per quanto l’emergenza pandemia sia al centro dei nostri argomenti quotidiani, non esiste solo il coronavirus. Ci sono anche numerosi casi di persone che muoiono per cause differenti e non sempre sono riconducibili a questa malattia, ed in questo momento sono anche quelli, forse, con meno risonanza. Gli ospedali stanno fronteggiando la situazione in maniera irrefrenabile e con non poche difficoltà, anche se spesso il virus stende un velo su altre emergenze. Infatti può accadere che tra i tanti casi che accorrono nei nosocomi, si possa commettere qualche errore di valutazione.
E’ il caso di Doriana, una ragazza di 38 anni residente a Novara con i suoi genitori ma originaria di Reggio Calabria. Come spesso sta accadendo in questo periodo, sono tante le persone che si raccontano sui social descrivendo la loro esperienza e lasciando un pezzettino della propria storia. La stessa cosa ha fatto Doriana, che attraverso un post sui social ha espresso la sua tristezza e il suo dolore per essere stata lontana dalla sua famiglia quando il papà è morto. E anche per l’impossibilità di poter badare alla madre che è reduce da una grave malattia, di cui Doriana è tutrice. I genitori di Doriana sono partiti sono due mesi fa, prima della chiusura totale da parte delle autorità del governo, per andare a trovare la sorella residente nella loro terra natia per ultimare i preparativi per il suo matrimonio, mentre lei è rimasta a Novara per lavoro. Ma se la madre è ancora bloccata lì, il padre non c’è più.
LA STORIA – Come ha raccontato Doriana al Riformista, il pomeriggio di domenica 29 marzo suo padre accusa un leggero malessere ai polmoni, peggiorando verso sera. Così decidono di portarlo al Pronto Soccorso presso il GOM di Reggio Calabria. Dalla prima anamnesi, avevano notato un affaticamento polmonare credendo così che fosse affetto da Covid, sebbene come spiega Doriana “non aveva nessun sintomo correlato a tale patologia. Niente febbre, niente tosse, niente stato influenzale. Ma gli è stato fatto comunque il tampone ed aspettavano l’esito”. La donna racconta che il padre era cosciente, “comunicava attraverso il cellulare con mia madre e mia sorella spiegando ogni singolo dettaglio. L’unico esame fatto e’ stato il tampone, nessun’altro esame diagnostico che potesse escludere qualche altra patologia”. In attesa dei risultati del tampone, in via precauzionale, il padre di Doriana viene così trattenuto una notte in ospedale come da protocollo.
La mattina seguente gli viene spiegato che anche nel caso in cui fosse risultato positivo l’avrebbero mandato a casa in isolamento. Così il padre aggiorna la famiglia che in breve tempo avrebbe ricevuto l’esito. Ma nel giro di mezz’ora il padre di Doriana ha delle complicazioni. Quando la sorella arriva in ospedale, dopo aver parlato al telefono con un infermiere, il padre era già morto. Ed era risultato negativo al tampone del coronavirus: “Diciannove ore dopo la presumibile diagnosi di covid, mio padre moriva per emorragia data dalla lacerazione dell’aorta femorale che ha provocato lentamente un’emorragia polmonare senza scampo. Potevano salvarlo se fosse stato preso in tempo. Il destino di mio padre si è ridotto in ore perse ad aspettare l’esito di un tampone risultato negativo solo dopo la sua morte”.
Doriana si trova così bloccata in Piemonte, senza poter raggiungere la madre se non denunciandosi alle autorità competenti al suo arrivo in Calabria, ma in ogni caso dovrebbe restare in isolamento senza comunque poter badare a sua mamma. “So che non posso fare niente, come milioni di figli che perdono i loro genitori al sud. Chiedo solo di sapere la verità per mio padre, vittima indiretta del covid, e per tutti noi figli vittime di un sistema ingiusto”.
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