Francobolli di storia
“Votes for women”. Il Penny sfregiato e la campagna delle suffragettes
Un gesto simbolico eppure rivoluzionario, risalente alla metà dell’Ottocento e che non escludeva il ricorso a Messi decisi, perfino violenti
È successo centoventi anni fa in Inghilterra, un gesto simbolico eppure rivoluzionario, all’epoca considerato immorale, criminale addirittura.
Incise in un penny, proprio sopra la testa del sovrano Edoardo VII, le parole: ‘Votes for women’, in maiuscolo, a caratteri diversi, scalpellate con decisione sulla moneta più maneggiata a Londra a dintorni.
La campagna per il voto alle donne iniziò attorno alla metà dell’Ottocento e non escludeva il ricorso a Messi decisi, perfino violenti. Si trattava soprattutto di donne di buona famiglia che tenevano riunioni, comizi, attaccavano l’autorità dello Stato, in questo caso sfregiavano il volto del re, un’azione blasfema senza precedenti se erano le donne a metterla in campo. Quel gesto, e in particolare la campagna reiterata delle suffragettes, ribaltava l’idea tradizionale della donna tutta casa e famiglia. Lord Gladstone, primo ministro, lo scrisse in chiaro: “Non ho paura che la donna usurpi il potere dell’uomo. La mia paura è istigarla ad accantonare delicatezza, purezza, intelligenza e nobiltà della sua natura, le vere fonti del suo potere”.
Insomma, stattene a casa!
Siccome il penny sfregiato non bastò a convincere il governo, allora si passò a mezzi più crudi e violenti: incatenarsi di fronte a Downing Street , spedire lettere esplosive, sciopero della fame. Metodi che si sono ben conosciuti in tempi recenti, presi a prestito dalle ragazze inglesi di oltre un secolo fa.
Fu la guerra a modificare le cose. Napoleone l’aveva detto più volte: ‘La guerra porta la civiltà’. Con la Grande Guerra le donne dimostrarono di non essere in nulla inferiori agli uomini: coltivarono il grano, lavorarono in fabbrica, crebbero i figli.
Nel 1918 le donne sopra i trent’anni ebbero il diritto di voto. Nel 1928 quel diritto venne esteso, come per gli uomini, a chi avesse compiuto i ventuno anni di età.
Una delle tante battaglie di civiltà vinte dalle donne con i maschi arrivati in preoccupante in ritardo, se non addirittura contrari.
Da noi nel 1946, con le elezioni amministrative e poi col voto per la costituente e il referendum istituzionale repubblica/monarchia. Se siete curiosi indagate su favorevoli e contrari alla concessione del diritto di voto in Italia. Rimarrete sorpresi.
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