Il centrodestra italiano gongola, seppur con le dovute differenze tra i partiti. La cautela per i numeri arrivati all’alba dagli Stati Uniti lascia presto lo spazio a complimenti e toni trionfanti per la vittoria di Donald Trump.

Il primo a mettere la faccia e il timbro è ovviamente Matteo Salvini, l’unico leader della coalizione che in questi mesi ha rinunciato alle formule di rito e si è schierato al fianco del tycoon. Non a caso il segretario della Lega tiene a mettere in risalto il suo convinto posizionamento: «Sono ben contento di essere stato, se non l’unico, uno dei pochissimi in Italia che da tempo non ha mai nascosto la preferenza per Trump. Non per tifoseria, ma per logica e per interesse nazionale italiano». Un’uscita che sa di punzecchiatura ai compagni della coalizione. Nel pomeriggio però il vicepresidente del Consiglio toglie il piede dall’acceleratore e nega di essere in gara con Giorgia Meloni per il primato della trumpianità: «Non c’è la corsa». Sullo sfondo si lavora già a un viaggio negli Usa.

In mattinata si allineano anche gli altri alleati, che invece prima delle presidenziali si erano mostrati più prudenti e non si erano sbilanciati nel sostenere The Donald. La presidente del Consiglio preferisce mantenere un tono istituzionale e, augurando un buon lavoro al nuovo inquilino della Casa Bianca, si limita a rimarcare l’importanza dell’asse tra i paesi. «Italia e Stati Uniti sono nazioni “sorelle”, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più», afferma Meloni. Lo stesso fa l’altro suo vice, Antonio Tajani, che assicura di voler lavorare «al meglio» con la nuova amministrazione, «anche per il bene dell’Europa, del Mediterraneo e dell’Africa».

Gli esponenti di Fratelli d’Italia però non si nascondono dai roboanti festeggiamenti. A partire da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, che ne approfitta per attaccare la sinistra nelle sue varie declinazioni: «E anche oggi pare che i cittadini non si lascino influenzare dai commentatori, gli attori, i cantanti e da tutti quelli che pensano di imporre le loro ragioni con una insopportabile arroganza». Sulla stessa linea Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di FdI: «I soliti sinistri speravano di trovare negli Usa la rivincita per le sconfitte subite in Italia. Hanno perso pure quelle!».

Le sfumature con Forza Italia sono evidenti. Gli azzurri si tengono ben distanti dalle reazioni esuberanti e non si lasciano trascinare al centro della pista. Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, gioca con l’ironia ma lancia l’avvertimento: «Se Donald continuerà a fare campagna elettorale e ad esempio metterà in atto la politica dei dazi, saranno amari per l’Europa. Non facevo il tifo per nessuno. Il meno peggio? A questo punto mi auguro che sia Trump. Questa è la minestra: o te la mangi o ti butti dalla finestra». La deputata Isabella De Monte sprona l’Europa a farsi trovare pronta: «Deve tornare a essere un partner globale. Dobbiamo saper raccogliere la voglia di libertà dei paesi confinanti, dall’Ucraina alla Moldavia. L’elezione di Trump impone all’Europa scelte fondamentali per il futuro».