Le ipotesi in Cdm
Voti ai magistrati, no ai test psico-attitudinali: i due decreti sulla giustizia
Si alle pagelle per le toghe, no ai test psico-attitudinali. Dal Consiglio dei ministri via libera ai due decreti legislativi sulla giustizia. Il primo provvedimento riguarda ‘disposizioni sul riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili’ mentre il secondo reca ‘disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura’ e in particolare sulle valutazioni di professionalità. Tra le misure previste non c’è quella ipotizzata in mattinata nel corso della riunione preparatoria del Cdm sui test psico-attitudinali per i magistrati.
Nuovi ‘paletti‘ dunque per il collocamento fuori ruolo dei magistrati: non potranno essere collocati fuori ruolo prima del decorso di dieci anni di effettivo esercizio della giurisdizione e, fatti salvi incarichi presso istituzioni di particolare rilievo, sono necessari tre anni di esercizio prima di un nuovo collocamento fuori ruolo se il primo incarico ha avuto una durata superiore a cinque anni. Lo prevede uno dei due decreti approvato in Cdm. Viene inoltre codificato il principio della necessaria sussistenza di un interesse dell’amministrazione di appartenenza per consentire l’incarico fuori ruolo. Viene ridotto il numero massimo di magistrati collocati fuori ruolo: 180 per la magistratura ordinaria.
L’ipotesi dei test psico-attitudinali sarebbe nata da un’osservazione avanzata dal governo al tavolo con i tecnici. La norma, precisano fonti dell’esecutivo, non era nelle bozze dei provvedimenti, ma sul pacchetto di misure sono in corso riflessioni e nelle prossime ore se ne saprà di più.
Voti ai magistrati: da “ottimo” a “non positivo”, le conseguenze per i pm
Sulle valutazioni dei magistrati, al vaglio l’ipotesi di voti come “ottimo”, “buono”, “discreto” e “non positivo” per giudicare l’operato dei magistrati che dovranno guardarsi le spalle dal pericolo “bocciatura”. Il testo prevede infatti una valutazione ogni quattro anni basata sulle performance dei pm. Nel caso di valutazione negativa, il magistrato sarà rivalutato dopo un anno. Per coloro considerati insufficienti, le sanzioni variano dall’obbligo di seguire un corso di formazione professionale, alla nuova assegnazione del magistrato in questione in una diversa funzione nello stesso ufficio, fino all’esclusione da incarichi direttivi fino alla successiva valutazione. In attesa della valutazione successiva, dopo due anni, si potrebbe verificare la perdita del diritto all’aumento periodico di stipendio. E nel caso di ulteriori giudizi negativi, il magistrato potrebbe essere dispensato dal servizio.
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