Gli arresti di Triggiano terremotano la politica
Voti comprati, caos a Bari. Lo schiaffo di Conte al Pd (e la destra gongola)
L’inchiesta piomba sulle consultazioni del centrosinistra che deraglia: un candidato chiede lo stop. Imbarazzo di Schlein. Meloni e Salvini cavalcano gli arresti
Bari diventa, per giocare con le parole, il baricentro della politica italiana. E l’epicentro di un terremoto. Un intreccio tra questione morale e questioni umorali, in cui la giustizia a orologeria (puntualissime, le Procure, quando si avvicinano le elezioni) arriva a tre giorni dai gazebo delle primarie del centrosinistra e proprio mentre nel capoluogo pugliese erano previsti i comizi di Giuseppe Conte e Elly Schlein.
Il nuovo caso Bari, che parte da Triggiano, piccolo centro dell’hinterland barese, diventa un caso nazionale. Tanto che prima Conte decide che il M5S non prenderà più parte alle primarie baresi, poi uno dei due candidati chiede lo stopo delle consultazioni. Ma andiamo con ordine. Le accuse della Procura sono di associazione finalizzata alla corruzione elettorale e seguono altre due indagini sul presunto voto di scambio che, nei mesi precedenti, hanno portato agli arresti di due ex consigliere comunali di Bari, con l’ombra anche di infiltrazioni mafiose.
La cronaca giudiziaria atterra nell’agone della contesa politica e arroventa lo scontro per il Sindaco del capoluogo pugliese, già al centro della contestata apertura dell’iter per il commissariamento prefettizio da parte del ministro degli Interni, Piantedosi. La nuova inchiesta colpisce con straordinario tempismo il centrosinistra alle prese con l’organizzazione delle primarie. E riesce nell’intento. A Bari si voterà per il nuovo sindaco l’8 e 9 giugno e domenica prossima, in sei hotel del capoluogo pugliese, si dovrebbero sfidare Michele Laforgia (un avvocato penalista appoggiato dal M5S, Sinistra italiana, Italia Viva, Psi e qualche esponente locale del Pd) e il candidato ufficiale del Pd, Vito Leccese, capo di gabinetto del sindaco uscente.
Le tensioni tra il sindaco Antonio Decaro e il governatore Michele Emiliano sarebbero sfociate in un violento scontro verbale. Crisi di nervi riverberata nel M5S dove lo stesso arrivo di Conte sul palco accanto a Nichi Vendola è stato smentito e riconfermato più volte. E dove il faccia a faccia previsto ieri fra i due sfidanti alle primarie è saltato. In questo clima incandescente, la notizia che il candidato Laforgia ha assunto la difesa come penalista di tre indagati per scambio elettorale politico mafioso nell’inchiesta “Codice interno”, sul voto di scambio alle elezioni comunali scorse, ha fatto tracimare il vaso dei grillini. Che al netto delle smentite d’ordinanza prendono le distanze dalla campagna delle primarie.
D’altronde non sono in pochi a sospettare che quanto sta emergendo in Procura non sia del tutto estraneo alle fibrillazioni del centrosinistra pugliese. «Erano anni che a Bari si parlava di migliaia di voti comprati, curioso che gli arresti arrivino adesso», commenta al Riformista un noto avvocato barese. Non a caso tutto accade a 72 ore dalla sfida delle primarie aperte di coalizione. E non a caso l’inchiesta e i provvedimenti cautelari arrivano poche ore dopo l’annuncio della presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, di voler calendarizzare entro un mese le audizioni di Decaro ed Emiliano. Le attenzioni della magistratura affrettano il passo, e mentre la commissione di accesso inviata dal Viminale è al lavoro per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune, il centrodestra cavalca l’onda senza perdere un colpo.
Il senatore pugliese di FdI, Ignazio Zullo, parte lancia in resta: «La dichiarazione di Decaro, che sul voto di scambio si aspettava ‘che tutto venisse a galla’, sarebbe esilarante se non si trattasse di una cosa molto grave e se non provenisse da chi con il voto di scambio ci ha convissuto politicamente ed amministrativamente fino ad oggi. Un voto di scambio che è stato premiato con ingressi in maggioranza, nomine in giunta e vari incarichi». Decaro rivendica di aver denunciato per primo i rumors sui voti comprati. A Elly Schlein sembra non bastare. La segretaria del Pd arriva oggi in uno scenario balcanizzato. Ieri ha tuonato contro Conte: «La scelta di Conte di uscire primarie è incomprensibile. Se il M5s pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno», recita una durissima nota del Nazareno. Poi ha rivolto un richiamo erga omnes: «Non accettiamo voti sporchi.
Non tolleriamo voti comprati. Sulla legalità non indietreggeremo di un millimetro. A tutti i nostri militanti e amministratori chiedo di essere le nostre antenne sul territorio, di difendere i principi della buona politica, di alzare la guardia e denunciare ogni irregolarità, di aiutarci a tenere lontani gli interessi sbagliati e il malaffare». Il messaggio che recapita Teresa Bellanova, Italia Viva, rincara la dose: «Non posso non rilevare che mi è stato sempre evidente che in Puglia c’erano e permangono opacità forti nel sistema di potere legato all’attuale governo regionale. Su questa ed altre vicende, serve trasparenza e va fatta piena luce, sia nelle aule dei tribunali che sugli organi di informazione».
Il centrosinistra è imploso. E la precipitosa fuga di Conte dalle primarie mette il sigillo sul certificato di scioglimento del centrosinistra pugliese, e forse non solo. «Non abbiamo deciso niente di diverso da quello che è evidente a tutti: non ci sono le condizioni» per fare le primarie, «le stesse condizioni che c’erano prima per farle. Noi chiederemo di sospenderle lo chiederemo anche pubblicamente all’altro candidato Vito Leccese. Spero che questa soluzione sia condivisa e che riusciremo a trovare una soluzione per tenere unita la coalizione». La destra si tuffa sul ciclone giudiziario.
La premier, ieri sera a Porta a Porta, lo ha detto chiaramente: «Penso che sia doveroso che il Governo e il ministro dell’Interno abbiano mandato una commissione d’accesso a Bari». E poi: «Non abbiamo fatto una forzatura mandando la commissione, l’avremmo fatta se non l’avessimo mandata. La sinistra non può chiedere che le proprie amministrazioni vengano trattate diversamente dalle altre, non hanno più diritti degli altri». Anche Matteo Salvini ha colto al volo l’occasione per uscire dall’impasse in cui si trova da tempo. Fissa subito una manifestazione della Lega a Bari e per l’occasione annuncia di avere pronto un libro autobiografico che lancerà dal palco pugliese. Il titolo va bene per il mare: “Controvento”, la data barese di Salvini è il 13 aprile. Ieri il leader del Carroccio e ministro dei Trasporti ha messo sul piatto della sua campagna di rilancio anche la misura della “pace edilizia” che, sanando piccole irregolarità ante 1977, a molti è suonata come un condono.
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